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Articolo pubblicato il 15 novembre 2022 e scelto dall’autore per la riproposta estiva
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Quando un viaggio passa attraverso profumi ed odori che si intrecciano negli spazi visivi, creando una orlatura ed un ricamo dentro l’arazzo che la nostra memoria intesse.
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Ho visto molti Paesi, avendo avuto la fortuna di viaggiare in quattro continenti diversi. Ho viaggiato con mezzi di fortuna o altri più comuni come biciclette, rumorosi tuk-tuk, pick-up infangati, piccole imbarcazioni fluviali, navi od aerei. Ho visto albe e tramonti a diverse latitudini e meridiani, passando dalla arsura del sole a luoghi dove la luce penetra debolmente. Ho respirato odori, profumi, smog delle città, l’aria degli spazi aperti e della savana. Non mi sento fortunato perché ho viaggiato molto ed in luoghi diametralmente differenti l’uno dall’altro; lo sono perché ho toccato le mani callose del lavoro, volti scavati di fatica, gesti lenti e movimenti frettolosi. Ho visto paesaggi incredibili solcati dalla sofferenza umana, la gioia dei bambini che giocano nelle strade e la genuinità della vita nonostante arretratezze spaventose.
Il viaggio è stato maestro di vita, sia dolce che molto severo. Un pedagogo che ti accoglie e ti coccola mentre altre volte ti sfianca, ti porta allo sfinimento fisico e talvolta alla prostrazione mentale. Non serve andare dall’altra parte del globo per vivere queste esperienze: talvolta i luoghi umanamente più lontani da noi sono quelli più prossimi fisicamente, magari dietro l’angolo. Il viaggio è un maestro che ti aiuta a capire la vita nelle sue innumerevoli sfaccettature, nella sua poliedricità. I suoni e i paesaggi sono spesso quelli che rimangono impressi nella memoria poiché la nostra biologia privilegia l’udito e la vista mentre l’olfatto è tipico degli animali, con il quale si orientano per la ricerca di cibo, ripercorrono le tracce del proprio passaggio, quello di eventuali prede oppure di propri simili. Marcel Proust scrisse che “l’odore e il sapore delle cose rimangono a lungo depositate, pronte a riemergere”. Questa citazione parla di una memoria secondaria, non meno forte, ma non certo prevalente nel vivere il viaggio. Il ricordo-memoria viene suddiviso, nel nostro cervello in varie aree, frammentato e stratificato in sensazioni contrastanti. Non c’è dubbio che i sensi ci portano in mondi paralleli e talvolta ripercorrono e manifestano i comunissimi “dejà-vu”.
La mia memoria ripercorre una strofa di una canzone di Davide Van de Sfross, San Macacu e San Nissoen, quando dice, in dialetto laghée: “…e tira un’aria stramba, uduu de fogna e de limòn”.
Una foto di ricorda il rumore vissuto? Il suono può riproporti i colori associati a quello specifico rumore? Si! L’associazione espressiva di parole appartenenti a categorie differenti, che richiamano sfere sensoriali, si chiama sinestesia: “il dolce ricordo delle tue parole”, “il silenzioso scorrere delle immagini”, “il colore della musica jazz…”.
Mathare è una babele di suoni, un caos di odori che si mescolano, si sovrastano, si annullano in una lotta che determina quale di esso debba prevalere. Gli odori nella baraccopoli sono aspri e dolci, forti, duri, tremendamente vivi anche negli odori di morte, nelle carcasse di piccoli animali immobili in un costante fluire di vita che cerca di sopravvivere. L’odore dell’immondizia si staglia contro quello di fritto e di legna bruciata, odori di gomma combusta che sinuosamente ti penetra nelle narici con quel suo fumo bluastro o nero. Tutti gli odori sono estremi, sono pregnanti, taglienti e permeati di una densità che ti sfugge e dalla quale vorresti sfuggire. Questi miasmi diventano enigmatici e dissimulano la loro natura, camminano diametralmente opposte alle tue conoscenze e di portano in un dedalo nel quale ti senti imprigionato, non trovando alcuna via di definizione. L’odore del sudore umano diventa quello più riconoscibile, perché lo senti tuo, in qualche modo ti è famigliare, ti appartiene. Questo effluvio ti passa accanto e accidentalmente soverchia quello dell’ambiente intorno, odore di fatica e di caldo, di quotidianità e di lotta.
