di Giuseppe Rissone Giuseppe Rissone
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Tra i cantautori della mia gioventù e l’inaspettata – e per me indolore – eliminazione della nazionale
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Sono tanti i cantautori che ho amato e che amo, tanto da avergli dedicato una trasmissione radiofonica dal 2009 al 2013, ho assistito a diversi loro concerti, da Vecchioni a De Gregori, da Dalla a Venditti, da Finardi a Branduardi, da Gaber a Bertoli, e potrei proseguire. Per due di loro nulla da fare: De Andrè e Guccini, il primo – con tanto di biglietto in tasca – venne rapito con la compagna Dori Ghezzi e mi accontentai di vedere sul palco solo la Premiata Forneria Marconi, per il secondo fui bloccato dall’influenza. Solo diversi anni dopo – quando Faber aveva già lasciato la vita terrena – ho visto tre concerti, il primo del cantautore ligure Napo – tra i musicisti il bravissimo chitarrista Armando Corsi – il secondo del figlio Cristiano, e più recentemente un’esibizione della PFM, tutti dedicati alla musica di Faber.
Con Francesco Guccini ho parzialmente recuperato assistendo alcuni anni fa a un incontro con lo stesso al Teatro Carignano di Torino – fuori incontrai e parlai brevemente con l’ex direttore de L’Espresso Marco Da Milano – in occasione della presentazione di un libro dedicato alle sue canzoni, qui devo aprire una parentesi, l’ingresso era gratuito, i biglietti per me e per mia moglie erano nei palchi del teatro, da quella postazione praticamente non riuscimmo a vedere ma solo ad ascoltare il cantautore modenese, salvo sporgersi notevolmente dal palco, e vista la mia atavica problematica legata alle vertigini, il mio sporgersi durava pochi secondi per tornare seduto comodamente sulla poltrona di velluto rosso, più coraggiosa mia moglie, anche se vederla sporgersi con tanto slancio mi faceva tremare le gambe, tanto da invitarla a sedersi. Un caro amico e collaboratore di questo sito ha avuto maggior fortuna, posizionato anche lui in un palco, ma centrale e con ottima vista.
Circa un mese fa ho avuto modo – abbiamo avuto modo, con me mia moglie – di fare un’altro piccolo recupero riguardo a Francesco Guccini, assistendo al concerto dei suoi musici. Sul palco sono saliti per quasi due ore di musica e ricordi un insieme di arzilli e anzianotti musicisti, Juan Carlos “Flaco” Biondini, chitarre e voce, 74 anni, Vince Tempera pianoforte e tastiere, anni 76, Antonio Marangolo, fiati e percussioni, anni 73, Ellade Bandini, batteria e percussioni, anni 76, Pierluigi Mingotti, basso elettrico, anni 58. Facendo una semplice media matematica si raggiunge la ragguardevole cifra di 71 anni.
Non mi soffermo troppo sulla qualità del concerto, che dal punto di vista musicale non ha avuto pecche, Flaco non è Francesco, e se alla chitarra eccelle, il suo cantare non brilla e lascia un po’ delusi.
La sorpresa, ma non troppo, è stato vedere il teatro praticamente esaurito, 1500 posti, e l’età media degli spettatori era decisamente più bassa dei musicisti sul palco, a dimostrare, se ancora ce ne fosse bisogno, dell’amore per le canzoni di Guccini.
Siamo usciti dal teatro comunque soddisfatti e aver ascoltato canzoni come Il pensionato – tra le mie preferite in quanto evoca una storia da me vissuta – Il vecchio e il bambino, La locomotiva, L’avvelenata, Canzone della bambina portoghese, Venezia – solo per citarne alcune – ci ha fatto tornare indietro con la memoria alla nostra gioventù. A completezza di quanto scritto devo dire che mia moglie, diversamente da me, vide un concerto di Francesco Guccini alla fine degli anni ’80, al Palasport di Torino, gremito all’inverosimile, e anche in quell’occasione sentì ma non vide praticamente nulla. Vista anche l’esperienza al Teatro Carignano potrei prendere in prestito la canzone Noi non ci saremo dicendo noi ci saremo sempre per te ma non ti vedremo mai…
Postilla: la sera del concerto era la stessa dell’incontro di calcio Italia – Macedonia del Nord, notai che alcuni, prima del concerto, seguivano l’evolversi della partita sui cellulari, personalmente verificai solo a fine dell’esibizione, e quando lessi 0 – 1 pensai ad un errore, scrissi a mio figlio Gabriele che confermò la sorprendente e inattesa sconfitta. Devo ammetterlo da diversi anni non ho una particolare simpatia per la Nazionale, con l’arrivo di Mancini e Vialli – da simpatizzante sampdoriano – è leggermente salita, ma l’inaspettata sconfitta non mi ha particolarmente amareggiato, tanto da scherzarci su con mia figlia Laura che alla domanda com’é andata? ho risposto tutto bene, adesso vado a farmi una macedonia, ottenendo come risposta non ho capito ma non faccio domande…
Diversamente da me deve averla presa la tassista che ci ha riaccompagnato alla nostra abitazione, ha subito esordito se sapevamo che cosa era accaduto e che in 90′ il nostro paese aveva perso il 3% del PIL, era seriamente arrabbiata e triste per l’accaduto, diversamente da noi che non seguivamo con particolare interesse le sue esternazioni, a fatica abbiamo spostato la conversazione sulla musica e sul concerto visto, non sapeva praticamente nulla di Guccini – nulla di male ci mancherebbe – ma quando ha detto che l’unico cantautore che ricordava di quegli anni era Lucio – speravo sinceramente che dicesse Dalla – Battisti, ho avuto un sussulto e non sono riuscito a tacere: Battisti non è mai stato un cantautore, al limite un musicista e cantante… La tassista ha abbozzato e arrivati nei pressi di sottocasa ha riportato il discorso sul calcio, dicendo che passa spesso da quelle parti per andare al tempio – dicasi Stadio Comunale – in quanto tifosissima granata, beh posso dire che si è salvata in corner, decisamente meglio la scelta calcistica rispetto a quella musicale, ma questo è un mio personalissimo parere…
La serata gucciniana e la sconfitta della Nazionale mi porta ad invitarvi ad ascoltare Noi non ci saremo, il titolo realizza senza volerlo un connubio perfetto.
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