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Seguendo un canale che invece è un fiume. Seguendo un ciclista in salopette. Trovando la Lombardia silenziosa e romantica.
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Lo zaino è un carapace. Fa ormai parte della mia anima. Ma cosa tieni lì dentro? Pompa. Camera d’aria. Attrezzi per la bici. La luce. Il cambio vestiti se devo incontrare qulacuno. Ah… non è una cosa da donne. Io nella borsetta ho i trucchi lo specchietto e un rossetto di emergenza.
Prendo lo zaino. Niente cambio abiti userò quelli che troverò nell’armadio della mia ospite. Cena a Pairana, frazione del comune di Landriano (Pv). Borraccia termica con l’acqua fresca del frigo. Doppia razione di cibo ai mici. Tanta acqua distribuita in vari punti della casa. Asse del wc sollevato nel caso avessero bisogno di supplemento. Porte semiaperte per entrare e uscire come vogliono. Finestre chiuse per ostacolare l’ingresso ai ladri. Cellulare carico e già che ci sono guardo il tragitto. In maps vedo una linea bianca lungo un canale d’acqua. Ingrandisco con le dita e cerco il nome. Canale muzza. Da Cassano a Lodi. Più o meno ho capito dove prenderlo. Nessun problema fino a Cassano. Passo davanti alla Bianchi, fabbrica di biciclette. Azzurrino vasca da bagno. Chissà perché penso così del tuo colore. Treviglio. Prendo via del bosco fatta mille volte quando la passerella a Groppello era chiusa. Passo vicino al filare di fichi aldilà del fosso. Nell’era covid fase 2 3 4 mi son fermata tante volte a mangiar fichi. Nessuno si ferma a mangiarli – non si fidano – dice l’unica persona che incontro. La donna alza il braccio tasta sceglie stacca sbuccia e mangia – come mai tu ti fermi? – finisco di lavorare a Milano chiudo il negozio e vengo qui a riposarmi nel silenzio …ma la gente è troppo matta ormai …alla fine dell’anno chiudo il negozio e poi si vedrà – vado per la strada bianca che costeggia l’alta velocità. c’è un pesco che mi ha foraggiato per un’estate – chissà se ne trovo una matura. Giro la testa. Ne vedo solo una. E’ verde. Le gambe vanno. Quando maturano le pesche? Boh. La strada è impolverata e sassosa fino a Cassano. Devo cercare il canale Mussa. Ce ne sono diversi qui. Fossi canali corsi d’acqua che sembrano canali. Strade sopra la testa. Ferrovie semplici e ad alta velocità. E’ tutto qui sottosopra. Non voglio guardare maps. Non può essere quello del ponte principale. Quello è di sicuro l’Adda. Strano nessun cartello col nome del corso d’acqua… o non lo vedo… torno indietro. Ne trovo uno che potrebbe essere e vado a sud. Si saranno dimenticati di mettere il cartello. Prima o poi troverò la strada. Vedo un ciclista tutto sudato con la salopette aperta sul corpo senza tette che svicola da una sbarra. Se è sudato viene da un bel posto. Buona idea. Supero la sbarra e parto felice verso la scoperta di un mondo sconosciuto. Ordinaria meraviglia arrivooo. Sentiero carino ma niente di che e com’è che il tipo era così sudato e con la faccia provata dallo sforzo…boh forse un’altra via. Il sentiero diventa strada. Sollevo polvere leggerissima. Bianca. Il sole è declinato verso destra. Le ombre a terra sono strisce astratte tracciate dal prima. Lì a disegnar bellezza. Bianco crema. Grigio caldo. A destra e sinistra tronchi rugosi. mille e mille imbuti di ragnatele tinte dalla polvere. Forme a catenaria direbbe Carmelo. Come le rughe. Saranno processionarie? Alberto lo saprebbe. Ragnatele come ponti al contrario fra foglie che arrivano fino a dialogare col cielo. azzurro vero. Chilometri e chilometri di strada bianca. Al mio fianco ci sei tu Adda romantica. A quest’ora il sole è gentile. Per tutto il tempo sta sempre alla mia destra. Sta alla destra della madre Adda. Sentiero. Strada. Doppio sentiero con erba in mezzo. Strada. Sentiero. Curve dolci e rettilinei bianchi. Guardo davanti. Guardo in basso e sono attratta del fondo luninoso della strada. La luce disegna ondine rigate di ombre. Orme di zampe. Zoccoli. Scarpe. Penumatici. Qui passano bici. Strisce di ruote dentate. La polvere mi veste sotto il ginocchio. Sulla pelle si sta formando una geografia da drone. Divento natura. Sono Pan.