Sono stato invitato dentro una casa di lamiera, accolto spostando un ondulato sul quale sono appesi indumenti che posti all’esterno cercano di catturare qualche raggio di sole per essere asciugati. Lo spazio umano era ridotto a qualche metro quadrato. Mi accomodo su un materasso appoggiato sulla terra battuta: odore di umidità e di petricore. C’è l’odore di cera bruciata, proveniente da una piccola candela che smorza spazi privi di luce naturale. Quest’ultimo si intreccia con quello della legna accesa per scaldare una piccola teiera. Il borbottio dell’acqua che bolle emana vapore che attenua parzialmente ogni nota di umido e trasporta l’odore del fumo del braciere. Le foglie macinate di the, disposte in una scatola di metallo semi arrugginita, vengono adagiate nel rigoglio dell’acqua che bolle e dopo poco, filtrate e riversate in una tazza di metallo lucido. Il profumo del the, quando avvicini la tazza calda al naso, sembra esorcizzare ed isolarti da una acuta e penetrante mefite di muffa e terra. Aspiri questo aroma naturale con intensità cercando di cogliere qualche nota famigliare, l’espandi dentro i polmoni al fine di impregnare la tua mente di piacevoli sfumature. La piacevolezza di quel momento è dentro questa bevanda che assapora di relazione, di cortesia e di fragranza relazionale. La pausa del the, che nella memoria più comune sa di nobiltà, di pausa pomeridiana, di lenta distrazione da uggiose attività, in quel luogo così povero ha il sapore di generosità, profuma di amicizia condivisa, di ricerca di contatto fra mondi e persone lontane le une dalle altre. Il profumo di quel the, non era intrinseco alla bevanda, era insito nelle mani che lo hanno preparato, in quelle che lo hanno offerto ed in chi, ricevendolo, ha sentito il dolce sapore di fraternità.
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Foto: ukombozireview.com
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Il Mondo In Parole Povere ritorna a settembre
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Grazie per questo tuo viaggio per lo più introspettivo alla ricerca del perché. Hai fatto viaggiare anche me… Se dovessi andare a Nairobi, un giorno, mi ricorderò sicuramente di queste tue parole.
È difficile capire certe situazioni, è difficile comprendere certe disuguaglianze.
Ma credo sia uno spreco di risorse capire il perché.
Meglio darsi da fare a capire il come poter aiutare questo/i popoli.
Arriverà il giorno in cui l’odore più buono sarà quello della giustizia.
Grazie Daniele. Si, credo che viaggiare sia sempre esperienza di tutti i sensi… non solo visiva. Come ogni esperienza umana rimane scolpita dentro noi
Mi sono persa nell’odore del the, ricordando gli odori del mio passato….
Grazie Micaela…gli odori e i profumi sono parte della nostra memoria, anche quella dell’infanzia. A tal proposito ricordo sempre quello della cioccolata calda che andavo a prendere da bambino con i miei genitori. I profumi si legano alle nostre relazioni ed affetti.
Bellissimo. Grazie per questi tuoi racconti. Ci portano in viaggio con te. Suscitano i ricordi e ci fanno davvero riemergere suoni, profumi e colori di ciò che si è visto ed è stato depositato nelle sfere più profonde della nostra memoria. Ancora grazie per everci donato un’emozione
Grazie Rossana. Grazie del tuo commento… spero di riuscire sempre ad accompagnarvi e (spero) emozionarvi.
