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Un treno da record, linee locali scomparse, un treno veloce contestato…
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Per questa seconda storia lenta della stagione, mi sono recato – sempre virtualmente – in Svizzera, e precisamente nel Cantone dei Grigioni, per assistere al passaggio di un treno da record, e in presenza a Susa dove da decenni si dice No a una tratta ad alta velocità.
Il treno è il mezzo di trasporto che preferisco, e per la precisione le linee locali, quelle che collegano piccole località, spesso immerse nel verde, che purtroppo, almeno in Italia, sono state quasi del tutto tagliate o ridotte ai minimi termini, per concentrarsi su progetti di Alta Velocità, che spesso mi lasciano perplesso, con cantieri che durano decenni, costi a infiniti zeri, per poi essere utilizzati da pochi, in poche parole da chi se lo può permettere, la Val di Susa ha qualcosa da dire in merito…
Se torno indietro con la memoria, di almeno trent’anni, ho ricordi bellissimi di gite domenicali in diverse località del Piemonte, della Liguria, della Valle D’Aosta e della Lombardia, oggi tutto questo è praticamente impossibile, potrei raggiungere una località lontana centinaia di chilometri in giornata, ma visitare un borgo, un castello, camminare tra le bancarelle di una fiera di un piccolo paese nemmeno a parlarne.
La cancellazione o la riduzione di queste linee – sostituite da autobus – crea disagi a pendolari e studenti, aumenta l’inquinamento e il traffico, e sottolinea quanto poco il treno è considerato in Italia, andiamo a vedere che succede nella Confederazione Helvetica…
In Svizzera, il treno è un mezzo di trasporto imprescindibile e con molteplici linee che arrivano anche ad alte quote, e hanno battuto un record…
La Ferrovia retica (compagnia che gestisce una rete di ferrovie a scartamento ridotto, nel cantone svizzero dei Grigioni) ha stabilito uno spettacolare record del mondo: quello del treno passeggeri più lungo di sempre, la sua composizione è stata capace di estendersi per quasi due chilometri.
Il convoglio ha percorso i 25 chilometri tra Preda e Alvaneu sulla tratta di montagna inserita nel patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Il treno era composto da 25 unità multiple Capricorn, con 100 carrozze che insieme hanno raggiunto la spettacolare lunghezza di 1’910 metri.
La corsa da primato ha portato il treno su un impegnativo percorso alpino. Durante i circa 45 minuti di discesa, il dislivello è ammontato a quasi 800 metri, sono stati attraversati ad esempio due tunnel elicoidali e il viadotto Landwasser, un ponte in pietra mozzafiato sopra una gola.
La composizione da record, del peso di 3’000 tonnellate, era guidata da sette macchinisti, mentre a bordo si trovavano anche 21 tecnici, oltre a 150 invitati. La Ferrovia retica ha inoltre allestito un’area adibita a festa a Bergün per altre 3’000 persone, che hanno assistito all’evento via streaming.
Il tentativo di record del mondo – peraltro riuscito – è stato pensato per il 175esimo anniversario delle ferrovie svizzere, così la Ferrovia retica troverà spazio nel Guinness dei primati.
Alcuni giorni fa ho avuto l’enorme piacere di effettuare – insieme a due carissimi amici – una gita a Susa, cittadina di circa 6.000 abitanti, situata nel tratto terminale della pianeggiante Bassa Valle di Susa, alla confluenza del torrente Cenischia con la Dora Riparia. Un viaggio effettuato in treno, poco più di un’ora di percorrenza, con la possibilità di vedere dal finestrino lo scorrere di piccoli paesi, di imponenti montagne – di cui una spolverata di neve come lo zucchero sul pandoro – gruppi di mucche al pascolo in verdi prati.
Questo racconto sembra contraddire il mio rammarico per la sparizione delle linee locali, allora non sono sparite del tutto? Quella tra Torino e Susa è una delle poche rimaste, la Val di Susa, è la sede di costruzione della linea ad Alta Velocità che dovrebbe collegare Torino con Lione, pensata negli anni 90, i primi cantieri dal 2000, non si direbbe visto i trent’anni da quando tutto è iniziato che si tratti di alta velocità ma di massima lentezza – non quella che noi amiamo – e allo stesso tempo evidenzia quanto il progetto sia abbastanza vecchiotto. Con i miei amici abbiamo anche riflettuto su quale destino avrà la ferrovia che da Bussoleno si dirama verso Susa e verso Bardonecchia e da qui verso la Francia, se il mega cantiere TAV un giorno terminerà. Con segni evidenti – bandiere, striscioni, scritte sui crinali delle montagne, osservati dal finestrino – il progetto è da sempre contestato dalla popolazione locale, che secondo il mio parere, con notevoli e comprensibili ragioni lotta contro.
I treni possono anche percorrere lunghe distanze, con cantieri di lunga durata, ma se vengono cancellate senza ragioni evidenti proprio quelle linee che sono un servizio sociale e un modo per raggiungere facilmente dalle grandi città località immerse nella natura, significa per l’ennesima volta essere ciechi e voler a tutti costi correre… contro un muro!
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Foto: Keystone / Yanik Buerkli
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Tempo Lento ritorna sabato 21 gennaio 2023
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Ho condiviso in pieno con mia moglie la piacevolezza di quella gita a Susa e la compagnia. Non dico ora nulla sulla TAV perché non riuscirei ad esprimere con competenza tecnica giudizi che tuttavia confesso essere maldisposti verso tanti aspetti di quell’opera così prepotente sull’ambiente. Aggiungo però un ricordo simpatico che vuole rafforzare il valore, oggi in decadenza, dei trenini a bassa velocità che attraversano bellezze naturali del nostro paese: ero su uno di questi treni presso Sapri e stupirete se vi dico la ragione per la quale il treno rallentò e fece una fermata in mezzo ai campi. La ragione era che un gregge di pecore stava attraversando i binari, come probabilmente usava fare da tempo immemorabile, e come l’autista forse sapeva. Un giorno di lì passera forse l’alta velocità e quello che vedremo dai finestrini sarà un’immensa nuvola di lana sospesa nell’aria che non si spiega. Ma io ora ve l’ho spiegata. Non possiamo dire di non sapere dove stiamo andando e possiamo non andarci se lo vogliamo.