Ed Ecco L’Altra Storia

di Guido Bertolusso  m.imdb.com

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L’impurità delle donne nella Bibbia e non solo…

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La Bibbia in Levitico 15 stabilisce che la donna sia impura per sette giorni dall’inizio del flusso mestruale, chiunque la tocchi o tocchi il suo letto o qualunque cosa su cui si sia seduta è impuro fino a sera e deve lavare se stesso e le sue vesti in acqua, i rapporti sessuali sono ovviamente proibiti e se le mestruazioni iniziassero inaspettatamente in quel momento anche l’uomo diverrebbe impuro per trasmissione per sette giorni, ma se l’atto sessuale fosse deliberato la pena sarebbe l’allontanamento definitivo della coppia dal popolo ebreo; impuro diventa il latte se la donna munge e pure la mucca, Giuseppe Flavio dichiarò che  non  poteva entrare neanche nei cortili del Tempio e neppure cantare inni sacri (solo canzonette..): solamente separazione e segregazione sociale; la letteratura rabbinica dedicata alle questioni legali proibisce agli uomini di ascoltare il suono della voce femminile in quei giorni e in questo molti di noi sono ancora rigorosamente religiosi tutto l’anno.

Anche il parto diventa un problema poiché la nascita avviene con fuoruscita di sangue più copiosa dalla vagina e allora l’impurità si protrae per sette giorni se nasce un maschio, ma a quattordici se a nascere è una femmina, in più la madre deve aspettare trentatré giorni aggiuntivi prima di compiere i riti di “purificazione dal sangue” per un bambino, ma sessantasei se a nascere è una bambina; (tenete a mente per il futuro i tempi: sette più trentatré fa quaranta, ne parleremo in futuro), capite bene anche voi che a queste condizioni per un datore di lavoro non è mai stato tanto conveniente assumere una donna, sarebbe stata mutua per giorni e giorni ogni mese!

Queste norme sono codificate nelle 613 “mitzvòt”, i 613 precetti ebraici, contenute nella Torah (sempre la “religione rivelata”) e delle quali durante i secoli nel Talmud sono state scritte migliaia di pagine di trattati sulle mestruazioni.

Per onestà intellettuale devo dire che il precetto 457 rende impuro anche chi si ammala di gonorrea o blenorragia, lo scolo insomma, che colpisce parimenti la donna e l’uomo; la polluzione notturna occasionale con emissione di sperma o la sua dispersione non finalizzata alla procreazione rende ugualmente l’uomo impuro, ma a lui basta fare un bagno purificatore, insomma basta usare il bidet, e a me che hanno sempre minacciato si diventasse ciechi!?!

Ma per fortuna vostra care donne, nel 613° precetto è scritto a chiare lettere che l’uomo non può vendere come schiava una moglie che non ami più!

Non molto meglio va nel Corano dove nella Sura II chiamata “La Giovenca”,  al versetto 222 si conferma l’impurità della donna e il suo allontanamento dal consesso sociale, ed è scritto: ” E ti chiedono della mestruazione. Dì: essa è sofferenza”, ed è chiaro che si intende che chi soffre è l’uomo, è lui, il povero, che soffre! È proibito a lui  avere rapporti sessuali con la donna impura, perché nella frase successiva recita: “Evitate le vostre donne durante il ciclo mestruale e aspettate che si purifichino prima di giacere con loro”, non parla certo dei loro dolori.

Ma qui il concetto dell’impurità è un po’ più sfumato con quasi un senso di protezione nei loro confronti; anche se alcuni “hadiith”, brevi narrazioni biografiche sul Profeta scritte a duecento anni dalla sua morte, proibiscono alle donne mestruate di pregare, cantare, praticare il Ramadan, toccare il Corano, entrare nelle moschee e fare il pellegrinaggio alla Mecca, ma anche che, comunque, i giorni di digiuno vanno poi recuperati in seguito, come le ore di permesso dal lavoro…

Caio Plinio Secondo, meglio conosciuto come Plinio il Vecchio, inventore delle scienze naturalistiche e autore di una sorta di prima enciclopedia scientifica in trentasette volumi, la “Naturalis historia” all’inizio del I secolo d.C., nel libro VII spiega le caratteristiche del corpo femminile e conferma, se mai ce ne fosse bisogno, che la presenza di una donna mestruata fa diventare acido il mosto con sommo disappunto degli enologi, gli innesti e le talee avvizziscono e seccano, le piante dei giardini inaridiscono (ed ecco la spiegazione della mancanza di “pollice verde” di alcune donne!), i frutti cadono dagli alberi senza motivo apparente e, addirittura, al solo sguardo di una donna con il ciclo mestruale le api muoiono e se per disgrazia un cane dovesse berne verrebbe preso dalla rabbia e il suo morso diverrebbe mortale perché pieno di veleno insanabile, ehlamadonna!

Meno grave che gli specchi si appannino e perdano lucentezza e il ferro e il bronzo si arrugginiscano e puzzino, ma qui si entra già nelle campo delle competenze della casalinga… basta pulire ogni ventinove giorni.

