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Thomas Chapin Trio, Club “Il Pozzo”, Umbria Jazz (Perugia, 20 luglio 1996)
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Gli anni dell’università e quello del servizio civile, sono stati caratterizzati da tanti (forse troppi, ben oltre un centinaio…) concerti fatti e (forse) troppi pochi concerti visti…
Di questi ultimi, tanti nei locali bolognesi e fiorentini, negli ultimi anni soprattutto Jazz Club, di cui è difficile dare un resoconto puntuale su queste pagine, ma quasi tutti importanti e decisamente formativi!
Per questo, nel nostro racconto cronologico, arriviamo direttamente al luglio 1996, quando finalmente sono riuscito ad andare a Perugia in occasione del festival Umbria Jazz!!!
Mio fratello lo frequentava già da qualche anno e solo nel ‘96 sono riuscito ad organizzarmi per aggregarmi anch’io un paio di giorni, ovviamente all’ultimo, quindi senza la possibilità di acquistare preventivamente i biglietti per i concerti principali, come quelli che si tenevano nell’ormai storica cornice dei Giardini del Frontone. Mi sarei rifatto negli anni successivi, ma in quell’occasione mi accontentavo di poter annusare l’aria del Jazz Festival più prestigioso in Italia e girovagare per Perugia, assorbendo da ogni poro la musica onnipresente.
Di quei giorni della prima volta, ricordo soprattutto il clima e l’atmosfera, più che gli eventi musicali: questa sorta di training è stato fondamentale negli anni successivi, quando ho frequentato Perugia con maggiore continuità e consapevolezza, come racconterò in prossimi contributi.
Restano, però, indelebili alcuni frammenti, tappe di un percorso – per certi versi – ineluttabile, che sentivo di dover intraprendere per completare la mia formazione, non solo musicale.
La partenza da Firenze, per raggiungere il campeggio sulle colline fuori Perugia, il montaggio della tenda, il primo bagno nella piscina del campeggio e poi il traferimento in città, parcheggiando nella parte bassa e risalendo coi tappeti mobili, per sfociare nel fulcro del Festival, circondati da innumerevoli esibizioni di strada, di fronte ai numerosi locali perugini.
Si teneva quell’anno la 24° edizione e l’impatto con quelle strade affollate e festose, letteralmente impregnate di Jazz, senza distinzione di stile e proposto serenamente in base a gusti personali ed attitudini dai tantissimi musicisti che si esibivano in ogni formazione possibile (dal solista, al trio, ai vari combo composti dall’accostamento di strumenti improbabili) lungo le strade del centro, mi diede subito la sensazione di una grande libertà.
In fondo, era proprio l’idea che mi ero fatto entrando in contatto negli anni precedenti con quella musica, via via più ascoltata, conosciuta e che, infine, avevo già iniziato a suonare con continuità: la ricerca del dialogo fra musicisti, a partire da un tema condiviso (la melodia del brano) e sviluppato nella sequenza di assoli, era quanto di più vicino alla libera espressione musicale potessi immaginare.
Il Festival aveva trovato da poco un main sponsor nella multinazionale Heineken: negli anni successivi, questo lo avrebbe in parte snaturato, per l’esigenza di inserire in cartellone eventi di richiamo, anche se non propriamente attinenti…, ma allora questo non si avvertiva ancora in modo così evidente.
Il calendario era fitto di concerti serali a pagamento, seguiti da eventi più raccolti nei Jazz Club della città e, fino a notte fonda, da Jam Session, nelle quali non era raro trovare gli stessi musicisti che si erano esibiti sui palchi organizzati.
Ma per tutto il giorno, da ora di pranzo in poi, venivano proposti concerti gratuiti nelle piazze e giardini della città (come Piazza IV Novembre, Giardini Carducci, Piazza Italia), con formazioni che si alternavano ogni giorno per tutta la durata del Festival; il programma iniziava con la cosiddetta Street Parade per le vie del centro, ruolo che nel corso degli anni è stato affidato anche a Street Band che già conoscevo, come i Funk Off di Vicchio, nei quali Giordano Geroni, amico pianista e trombettista con cui avrei condiviso molti palchi fiorentini alla fine degli anni ‘90, avrebbe poi suonato il susafono.
Nei 15 giorni precedenti il Festival, inoltre, si tenevano i Clinics della famosa Berkeley School of Jazz, ai quali non ho mai avuto la possibilità di partecipare, ma ho ricevuto molti racconti da musicisti con cui suonavo in quegli anni e che li frequentavano regolarmente (ad esempio il sassofonista bolognese Gugliemo Pagnozzi, di cui abbiamo già avuto modo di parlare): si trattava di una full immersion estremamente formativa, che culminava nella partecipazione alle Jam Session nei Club durante i giorni del Festival.
Confesso di non ricordare tutti i concerti visti in quei tre giorni….
L’unico biglietto che ho ritrovato è quello di Thomas Chapin, giovane compositore e polistrumentista, visto al Club Il Pozzo nella piuttosto inconsueta formazione in trio, composto da batteria, contrabbasso e fiati, principalmente il sax contralto, suonati dallo stesso Chapin, purtroppo scomparso solo due anni dopo, nel 1998. Inconsueta perché molto spesso nella musica Jazz le formazioni in trio vedono contrabbasso e batteria affiancate da un pianoforte o da una chitarra, strumenti dalle più ampie possibilità armoniche, oltre che in grado di assicurare i giusti accompagnamenti: l’inserimento di uno strumento a fiato le fa diventare dei quartetti. Per questo è piuttosto raro trovare solo strumenti a fiato come unico terzo elemento.
Di quell’esperienza resta soprattutto la sensazione di completa immersione, di amplificazione dei sensi e della ricettività agli stimoli, che di certo non sono mancati in quei giorni, oltre alla prima di tante magliette che, di anno in anno, abbiamo accumulato e, compatibilmente con il cambio di taglia dovuto all’età, sfoggiamo ancora ostinatamente…
Umbria Jazz è ancora uno degli appuntamenti fissi nel panorama jazzistico, e non solo…, italiano: un’esperienza che consiglio incondizionatamente, per quanto forse ormai un po’ stemperata nei suoi caratteri originari dalle ferree regole dello show business.
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Appuntamento al prossimo articolo: Take Six, 1997-2009
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Foto: Andrea Sbaffi
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Io C’Ero ritorna martedì 31 gennaio
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Salve
Sono un collezionista di materiale inerente ad Umbria Jazz.
Sarebbe disponibile a vendere o scambiare materiale in suo possesso
come il biglietto sopra raffigurato.
Sono in possesso di tanti programmi. foto, biglietii, pass etc. etc.
Salve,
il poco materiale in mio possesso è strettamente personale e non è in vendita, mi spiace…
cercherò altri documenti, ad esempio i programmi delle varie edizioni, e in caso mi farò vivo: se vuole inviare la sua mail a info@bradipodiario.it saprò come contattarla.
grazie.