di Enea Solinas
Una cronistoria senza troppe metafore
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Ho avuto una delle varianti del Covid verso la metà di novembre. Un’influenzaccia fastidiosa che però è passata e sono risultato negativo dopo una decina di giorni. Con gaudio soprattutto per poter riprendere a uscire e camminare, attività bradipa che prediligo, insieme alla lettura.
Passato il contagio e la “disease” vera e propria, s’insinua però uno strascico di indolenza e malumore che fa riemergere stati d’animo più inquietanti.
Il mio sonno si altera, i sogni anch’essi rivelano ferite o cicatrici sepolte e seppur in maniera confusa (forse bizzarra come sanno fare sogni ed anche incubi) allertano rispetto a situazioni già piuttosto lontane nel tempo e che appartengono al mondo pre-pandemico. Ma sono nel mio vissuto, dietro l’angolo.
Memotecniche e un po’ di delucidazioni mi avevano già fatto dedurre e sospettare quadri poco chiari e prospettive a tinte fosche.
In queste cronache sto sul personale perché cedo all’idea che sia importante arrendersi e lasciare andare il corso degli eventi.
Acquisire quel che la vita può averci consegnato di triste o di gioioso e con consapevolezza non eccedere nel farsene un problema (o una panacea) che dia spiegazioni e conferma ad ogni incertezza.
Personalmente ne ho sempre di più. E mi rendo conto di cercare riparo e riparazione da certi forti stress in alcuni surrogati autentici.
Forse è solo una variante di me stesso che sta determinando un predominino su quel sintomo che spesso ci illudiamo essere monolitico che è il proprio Ego.
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Non so spiegare e non voglio eccedere in riflessioni troppo personali Ma se è vero che siamo ospiti del mondo abbiamo bisogno di prassi di disintossicazione.
Ma aggiungo – e sarò pessimista, è il mio malumore o la mia inquietudine a suggerirlo – siamo anche dei Virus. E abbassiamo le difese anche per consentire al rischio di risvegliarci .
L’umanità è un virus rapace. E io forse non sono più così contrario a questo istinto. Mi auguro solo che non sia dannoso.
Scusate ma in questa cronaca sono ripetute certe metafore, ma ne è cambiato la tonalità.
E da che ho avuto il virus credo molto meno negli ideali di queste cronache del dopovirus.
Forse è una fase transitoria.
Forse no.
Comunque è un pezzo di cronaca del tutto personale.
Il tempo stesso ha bisogno di lentezza. E talvolta di oscurità.
Buona notte.
Sogni d’oro.
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Foto: Simone Solinas
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Cronache Del Dopo Virus ritorna lunedì 13 marzo
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