___
__
Che cosa abbiamo festeggiato in questi giorni? Secondo me il “non natale”, quello consumistico, pantagruelico, frettoloso e privo del vero messaggio – per credenti e non – fatto di semplicità e di attesa…
____________________________________________________________________________
___
Sto diventando sempre più insofferente – cosa dovuta forse all’età che avanza? – alle feste come ci vengono propinate. E’ in particolare all’uso quasi patologico dei cellulari, della ricerca dell’ultimo modello di automobile, e di altri accessori che sembrano essere diventati imprescindibili per poter vivere. Sulla mia totale avversità verso le quattro ruote – non posseggo la patente – ne ho già parlato in questo articolo, intervistando il giornalista Andrea Coccia, autore di Contro l’automobile.
Torniamo alle mie insofferenze: focalizzo la mia attenzione sulla ricorrenza che abbiamo festeggiato pochi giorni fa, sottolineando che ne esistono almeno di tre tipologie:
– il non natale quello che ci spinge a correre, a mangiare più di quanto contenga il nostro stomaco, a fare auguri per forza a tutti quelli che ti capitano a tiro, a comprare cose inutili, e potrei proseguire…
– il natale, laico, fatto di solidarietà, semplicità e di incontro con l’altro, in silenzio ma sincero.
– il Natale, per chi crede – è il mio caso – che in quel giorno si ricorda, anche se la data non è certa – la nascita del figlio di Dio.
Fatta questa premessa, arrivo a raccontarvi la piccola storia quotidiana fatta con diversi omissis, per motivi che capirete da soli.
Immaginate che la scena si svolga in un ristorante, che i commensali detengano in media due cellulari, e che alcuni vadano in panico perché il segnale è praticamente assente, e passino più tempo a smanettare con la speranza che si attivi qualche connessione, che parlare con il proprio vicino. La seconda opzione è discorrere sulle prestazioni della propria automobile.
Aggiungo, per dovere di cronaca, che per i commensali cellulari e automobili sono strumenti di lavoro, allo stesso tempo forse il motivo di quell’incontro andava oltre a quello delle proprie mansioni.
Sempre comprendendo la tipologia della professionalità specifica, mi sfugge come si possa passare buona parte della propria giornata lavorativa guidando, nessun momento per dare un’occhiata ad un giornale, leggere qualche pagina di un buon libro, discorrere del più e del meno con incontri casuali e alle volte arricchenti, che possono capitare viaggiando su treni, autobus, tram.
Capisco, che questa è una mia scelta di vita, il solo pensiero di rimanere ore e ore in una macchina, mi inorridisce.
È non voglio nemmeno colpevolizzare chi è costretto a farlo.
Uscendo da questo episodio specifico, vorrei passare queste giornate nel silenzio, staccandomi da tutto quanto è virtuale, con meno luccichii possibili, e per chi crede come me, anche se da eretico, riflettere su cosa significhi e cosa rappresenti il Natale, questa volta la maiuscola è d’obbligo. Con il gran frastuono e l’incomprensibile – almeno per me – corsa ai regali e all’organizzazione di pranzi e cene, è alquanto complicato.
Con il rischio di passare per asociale – cosa che non credo di essere – vorrei in questi giorni chiudermi in una scatola, e riemergere non prima del 7 gennaio.
Non è facile, ma cerco di mediare tra l’essere travolto dal non natale e dall’isolamento totale, e con qualche difficoltà provo a raggiungere l’obiettivo.
Questo articolo viene pubblicato dopo il primo appuntamento delle festività, e credo che il sommario di bradipodiario sia stato con me benevolo, perché parlarne prima sarebbe stato banale e per quanto mi riguarda inutile. Coraggio – per i critici come me – il peggio è passato, e come ripeteva un comico… voglio tornare bambino, quando natale e Natale combaciavano quasi perfettamente e il non natale era solo per chi aveva tanti soldi da spendere, e aggiungo una domanda, se il Natale è una festa che riguarda in particolare i bambini – lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio … (Marco 10,13 – 16) diceva Gesù – dove sono finiti i negozi di giocattoli, a guardare per le strade della mia città sembrano quasi del tutto scomparsi.
E ci viene detto anche che è la festa dei poveri, provo un certo fastidio in questi giorni sentir parlare di pranzi per i poveri, doni per i poveri, iniziative di solidarietà per i poveri – che vanno benissimo, ma… – come se ci si ricordasse di loro solo in questi specifici giorni, quasi ad uso e consumo di chiese e organizzazioni – non tutte – che sembrano usare a loro piacere il tema della povertà, quando poi in determinate occasioni – grandi eventi sportivi, incontri tra i “grandi” della terra – i poveri vengono letteralmente fatti sparire dalle strade e dalle piazze, perché la loro vista potrebbe disturbare.
Ancora una volta la Bibbia mi viene in aiuto, nel vangelo di Marco, al capitolo 14, al versetto 7 si possono leggere queste parole: Poiché i poveri li avete sempre con voi; quando volete, potete far loro del bene; ma me non mi avete per sempre. Non intendo fare l’esegesi del versetto – non ne ho le competenze se non quelle di cercare di farmi guidare dalle parole del testo biblico – ma credo che le parole di Gesù siano molto chiare: i poveri sono sempre presenti e in qualsiasi momento possiamo aiutarli – e non sarebbe male debellare la povertà per sempre, ma in quel sempre con voi forse Gesù già sapeva che non ne siamo capaci e non ne abbiamo la volontà – e non per forza o solo in determinati giorni.
Ritornando ai negozi che scompaiono, essi non sono solo quelli di giocattoli, senza andare indietro di secoli, ma solo di alcuni decenni, e praticamente impossibile trovare luoghi dove acquistare dischi – salvo la nascita di alcune realtà dove trovare vecchi vinili – nella città sabauda, salvo smentite, esiste soltanto un negozio di dischi che meriti questo nome, nato nel 1978, era la mia meta per acquistare album dei miei cantautori preferiti e biglietti dei loro concerti, ancora oggi si possono trovare le novità e le chicche del passato, seguiti da chi la musica la conosce con la M maiuscola e si viene accolti da un grande cartello: Prima di tutto… Buongiorno!
Tornare indietro non si può – salvo che con la memoria – è necessario e salutare quantomeno riuscire a mantenere un distacco, non snob, da tutto quello che di finto viene propinato in questi giorni, fa bene alla mente, almeno io la penso cosí…
___
Foto: Giuseppe Rissone
___
Piccole Storie Quotidiane ritorna mercoledì 25 gennaio
___
Lascia un commento