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Legends, Umbria Jazz ‘97 (Villa Fidelia, Spello – PG, 13/07/1997)
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Non avevamo ancora smaltito l’emozione della serata precedente ai Giardini del Frontone, grazie al concerto del settetto di Herbie Hancock (come raccontato nell’ultimo articolo), che dovevamo organizzare la giornata per arrivare con congruo anticipo alla Villa Fidelia di Spello, a una trentina di chilometri da Perugia, dove avremmo assistito all’ultimo concerto dell’edizione 1997 di Umbria Jazz.
Ci attendeva un quintetto d’eccezione, nel progetto di “all stars” voluto dal bassista Marcus Miller e chiamato, non a caso, Legends: ad accompagnarlo avremmo trovato, infatti, David Sanborn al sax, Joe Sample al piano e tastiere, Eric Clapton alla chitarra e voce, Steve Gadd alla batteria.
Rispetto al solito, la logistica era più complicata e prevedeva di lasciare il campeggio in mattinata, mollare le macchine cariche a Perugia, concedersi ancora una mezza giornata di concerti gratuiti per le vie della città e muoversi a metà pomeriggio in direzione di Spello: non ho ricordi traumatici, quindi presumo che sia andato tutto bene….
Pensavamo che il concerto si sarebbe tenuto nell’anfiteatro romano, ma non avevamo fatto i conti con le sue dimensioni, davvero contenute, e le sue pessime condizioni di conservazione: realizzammo, quindi, che era stata scelto uno dei grandi spazi verdi adiacenti la Villa, sfruttando il declivio naturale per realizzare una sorta di cavea, dove prendemmo posto piuttosto in alto, sul lato destro del palco, all’ombra dell’unico filare di cipressi che circondava l’area del concerto.
Eravamo stati bravi e l’attesa si preannunciava piuttosto lunga; calando la sera, ci rendemmo conto che questa amena location aveva una piccola controindicazione: enormi stormi di zanzare affamate, che iniziarono a volteggiare e calare in picchiata tra la folla…!
Ma questo tempo “sospeso” ci permetteva di condividere ancora chiacchiere ed emozioni del weekend che si stava per concludere: su tutte, le aspettative per quanto ci avrebbero proposto i mostri sacri che ci accingevamo ad ascoltare!
Cosa avrebbero suonato, in questa formazione inconsueta? Ci incuriosiva soprattutto come si sarebbe inserito Clapton in un quartetto di jazzisti, lui che aveva scritto alcune fra le pagine più significative del rock degli anni ‘60 e ‘70, prima con Derek & The Dominos, poi con i Cream e infine in veste di solista, per tornare infine alle radici Blues nei primi anni ‘90, così splendidamente interpretate nel primo concerto Unplugged di Mtv dell’agosto 1992, che ha inaugurato un vero e proprio format, sperimentato in seguito da tanti artisti (vedi quello storico dei Nirvana del novembre 1993). Divenne, infatti, un vero e proprio programma (MTV Unplugged), nel quale esponenti del panorama rock potevano confrontarsi con versioni acustiche del proprio repertorio: per i Nirvana è considerato un vero punto fermo della loro breve produzione, ma per Clapton costituiva l’impegnativo ritorno alle scene dopo oltre un anno di inattività e di silenzio assoluto, dopo la tragica morte del figlio Conor di 5 anni, nato dalla (sorprendente, oserei dire…) relazione con l’attrice italiana Lory Del Santo, assurdamente precipitato il 20 marzo 1991 dal 53° piano di un grattacielo di New York… A lui è, infatti, dedicata la struggente ballata Tears In Heaven che dell’abum Unplugged è forse il brano simbolo.
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Questa nuova esperienza musicale aveva rilanciato ancora di più, se mai ce ne fosse bisogno…, la carriera di Clapton, che proprio nella primavera del ‘97 riceve l’invito di Marcus Miller a partecipare a questo supergruppo, con l’ambizioso obiettivo di un mini-tour europeo di ben 10 date in 13 giorni.
