Il 28 luglio del 1976 le radio libere diventano… più libere!
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⇒ di Antonino Di Bella ≈ Libere Frequenze
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Cade tra pochi giorni la data, o se volete l’anniversario, della sentenza della Corte Costituzionale che di fatto dava l’assenso a che le neonate radio libere divenissero sostanzialmente regolari e non più clandestine o “pirata”. Infatti il 28 luglio 1976, la storica sentenza sanciva la legittimità delle trasmissioni radiofoniche private, purché a diffusione locale. Ma rifacciamo un poco di storia: negli anni sessanta tra gli addetti ai lavori fa capolino l’idea di competere con la Tv pubblica della Rai, e quindi col suo monopolio, realizzando un televisione libera ad opera di veri pionieri. Ci riesce l’ ingegner Pietrangelo Gregorio che iniziò le trasmissioni televisive via cavo a Napoli, il 24 dicembre 1966, trasmettendo per prima cosa spot pubblicitari per promuovere alcuni prodotti in vendita presso i magazzini Upim e collegando numerosi bar e pubblici esercizi. Visto il grande successo poco dopo iniziarono gli allacciamenti agli utenti privati e nel 1970 si costituì la società “Telediffusione Italiana” aggiunta al nome di Tele Napoli. Successivamente in Italia nacquero altre Tv via cavo tra le quali la famosa Tele Biella e in Liguria Tele Rapallo. L’altrettanto storica sentenza della Corte Costituzionale del luglio 1974 (evidentemente il mese di luglio porta fortuna alla libera emittenza) sancì la libera trasmissione in ambito locale delle Tv via cavo. Di fatto il monopolio della tv statale subiva una prima e importante sconfitta. Accortisi delle potenzialità di tale evento anche gli appassionati di radiofonia, liberatasi la banda cittadina della FM dai 87,5 agli 108 mhz, diedero libero sfogo alla fantasia ed ecco arrivare non solo la storica Radio Milano International ma forse qualche mese prima anche Radio Parma e poco dopo “Radio Bologna per l’accesso pubblico”. Ma come sempre succede, la bella novità fa in quegli anni fiorire tante piccole radio intente a occupare (e a volte a coprire altre concorrenti) lo spazio dell’etere. Non mancano quindi sentenze di sequestro alternate a dissequestri delle apparecchiature. Finalmente come per le tv via cavo arriva quel luglio del 1976 e la suprema corte conclude che le radio avevano tutto il diritto di esprimere la loro voglia di libertà attraverso le onde magnetiche. Dalle piccole località alle grandi città nuove voci e tanta musica risuonarono negli apparecchi radio che fossero il piccolo transistor o lo stereo, attraverso il sintonizzatore, più evoluto. Gli anni settanta videro le radio diventare anche la voce del partito o di movimenti politici, all’impegno politico ancora presente anche nel decennio successivo, durante gli anni del “riflusso” e della “Milano da bere”, fece però da contraltare una diversa voglia di esprimersi e l’arrivo di nuovi speakers spesso dj, trovarono nella radio un mezzo lavorativo che metteva da parte il dilettantismo proprio delle radio nate come “locali”. Molte di esse cambiarono nome e proprietà e si affermarono i network che ancora oggi popolano l’etere. Poi arrivarono il satellite il digitale e la radiovisione e tutti sappiamo come sta andando. Una speranza la danno ancor oggi le, poche, radio locali (nel Tigullio Radio Aldebaran) che si tengono aggiornate tramite nuove apparecchiature. Un’altra speranza è data dalla liberalizzazione della banda AM che vede nuove realtà fare capolino in un campo un tempo regno della Rai e di emittenti nazionali estere. Un’ultima citazione va però alle radio comunitarie che forse rappresentano il vero spirito delle prime radio libere, come dire che la passione del “parlare” o di voler “dire” qualcosa attraverso un microfono non passerà mai! In conclusione… comunque la pensiate w la radio!
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⇒ Foto: Antonino Di Bella
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