Torniamo alla normalità… in tanti se lo sono augurato… con la speranza – delusa – che la “normalità” – quella più deleteria – non tornasse più… senza rimpiangere la pandemia, qualcosa di bello il lockdown ci ha regalato?
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Si fa presto a dire… Torniamo alla normalità. In tanti se lo sono augurato, nelle lunghe settimane in cui, chiusi in casa o, nel migliore dei casi, costretti a una mobilità ridotta, anche solo andare dal panettiere sembrava un momento di alta socializzazione. C’è gente che, in un momento di lucida follia, ha rimpianto anche le visite domenicali dei parenti, lontana e sciagurata tradizione degli anni ’70 e ’80.
Ora che la chiusura totale non è più tale e che la gente ha ripreso a muoversi, però, la “normalità” che ha fatto capolino è quella più deleteria, quella che in molti, illusi e sprovveduti (me compreso), avevamo sperato non tornasse più.
In tanti, ora, ci voltiamo indietro e, se da un lato non rimpiangiamo certo la pandemia (e soprattutto continuiamo a piangere chi ne è stato vittima), guardiamo a volte con un’ingenua commozione a quanto di bello il lockdown ci aveva portato. Certo non la crisi dell’economia, non le perdite di posti di lavoro ma… Ma ogni lato negativo ha una sua sfumatura positiva. E allora rimpiangiamo (sì, rimpiangiamo) la quasi assoluta mancanza di incidenti stradali, il vertiginoso calo di omicidi, furti e altri episodi di delinquenza… No, purtroppo la corruzione e gli intrallazzi non erano calati, quelli no. Forse nessuno si è messo a ridere, come avvenne nella tragica notte del terremoto di qualche anno fa, ma certo molti, con un velo serio sugli occhi (e per buon conto la mascherina calata a nascondere le labbra, forse sorridenti), erano comunque ben pronti a far di conto e a capire che dietro il coronavirus si nascondeva un’occasione ghiotta per fare soldi.
Rimpiangiamo i fiumi che erano tornati puliti e l’aria che, libera da smog e gas di scarico, era nuovamente respirabile. Rimpiangiamo gli animali tornati in strada (no, i cinghiali no, quelli continuano ad esserlo troppo anche adesso, soprattutto nel mio orto) e i pesci nei fiumi e i delfini vicino alle coste.
Rimpiangiamo i lavori domestici e di bricolage, le tinteggiature degli appartamenti (che attendevano di essere fatte da anni), i fiori finalmente bagnati su terrazzi e balconi. Rimpiangiamo, con un afflato di sconsideratezza, anche chi da quei balconi si è messo a cantare, perché per qualche minuto, seppure in modo forzato e certo non spensierato come un tempo, ci ha riportato alla mente i garzoni dei fornai che, cantando, attraversavano la città in bicicletta per effettuare le consegne.
Rimpiangiamo quell’amore incondizionato per i cani, i quali, dopo averci visto sbuffare per anni per dover uscire per far loro espletare i bisognini corporali, non sono mai stati tanto accuditi come nei cento giorni di segregazione in casa.
Sono bastati dieci giorni e sono ripresi furti e omicidi, petrolio e liquidi tossici sono stati sversati nei fiumi, gli animali sono fuggiti, i delfini sono tornati al largo, le strade sono zeppe di auto e moto e l’aria è di nuovo appestata, nessuno canta più (caso mai, urla) e le case hanno di nuovo l’aspetto di un campo di battaglia…
Ora che è tornata la “normalità”, forse, ci accorgiamo (o almeno qualcuno lo fa) che di normale c’è ben poco. Sono tornati l’affanno, la fretta, i problemi, gli incidenti, i litigi e, forse, qualcuno inizia a comprendere (si spera) che la giusta via poteva essere nel mezzo: non chiusi in casa ma neanche gettati nuovamente allo sbaraglio. Forse la giusta via era nel prendere la vita e il tempo con uno sguardo diverso, nel “restare umani” anche verso se stessi e, forse, anche questa occasione è andata sprecata.
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Foto: pixabay.com
Si Fa Presto A Dire… ritorna giovedì 9 luglio
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