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Sorrido e canticchio – …il silenzio fa rumore…e mi trovo… – non la so ma la ripeto e la ripeto fino a che se ne va scalzata da qualche altra cosa nel paesaggio mouvie. Poche famigliole asiatiche fanno il picnic all’ombra. Che giorno è oggi? Non so. Ogni tanto dei corpi a mollo nell’acqua. – chiamami quando sei sui ponti di Fara così mi sembra di essere lì – sorrido mentre vedo il viso di mia madre che chiede bellezza riflessa negli occhi della figlia. Vedo le sue labbra carnose socchiuse. Le ho fotografato le labbra quando è morta. Ho seguito attentamente le mani del becchino truccatore mentre scorrono le immagini del suo corpo nudo e morto. Bellissima donna sollevata a testa in giù durante la preparazione del feretro in camera da letto. San pietro del Caravaggio femmina. La volevo bella fino alla polvere. Amore… sorrido e ritorno nel fantastico mondo romantico della ciclabile Rivolta-Lodi. Un gruppo di cavalli e cavalieri sulla mia strada – rallentaa!! mi dice il primo e quando sono a portata di mano – grazie altrimenti il tipo qui fa i numeri – freno e vado piano – capisco e lui ringrazia. La scott è da riparare. Vado con metà dei cambi a disposizione. Le gambe spingono. Il paesaggio mi accarezza di bellezza europea fine ottocento. Non fa rumore siii… perchè nn so se mi convieneee... canticchio dentro di me. Cacca fresca di cavallo sulla strada. Son passati di qui. Sbarra. Giro a sinistra. Mi sa che così a occhio dovrei andare dalla parte opposta. Bivio: sinistra lodi, destra Rivolta. I cartelli sono davvero gentili. Qui è tutto cura e misura. Manzoni e la Lombardia. Monet. Renoir. I macchiaioli. Le novelle campagnole lombarde. Romanticismo inglese. La descrizione di Virginia Woolf in Giardini. Le sue immagini in zoom le trovo fra le mie mani. I guanti e le piante. Un albero blocca la strada. Un occhio monumentale aperto con le ciglia verde. Vedere attraverso è vedere il presente. Scendo. Prendo per le mani il corpo della Scott ed entriamo nell’occhio del presente.
Virginia Woolf, Giardini, ed Garzanti, 2021
Diodato, Fai rumore, 2020
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499 caratteri x LA MORE
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Prof help me. Sto andando a contrattare il prezzo con una zoccola. Voglio fare una cosa a tre. Che le dico? Diretta e senza scrupoli? Vado soft? Quanto soft? Mai fatto una cosa del genere. Poi lì davanti abita una mia amica. Mi dice che si diverte a guardare dal terrazzo la prostituta con i clienti. Se mi riconosce? Se mi fermo a parlare mi riconosce di sicuro. Se sta guardando che figura ci faccio? E se scopre che vado a letto con suo figlio mi ammazza. Ha 30 anni meno di me… prof help me. Paula Sissi
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Foto: Laura Morelli
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La More ritorna mercoledì 23 novembre
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…. Attrattivo,dirompente ,coinvolgente un viaggio nel viaggio,a chi non verrebbe voglia di scatenare le proprie energie pedalando?…..leggerti ti rapisce,
….sembra di essere in un quadro vivente,tronchi e ragnatele ,tutto vive ,tutto è natura…..LA MORE,quando ci scrivi un libro che raccolga tutte le tue esperienze di viaggio?
Grazie Barbara Vidor, bellissimo commento!