di Caterina Odennino, Clotilde Ravizza, Gemma Tarditi
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Moderazione, misura, nell’assecondare i propri istinti naturali. Rifiuto del lusso, dell’eccesso e dell’esagerazione. (dizionario Sabatini Coletti)
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Nell’ambito del laboratorio Raccontare/Raccontarsi – denominato in seguito, come il nome di questa rubrica, Ragnatela Di Parole Scritte, svoltosi presso la Portineria di Comunità di Borgo San Paolo a Torino, le partecipanti sono state invitate a riflettere sulle quattro parole del nostro progetto. In questo secondo appuntamento gli elaborati dedicati alla parola Solidarietà. Nel prossimo appuntamento, il termine Ironia.
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La sobrietà non è sacrificio, rinuncia, ma la capacità di scegliere ciò che serve. (Caterina Odennino)
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La Sobrietà è una parola ormai desueta. In questo mondo dove l’eccesso, la esagerazione, l’egotismo, ed anche il Kitsch, la fanno da padrona, fanno audience e sono vincenti, credo che, specie i giovani, non ne sappiano più neanche bene il significato.
La parola Sobrietà a me piace moltissimo, dovendola descrivere direi che sobrio è qualcosa che ha tutto quello che serve, il necessario, non manca nulla, ma con garbo, con misura, senza fronzoli inutili, curando l’essenziale, con naturalezza ed un ché di eleganza. Si potrebbe dire che è un gusto, anche una sensibilità, uno stile: nel vestire come nel parlare, nel comportamento, nell’arredamento di una casa, nella preparazione di un pranzo.
Con i miei settant’anni suonati, genitori piemontesi, ho un ricordo della Torino degli anni 50, che aveva ancora un chè di sabaudo, dove le donne portavano i “tailleur”, il “mezzo tacco” su una scarpa “décolleté”, i guanti anche d’estate e la “borsetta” a manico corto portata sul braccio col gomito piegato, la “messainpiega” sui capelli corti tutti laccati e, forse, un filo di rossetto.
L’ultimo sprazzo di una eleganza sobria e popolana, di tutti, dalle commesse alle “madame”. Si perché la Sobrietà non è frugalità, né povertà, non ha in sé castigatezza, né è bacchettona,
Dopo quegli anni, arrivò l’immigrazione ed il ’68, Carnaby Street e Mary Quant, anni bellissimi ed irripetibili, ma senz’altro agli antipodi del concetto di Sobrietà così descritto,.. ma questa è tutta un’altra storia.
Cosa dire… Un vero bradipo penso che abbia in sé, in nuce, il talento della Sobrietà: è troppo lontano da atteggiamenti fuori luogo e solo appariscenti. N’est ce pas?(Clotilde Ravizza)
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Uno stile di vita sobrio è semplice, poco ricercato, essenziale. L’utilizzo dei beni è oculato, attento allo spreco, con il riciclo dona una seconda o una terza vita alle cose. Vivere con sobrietà significa non essere ingordi o avidi, ma assaporare con gusto e gratitudine i doni della vita, riconoscerne la bellezza e custodirla. (Gemma Tarditi)
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Foto di copertina: pixabay.com
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Ragnatela Di Parole Scritte ritorna mercoledì 21 agosto
Un sinonimo di sobrio potrebbe essere morigerato, accostumato, nel senso di rispettoso del costume educato e senza fronzoli. Rispettoso anche del buon gusto senza voler stupire gli altri con effetti speciali, proprio il contrario di quello che va di moda oggigiorno