di Giuseppe Rissone Umberto Scopa
Non saper resistere alle tentazioni, una giornata ricca sorprese, e buona Pasqua a tutti
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Candido è il protagonista di bizzarre avventure dal lunedì al venerdì, amici nessuno, solo qualche conoscente che approfitta della sua ingenuità e indifferenza per il profitto. Abita in periferia, così periferia da non avere nemmeno un nome, indicata come il posto. Nessuna rabbia o delusione, solo malinconia e ironia. La domenica è solo sua, attesa, sospirata, antidoto a tutti i mali, colma di speranze, foriera di libertà.
Quando penso alla comicità non faccio distinzioni, mi piacciono tutti i generi, dalla torta in faccia alla risata di pancia, alla satira. Se proprio devo scegliere rido con convinzione quando regna l’ironia e la battuta surreale, esse sono come l’uovo di Pasqua, hanno la sorpresa dentro.
Ho vissuto una giornata sorprendente, ricca di sorprese, che mi ha sorpreso, una sorpresa dietro l’altra… Vi chiederete da dove arriva tutto questo entusiasmo, in verità ho solo voluto giocare con la parola sorpresa per raccontarvi un’esperienza inaspettata. Ho letto un annuncio della ditta dolciaria Leraffac che così recitava: Amate il cioccolato? Vi trastullate nello scartare tavolette? Solo al pensiero del suo profumo andate in estasi? Se avete risposto sì a tutte le domande questo annuncio fa per voi. Cerchiamo 100 volontari per inserire sorprese nelle nostre uova di Pasqua. Ricompensa poter essere avvolti dall’effluvio del nostro fine cioccolato e a fine giornata per ogni 100 sorprese inserite, un etto del nostro eccelso prodotto in omaggio. Presentate la vostra candidatura scrivendoci alla nostra mail, sarete contattati per una breve prova, in caso positivo sarete accolti per un’intera giornata e diventerete parte della nostra squadra.
Maria Filippa solo a sentire la parola cioccolato starnutisce e sviene, quindi non posso coinvolgerla in questa avventura, per me il cioccolato è come l’acqua per le piante, non posso farne a meno, e se per un giorno non ne sento il suo profumo e se non ne assaporo una giusta quantità – equivalente di dieci cioccolatini – e se non lo sento sciogliersi nella mia bocca, ho come una mancanza, come per un neonato il latte dal seno di sua madre.
Non posso nasconderlo, il cioccolato per me è come un amplesso, ecco l’ho detto, sono un cioccolatomane.
Si sono drogato dal cioccolato. Ma per davvero. Ne mangio fino alla nausea. A volte esco di casa apposta per comprarmi le stecche ed inizio a mangiarle ancora prima di pagarle. Ne mangio così tanto che non so se è una mia impressione ma anche il mio corpo trasuda odore di cioccolato! Una volta ne ho mangiato così tanto che quando mi hanno fatto gli esami del sangue è uscito nella provetta color nocciola.
Ho accettato la proposta e mi sono recato presso la ditta per la prova, ho dovuto persuadere Maria Filippa a non seguirmi, non potevo rischiare che si sentisse male per colpa del cioccolato, infatti, quando mi strafogo di questa prelibatezza, la chiudo sul balcone, oppure sono io a chiudermi sul terrazzo per evitare qualsiasi complicanza.
Davanti all’ingresso dell’industria dolciaria c’era una lunga fila di aspiranti assemblatori di uova di pasqua, di tutte le età e provenienze, ma tutti accomunati dall’essere dei cioccolatomani, bastava odorare l’aria per capirlo.
Dopo due ore di attesa è il mio turno, devo vestirmi con grembiule, sovrascarpe, guanti, cuffia e occhialini, davanti a me, per mezzo di un tappeto a nastro, passano decine di parti di uova pasquali, si devono afferrare al volo, scaldarne leggermente le estremità, e inserirne la sorpresa, concludendo il tutto facendo combaciare le due parti. Dopo nemmeno mezz’ora ho avuto come una crisi di astinenza, era impossibile avere tra le mani tutto quel ben di Dio e non poterne approfittare, così ho smesso di seguire la procedura di assemblaggio e ho iniziato a rompere le uova e a mangiarne enormi pezzi senza freno.
Al decimo pezzo sono stato preso di peso, spogliato di grembiule, sovrascarpe, cuffia, guanti e occhiali e sbattuto fuori con energia dal capannone, con tanto di saluto finale: ringrazi che non le facciamo pagare le uova che si è mangiato. A dirla tutta non erano nemmeno buone, la quantità di cacao era secondo me infinitesimale. Sono tornato a casa e aprendo la porta ho trovato Maria Filippa che faceva trasparire un non c’è l’hai fatta a resistere!
Non posso resistere a quello che mi fa star bene, conclusa l’esperienza, ho aperto l’ennesima scatola di cioccolatini e non mi resta che augurarvi buona Pasqua. E poi venne domenica…
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