Marcus Miller, di una decina d’anni più giovane di Clapton e degli altri componenti della band, aveva esordito appena diciannovenne nella resident band del Saturday Night Live Show nel biennio ‘78-’79, proprio gli anni d’oro di Jonh Belushi e Dan Aykroyd, culminati come sappiamo nel capolavoro cinematografico The Blues Brothers. Negli anni ‘80, oltre ad innumerevoli collaborazioni come turnista, aveva costantemente affiancato Miles Davis, scomparso nel 1991, negli ultimi anni di carriera e diventando il suo vero e proprio pupillo.
Giunto a questo punto della carriera, considerato il campione assoluto della tecnica slap per il basso elettrico, decise di intraprendere questo breve progetto dalle forti connotazioni Blues: per questo scelse altri campioni assoluti… Oltre a Clapton, Joe Sample (anima dei Crusaders fin dai primi anni ‘60) e David Sanborn, talentuoso saxophonista avvezzo alle contaminazioni rock (vedi le collaborazioni con David Bowie) e con cui continuerà a collaborare fino alla fine degli anni ‘90.
A completare il quintetto un altro gigante, di cui abbiamo già parlato in uno dei primi articoli di questa rubrica, avendo partecipato al Concert in Central Park di Simon & Garfunkel: Mr. Steve Gadd, considerato uno dei batteristi più influenti di tutti i tempi, la cui carriera è caratterizzata da infinite collaborazioni, spaziando fra i generi più diversi (vedere, per farsi un’idea…, la sterminata lista di artisti presente su Wikipedia…).
Gadd ha fatto scuola, per decenni e per diverse generazioni di batteristi! Non solo per i suoi assoli, perfetto mix di tecnica, precisione e fantasia, ma soprattutto per la strepitosa capacità di accompagnamento degli altri strumenti e dei brani, siano jazz, blues, rock o qualunque altra cosa…: non è mai stato un presuntuoso purista, quanto piuttosto un generoso compagno di viaggio per tutti, sempre pronto ad assecondare le esigenze degli arrangiamenti, ma allo stesso tempo capace di proporre la “sua” chiave di lettura del pezzo da eseguire. Un raro esempio di capacità di suonare “a togliere” anziché ad appesantire l’esecuzione con inutili virtuosismi, di cui peraltro è decisamente capace: personalmente, ho imparato molto dal vecchio zio Steve e non posso che essergli grato!
Prima dei doverosi credits, facciamo un piccolo passo indietro: ricordate le zanzare di Villa Fidelia? Ecco, ricordo che il povero Steve, l’unico del gruppo costretto a stare seduto (!), ad un certo punto è riuscito a farsi portare una boccetta di Autan, con cui spruzzarsi fra un pezzo e l’altro: dopo un paio di, evidentemente infruttuosi, tentativi ha stappato la boccetta e se l’è versata interamente addosso, trovando finalmente un po’ di sollievo e potendo portare avanti il concerto con meno distrazioni….
Della scaletta, recuperata nel link in calce, ricordo soprattutto il solo di Gadd in Snakes Part II e il medley di In a Sentimental Mood di Duke Ellington, come intro della hit claptoniana Layla, in cui Miller ha sfoderato un clarinetto basso (alto quasi quanto lui….), lasciando tutti senza parole.
Che dire… Peccato che l’album in studio che avevano previsto di pubblicare, non ha mai visto la luce…, ma forse è meglio così: mi rendo conto di aver avuto, anche stavolta, la fortuna di assistere a un gran concerto e, in questo caso più che in altri, ad un evento pressoché unico!
Per un maggiore inquadramento dell’evento, qui l’articolo di Repubblica del giorno dopo.
Infine, qui la playlist di Youtube tratta dal DVD dei concerti di apertura del mini-tour a Montreaux solo dieci giorni prima (il 3 e 4 luglio), sostanzialmente identica a quella di Spello.
Appuntamento al prossimo articolo: Francesco De Gregori, Festa dell’Unità Firenze 1997
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Foto: Andrea Sbaffi
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Io C’Ero ritorna martedì 25 aprile
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Anche io c’ero! Che ricordoooo
Grande! Se sei la Sima che penso, ti ho citato nell’articolo precedente…. 😉