Appuntamento conclusivo, un buon auspicio per un nuovo inizio diverso dal recente passato.
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⇒ di Umberto Scopa ≈ Piccolo Inventario Sentimentale Degli Oggetti
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A volte guardo il contatore dei visitatori su queste pagine. Queste persone sono passate davvero di qui? Cerco di immaginare le loro facce, gli oggetti che hanno intorno. Cerco di immaginare i vostri oggetti, che sappiano raccontare di voi quello che nascondete dietro quel numerino anonimo nel contatore. Quante cose possono dire gli oggetti. Io ho cercato di ascoltarli e riportare a voi le mie impressioni. A loro ho dedicato questa rubrica, ma l’ho fatto perché speravo di parlare d’altro. D’altro rispetto a cosa? D’altro che non fosse l’innominabile presente che è stato sulla bocca di tutti da un anno e mezzo. Ma ora torna la “normalità” tanto attesa e la mia urgenza decade. L’idea di parlare degli oggetti era anche quella di parlare di una normalità che si era addormentata. Gli oggetti accompagnano e raccontano la nostra normalità di vita e continuano a farlo anche quando siamo nascosti da schermi e mascherine. Gli oggetti in era di pandemia si sono sostituiti a noi, si sono messi a viaggiare freneticamente al posto nostro anche più di prima, mentre noi eravamo fermi. Non tutti noi eravamo fermi, certo. I corrieri per esempio, quelli correvano, ma erano degli schiavi e gli oggetti i loro padroni, scarrozzati ovunque da una parte all’altra del mondo o a cento metri, mentre noi eravamo blindati in casa. Suona il campanello, è un oggetto alla porta. Il corriere te lo deposita a distanza di sicurezza e neanche lo vedi in faccia. Gli umani erano spariti. Quasi tutti trasferiti sulla socialità malata dei social, dove sì, i volti, miracolo, continuavano a vedersi. Il libro delle facce è diventato il best seller per eccellenza e così gli altri social che non erano da meno. Nell’impossibilità di incontrarci fisicamente ci siamo gettati sui social come su scialuppe di salvataggio. Ma non capisco se questo “salvataggio” sia stato una fortuna maggiore per i salvati o per i salvatori. Cioè lo so bene invece, ma non di questo volevo dibattere. Comunque ancora una volta gli oggetti sono diventati i nostri migliori amici. Alcuni di questi oggetti lo sono stati più di altri, almeno in apparenza. “Amici” è oggi una parola inflazionata dai social appunto. Strani “oggetti amici”, sempre presenti, il mouse, lo schermo: sono stati loro gli oggetti sovrani. E noi poveri sudditi? Eravamo impauriti e attoniti nella nostra inconfessabile esplosa fragilità. Ogni certezza aveva abbandonato la nostra esile barchetta in balia delle onde. Gli oggetti sono diventati i nostri padroni, ma forse lo erano già e non lo vedevamo, forse. La dipendenza dagli oggetti che davano accesso alla socialità virtuale è stata un fatto, una necessità, eppure io ho voluto indagare quello che rimaneva di un possibile rapporto affettivo più duraturo con alcuni oggetti che ci erano cari prima e lo sono rimasti dopo.
Di solito qui ho parlato dei miei oggetti, ma oggi vorrei immaginare invece quelli che ignoro, i vostri oggetti, e poi chiudere questa rubrica sperimentale. Cerco di immaginare che oggetti avete attorno mentre diventate un numerino del contatore dei visitatori, e vorrei che non foste solo questo. Vorrei leggere un commento per ognuno di voi. Vorrei sapere quale oggetto è legato a voi più di ogni altro. Il nome di un oggetto mi basta. Mi piacerebbe che ogni scatto del contatore dei visitatori portasse un commento che mi cita anche solo il nome di uno di questi oggetti. A volte penso che molti fanno un clic per entrare e un attimo dopo un clic per uscire e non mi è possibile immaginare altro oggetto che un anonimo, impersonale, mouse.
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⇒ Foto: elenaedorlando.files.wordpress.com
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