di Guido Bigotti Sara Migliorini
Metti una domenica mattina… da Milano a Grugliasco per il Museo Grande Torino…
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Metti una domenica mattina come tante. Ti svegli come al solito verso le 8, ti stropicci gli occhi, grandi sbadigli e poi… Vedi tua moglie (in questo caso mia moglie) Sara che ti guarda. Lei in piedi già da un po’; e ti dice… Che ne dici di andare a Grugliasco a visitare il museo del Toro e della leggenda granata? Non credi alle tue orecchie e non credi di aver sentito le medesime parole dette da Sara. E’ per caso un sogno? Quante volte le avevi chiesto questo “regalo”?
Non ci pensi un attimo e rispondi a pieni polmoni “Siiiii”! Urlando a squarciagola. In meno di dieci minuti sei pronto per uscire, sotto braccio la maglia granata del Torino pronta per essere indossata. Ti tornano in mente i ricordi di tuo padre. Era la fine della seconda guerra mondiale o giù di li, l’Italia era devastata, distrutta, un cantiere di ricostruzione e di speranza.
In quel lazzo di tempo, i milanesi e tutta l’Italia si aggrappavano alle vittorie di una grande squadra che dava orgoglio e gioia a tutti, il “Grande Torino”. I ragazzi si immedesimavano in questi grandi campioni e sgranavano i loro nomi come a sgranare il rosario: “Bacigalupo, Ballarin, Maroso, Grezar, Rigamonti, Castigliano, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ossola”.
Anche il mio papà lo faceva, appassionato di quei colori che davano gioia e voglia di spensieratezza nei cortili popolari della sua città. I colori del Toro campeggiavano nel quartiere milanese del Giambellino, più dei colori delle squadre di Inter e Milan. A raccontarlo adesso sembra quasi una barzelletta!
Ma torniamo a noi e alla nostra visita. Tutto pronto, si parte, destinazione… Grugliasco e precisamente a Villa Claretta Assandri dove ha trovato casa il museo del Grande Torino e della leggenda granata. Il viaggio in auto scorre veloce, mentre io e Sara scimmiottiamo con le canzoni trasmesse alla radio. Non ci credo ancora, mi sembra un bel sogno, finalmente realizzato. Giunti a Grugliasco, troviamo quasi subito Villa Claretta Alessandri. L’entrata è bardata da uno striscione che ci indica la meta raggiunta. Non mi resta che indossare la maglia del Torino e farmi immortalare (prova che è tutto vero!) Una volta entrati ci accolgono i volontari nonché tifosi che si occupano della visita e della gestione di questo splendido posto carico di ricordi e non solo…
Il museo, che si sviluppa su due piani, conserva numerosi e preziosi cimeli sportivi e storici, come la bella Balilla all’ingresso del museo, appartenuta all’indimenticabile Gigi Meroni, morto prematuramente nel 1967 dopo essere stato investito da un auto a Torino. La visita che come dicevo è guidata grazie alla passione di preziosi e validi volontari, inizia con un breve video per poi proseguire alla scoperta di “pezzi” del vecchio stadio Filadelfia, oggetti personali di calciatori e tifosi collezionisti, foto, documenti, maglie, palloni e anche rottami dell’aereo maledetto caduto a Superga il 4/5/1949, dove perì il Grande Torino forse la migliore squadra italiana di tutti i tempi e tra le migliori di sempre.
Anche per un simpatizzante come me dei colori granata del Torino si tratta di una bella avventura storico sportiva…quasi a sfogliare un album di famiglia e rendere onore e rispetto ad un manipolo di uomini e campioni che hanno fatto sognare l’intera Italia. La nostra guida, ci ha così condotto in uno splendido giro di circa 2 ore nel magico mondo granata e del Grande Torino, in punta di piedi e quasi in rispettoso silenzio, abbiamo ammirato le vicende e, purtroppo, le tragiche vicissitudini che hanno accompagnato la storia di questo prestigioso club.
Qui ho finalmente trovato e capito il valore dello sport e del calcio di un tempo, la famosa grinta del “cuore Toro”. Mi sono goduto un’avvincente ed incredibile pagina del calcio italiano e non solo. Un mondo magico… appunto… della leggenda granata. Non si può descrivere a parole, bisogna viverlo di persona. Un ringraziamento particolare ai volontari, e una preghiera se proprio si deve spostare speriamo che sia il Filadelfia la prossima e ultima meta.
Ho passato una domenica pomeriggio immerso nella leggenda in quello che una volta era il vero calcio dove gli avversari erano amici e al posto dei gagliardetti ci si scambiava fiaschi di vino!
Da Battere Le Zampe ritorna lunedì 7 febbraio
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Leggendo il tuo racconto ho percepito tutta l’emozione che hai provato in quella visita! È stato davvero un piacere conoscervi.
Mi auguro che i tuoi lettori ne traggono idea per venire a trovarci al Museo!
…brava Sarà…hai fatto davvero un bel regalo a tuo marito!⛹️
Ho letto con piacere quello che hai scritto. Seppur non tifosa del toro, è stato comunque interessante leggerti e leggere questa recensione che ha suscitato in me curiosità ed interesse per la mostra, pur tifando un’altra squadra.
La sorella di mia mamma abitava a Torino, emigrata dal Friuli in giovane età, come tanti. Abitava in Via Asti (famosa per la presenza di un rinomata caserma in cui vennero torturati molti uomini e donne della Resistenza, ma questa è un’altra storia …) ai piedi delle colline che circondano Torino verso sud. La zia è mio cugino erano indomiti tifosi juventini ma tutte le estati in cui da piccolo mi ospitavano nel capoluogo piemontese era d’obbligo un’escursione sulla collina di Superga a rendere onore a quella squadra che era ancora nel cuore di tutti.
Ciao Guido,era il grande Toro ,io sono stato Superga ,che emozione ,ci racconti sempre bellissime storie.Sara complimenti anche a Te. Un Abbraccio . Andrea Bertini
Che giornata ricca di emozioni! Non sapevo che il tuo papa’ fosse tifoso del Torino! Un grande abbraccio a te e a Sara
Ho vissuto a Torino per 8 anni. Superga evoca sempre emozioni profonde e rispetto anche da chi, come me, ha sempre tifato la squadra avversaria per eccellenza.
Complimenti Guido sai come sempre toccare il cuore
Un racconto emozionante e trepidante per chi ha la maglia granata come seconda pelle! Non posso che essere onorato di avere un figlio del Toro…
Bravo (come sempre)!
Buon lavoro e buon inizio anno!
Non sono tifosa..per nessuno ..eccezione per le nazionali..di qualsiasi sport. Oggi Guido caro, invece di un elogio alla bicicletta, ne hai tessuto un per Sara. A entrambi quindi va il mio applauso. ??????????
Come unire la storia dello sport e dell’ Italia alla storia personale; un’operazione importante che ci ricorda che sono le persone appassionate che portano avanti i valori positivi di una civiltà. Grazie!
Grazie Guido, la lettura di questo appassionante e appassionato racconto, mi ha fatto vivere il famoso “quarto d’ora granata”