Ecco spiegato perché la donna diventa impura, ma allora diventa  obbligatorio purificarsi.

Tracce del rito di purificazione delle puerpere, cioè di “riportare in santo”, sono arrivate fino a noi con la festa detta della Candelora del 2 febbraio.

Per la legge di Mosè quaranta giorni dopo il parto si doveva presentare ogni primogenito maschio al Tempio (solo maschio badate bene!), per offrirlo al signore e contemporaneamente assolvere i riti di purificazione della puerpera; nel mondo pagano romano la dea della purificazione “Februa” (da qui il nome del mese che significa “purificare”), viene celebrata alle calende di febbraio: il primo giorno di ogni mese corrispondente alla luna nuova era chiamato dai romani calende e da qui il termine derivato calendario che noi usiamo.

Anche le feste più antiche dei Lupercali romani venivano celebrate negli stessi giorni e con manifestazioni di gran fiaccolate, ricalcando il rito ebraico del “lucernario” che avveniva con gran dispiegamento di di lampade a olio e ceri, e da qui nasce un po’ di confusione con il termine candela.

Confusione tra troppe feste pagane e religiose risolta dal papa Gelasio I che ottiene dal Senato romano l’abolizione del Lupercali e l’istituzione della Candelora decretata nel VI secolo dall’imperatore romano Giustiniano nel giorno del 2 febbraio, e basta! Quaranta giorni dopo la data presunta della nascita di Gesù, con un democristiano compromesso con la data di nascita del Sole, “Dies Natalis Solis Invicti” o dea Mitra,  introdotta a Roma dall’imperatore Eliogabalo e ufficializzata in seguito da Aureliano nel 25 dicembre.   

Per gli Americani è “il giorno della marmotta” che si sveglia dal letargo, ma a quale “marmotta” si riferisca non è dato sapere…

Com’è e come non è, ancora nel 1917 il Codice di diritto canonico di santa romana chiesa cristiana evangelica apostolica raccomanda che durante il periodo delle mestruazioni e dopo il parto le donne non ricevessero la comunione e se, solo con il Concilio di Trento nel 1455 essa vi ha riconosciuto l’anima che il Concilio di Macron nel 585 d. C. un vescovo vi aveva negato per l’ennesimo grossolano errore linguistico di traduzione dal latino, il Concilio vaticano II nel 1965 ha stabilito che le mestruazioni non danno più impurità religiosa; ci è voluto del tempo, ma alla fine basta avere pazienza…

Ancora Carlo Levi in “Cristo si è fermato a Eboli” raccontando della difficoltà di trovare una donna per il governo della casa e la cucina ad uno scapolo antifascista al confino in un paesino del nostro Meridione nel 1933, risolve il problema assumendo come domestica Giulia  considerata dai compaesani una strega in quanto sospetta di confezionare filtri d’amore con l’uso del sangue mestruale.

Terribile è l’atteggiamento induista in questo secolo, specialmente in India, Nepal e Bangladech dove, grazie alla divinità della Conoscenza Saraswat, le ragazzine dopo il menarca e nei giorni del ciclo, non possono toccare i libri per non offenderla sporcandoli, allontanandole così da scuola, e poi la donna deve sottomettersi alla pratica della “chhaupadi” o “capanna mestruale” dove viene confinata per i giorni necessari alla sua purificazione, sola, senza coperte e senza cibo, in balia di animali feroci e di molto più feroci uomini..

Ancora più terribile è la scoperta della povertà mestruale, la cosiddetta “period poverty”, che affligge le donne del terzo mondo  prive non solo di acqua potabile, ma di qualsiasi mezzo di igiene e protezione intima del corpo, a rischio di infezioni e di contrarre gravi malattie, altro che “pannolini con le ali” che arricchiscono i produttori occidentali anche se con l’IVA al 4%!

Ma d’altronde è risaputo da tempo che quando una donna è mestruata è impura perché fa impazzire la maionese… e una religione vale l’altra e l’economia ancora di più!


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4 Comments

  1. Enea Solinas Reply

    Interessante, lo dico da ignorante delle scritture. Con un finale più sarcastico che ironico, fa riflettere. Pongo una domanda amara che non pretende risposta: la nostra è una società destinata a non liberarsi dei retaggi patriarcali, siano radicati nella tradizione giudaico cristiana che in quella classica? In tempi insani di ritorno alla guerra e alle competizioni per il dominio non so più cosa pensare e sospendo l’arrovellarmi inutile. Ciascuno fa la sua parte, può essere determinante,ma non necessariamente e siamo tutti implicati. Di certo scritti come questo fanno anche ricordare, più laicamente, che di acqua ne è passata e occorrerebbe continuare a collaborare affinché la cultura (che non è patrimonio di chicchessia ma bene comune trasversale) cambi e aiuti a cambiare i suddetti retaggi.

