Un’amica e una bicicletta… una Bianchi di fine anni ’50… con il passare degli anni un po’ ingrigita, e il campanello non emette più il suo tipico suono, ma sua frenata è ancora buona…
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Storia di un’amica e di una bicicletta, così vorrei intitolare queste righe inviatemi da Rita Scarafiotti, dopo che mi ha raccontato di avere una bicicletta Bianchi di fine anni ’50, color “celeste Bianchi”, simbolo dell’azienda con cui venivano e vengono tuttora verniciate le biciclette; un marchio che l’ha sempre contraddistinta e non è da meno la bicicletta di Rita. Ecco quindi e la sua bella storia, una storia d’altri tempi… (Guido Bigotti)
La mia prima bicicletta… Avrò avuto quattro o cinque anni, la condividevo col mio fratello maggiore: facevamo spericolate discese sul viottolo ripido che dalla piazza del paese portava a casa mia. Io frenavo coi piedi finendo sempre con lo sbucciarmi qualche ginocchio… Allora mi leccavo il bruciore e via, pronta per un’altra corsa.
La Bianchi azzurra me la regalarono per un’occasione importante, la usavo per le gite con l’oratorio. Noi bambine, guidate da suor Donatilla, pedalavamo fino alla Panigà, una fontana sorgiva in mezzo ai boschi. Si portava una patata bollita o pane e burro e zucchero per merenda. La chicca era un “cartoccino” di carta da zucchero con la “citrà”, delizia delle delizie; mi sedevo sull’erba e, con la mia bella bici a fianco, gustavo lo scoppiettare fra lingua e palato di quei granellini magici. Da adulta ho poi scoperto che è un banalissimo digestivo frizzante.
La mia prima uscita con la Bianchi è stata una conquista: volevo andare a trovare la nonna Nina che abitava alla fine del paese e la mamma mi aveva fatto promettere di “portarla a mano sullo stradone” (la via principale) nel timore che incontrassi qualche auto: allora, perlopiù, passavano carri trainati da mucche o buoi e qualche bicicletta. “Ma non si sa mai” mi aveva raccomandato la mamma. Nonostante la promessa, appena svoltato l’angolo io ci salii, gloriandomi di tanta bicicletta nuova.
La Bianchi non ha mai, per molti anni, avuto bisogno di rappezzi, mai cambiato pedali, o copertone, mai bucato. Ora, che qualche anno è passato, ogni volta che esce dalla cantina dove è confinata, scricchiola, geme, talvolta “ruggisce”.
Si capovolgerà e mi farà finire nel Naviglio, temo, quando, arrivata la bella stagione mi avventuro fino alla chiesetta di S. Cristoforo e poi alla Darsena. Gli anni sono passati anche per lei, l’azzurro si è un po’ ingrigito, il campanello non suona più, ma la frenata è ancora buona.
Chissà se quando è sola nella cantina semibuia, non sospira ricordando i tempi gloriosi quando, baldanzosa, arrivava senza fatica fino ad Abbiategrasso, alla piazza di Vigevano o, perfino, a Morimondo.
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RITA SCARAFIOTTI
Foto: Rita Scarafiotti
Bradipo Reporter ritorna lunedì 13 luglio
Bellissimo racconto Rita. Quando la bicicletta diventa parte integrante nel cammino della tua vita.