  2. Gabriele Monacis Reply

    Guido carissimo,
    avevi ragione quando mi dicevi che la nostra vita è stata un continuo avvicendarsi di impegni per gli altri, di percorsi doverosi con orientamenti nel mondo del lavoro diversi da quelli che avremmo voluto e potuto avere. Negli anni ottanta era il periodo giusto per mettere in campo le nostre innate capacità. Ora dobbiamo pensare al presente. Leggendo il tuo ultimo articolo, mi hai fatto pensare a Dario Fo. Ai suoi spettacoli straordinari come solo i veri artisti sono in grado di produrre. Penso che in un futuro prossimo potrai trovare la possibilità di mettere in scena i tuoi racconti pieni di precise citazioni; tratteggiati con l’ironia feroce e dissacrante che ti ha da sempre contraddistinto. Abbiamo bisogno di svincolarci dai dogmi di ogni blocco di pensiero unico deleterio per il libero pensiero, per volare via dal labirinto scuro e asfittico nel quale le fedi religiose degli integralisti e le politiche degli estremisti, vorrebbero confinarci. Come la donna Cannone ( di De Gregori , cantata da Gregorio, che ti dedico ) voleremo via.

  3. Claudio Savergnini Reply

    Parecchio tempo fa, dopo una attenta anamnesi, previo accertamenti clinici mirati a cornee, rètina e nervo ottico e dopo aver appurato che la mia pressione intraoculare era nella norma, il mio oculista stabilì sconsolato che la causa del mio deficit visivo era da ricercarsi altrove e mi consigliò uno psicoterapeuta. Mi ritrovai in breve coinvolto nelle riunioni del gruppo degli Onanisti Anonimi. Durante le terapie di gruppo si focalizzò ben presto che il problema della incipiente cecità che ci accomunava era un effetto collaterale, derivante dalle nostre impure abitudini, che consistevano in reiterate dispersioni del seme, non finalizzate, beninteso, a scopi riproduttivi (e dire che già nonni e genitori avevano stigmatizzato fin dalla nostra pubertà certe pratiche che non sto qui a dettagliare, rimandandovi, per approfondimenti, al precetto n. 457 della Torah). Negli incontri cui partecipai, dal confronto delle nostre personali esperienze, emersero problematiche di varia natura ma ricordo in particolare quella di alcuni partecipanti che, da pasticcieri, avevano seri problemi a montare la panna mentre ai cuochi impazzivano regolarmente le maionesi. Non so come sia andata a finire perchè io abbandonai presto gli Onanisti Anonimi avendo scoperto che trovavo miglior sollievo nel frequentare delle amiche, tra le quali trovai pure la fidanzata. E tutti i miei problemi svanirono. Da questa esperienza ne ho tratto la personale conclusione che la maionese può impazzire a chiunque senza distinzione di sesso.
    Ah! Guido, sempre riguardo alla prescrizione 457, io credo che nelle Sacre Scritture il bidet non sia mai menzionato, quindi quella che ho letto deve essere una tua chiosa… allora posso dirti che al riguardo ti sei sbagliato. Io ho viaggiato dalla Camargue fino a Parigi e fatto anche qualche puntatina oltremanica ma ti assicuro che tanto in Francia quanto a Londra, di salse a base di maionese ne ho assaggiate diverse mentre di bidet neanche l’ombra!
    Sul precetto 613, quello che vieta all’uomo di vendere la moglie come schiava, il mio parere è che sia una prescrizione estremamente iniqua. La maggior parte dei mariti che sono obbligati a tenersi la moglie che non amano più, finiscono per tenersela con loro proprio come schiava ma, incattiviti da questa ingiustizia, la trattano malissimo (di questa fattispecie ne è piena la cronaca)
    Mio caro Guido, in più di un’occasione mi hai rimproverato che nei miei commenti vado fuori tema…. chiedo venia; a mia discolpa posso solo dire che i tuoi articoli sono così densi di informazioni e talmente esaustivi che a noi poveri lettori, digiuni di tanta cultura, non resta altro che un po’ cazzeggio. Comunque, quasi a smentire quanto ho appena detto, una domanda seria sul tema odierno oggi ce l’ho: sai mica se nelle Sacre Scritture è prevista una sorta di aministia per le donne delle varie religioni? Quelle poverette, se non proprio la purezza definitiva, una volta entrate in menopausa, almeno un periodo di tranquillità lo trovavano?

  4. Luca Menniti Reply

    Io sono piuttosto ignorante in merito alle scritture sacre, però “in illo tempore”, quando il Tyrannosaurus rex ed alcuni suoi degni compari ancora abitavano il nostro pianeta, frequentai con discreto successo il Liceo Classico; perciò alcuni neuroni del mio cervello (quei pochi che hanno deciso di non abbandonarmi), ancora ricordano alcune parole latine studiate al Liceo “Flintstones” (dopo la scomparsa dei dinosauri hanno dato un nuovo nome a quella scuola, ora si chiama Liceo Classico C. Cavour).
    Ebbene, stando a quanto mi dicono i neuroni superstiti, i termini latini “Februa” (la Dea) e “Februarius” (il mese) hanno la stessa radice del vocabolo “febris” (febbre), perché si riteneva che la febbre potesse avere un’azione purificatrice.

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