È un brillante reportage della realtà della povertà diffusa su questa terra che scuote le nostre coscienze.
Grazie caro Aldo. Io invece apprezzo sempre ciò che scrivi, oltre che la tua piacevolissima persona.
Dopo aver letto di questo tuo viaggio, mi è bastato chiudere gli occhi per immergermi in odori e sapori tanto distanti da noi ma che incredibilmente sono diventati tangibili…esperienze uniche che ti segnano ed al contempo credo ti diano ulteriore forza per portare avanti la tua missione. Il Signore continui a proteggerti e a benedirti
Grazie Giovanni per il tuo commento e per la tua vicinanza a Compassion
Grazie RIno. Penso che la povertà peggiore è quella che abbiamo noi nelle nostre vite e nei nostri cuori. Queste persone non hanno materialmente nulla, messe a dura prova dalla vita, ma nonostante tutto non hanno permesso che la sofferenza abbia indurito il loro cuore. Queste persone hanno continuato ed hanno scelto di amare, hanno condiviso quel poco che avevano DANDO VALORE ALLA TUA PRESENZA E PERSONA . Noi invece Siamo EGOISTI Concentrati solo sui nostri problemi, sulla nostra vita e pensiamo solo alle nostre famiglie perdendo di vista ciò che realmente Dio ci insegna. I VERI POVERI SPIRITUALI SIAMO NOI. Se dalla sofferenza tiriamo fuori la nostra parte peggiore, significa che non abbiamo imparato nulla
Grazie cara Miriam per il tuo prezioso commento.
Spesso associamo gli odori a situazioni appartenenti al nostro passato che ci riportano a situazioni importanti e a ricordi a volte dimenticati in un angolo della nostra mente.
Qui c’è l’odore di presente, la ricerca di qualcosa che ci faccia sentire a casa, qualcosa che manca e che in alcuni luoghi e in alcune situazioni non è presente perché fa parte di quel mondo che cerchiamo di non vedere o fingiamo non esista e quando la troviamo ( in questo caso in una tazza di tè) ci rendiamo conto che nelle diversità di qualsiasi genere ci sarà sempre qualcosa pronta ad unirci, a farci sentire a casa e soprattutto uno sprone per vivere nel modo migliore la nostra vita nelle nostre comodità e agi, spesso ritenuti scontati.
Grazie per la condivisione.
Grazie per condividere le tue esperienze con i tuoi lettori. Ci accompagni attraverso dettagli vividi, quasi a toccarli.
Grazie Alexandra. Il mio desiderio non è solo raccontare ma cercare di farli vivere.
Odori di paesaggi e culture diverse che risvegliano il nostro impegno e il nostro sostegno a favore della vita..
Perché la terra è diversa .. i colori, gli odori
sono diversi..
Ma il cielo , il cielo é lo stesso per tutti.
Grazie Rino
Grazie. Che bel commento il tuo….mi ispira per altri contenuti.
L’immagine e il racconto.
Il racconto rende nitida l’immagine di un mondo caratterizzato dagli odori delle disuguaglianze che il peccato coltiva e che gli occhi acceca.
Il Signore ci faccia grazia di aprire i nostri occhi per vedere aldilà di noi stessi e assaporare la fragranza della solidarietà e dell’accoglienza, così come Lui ci ha accolto nonostante il nostro disgustante peccato.
🙏Grazie
Veramente Bellissimo, leggendo il tuo articolo sembra quase di fare parte del racconto. Grazie per avere condiviso con noi!!
Grazie a voi per averlo letto … ed il senso era rendere partecipe di sensazioni sperimentante
Ci hai portato con te …. grazie !
Grazie Eleonora…. sperando di poter viaggiare prima o poi con voi.
Caro Rino, con le tue parole sei riuscito a trasmettermi l’essenza di un posto che non ho mai visto e di cui, prima di adesso, ignoravo finanche l’esistenza. Mi sono sentito anch’io, come te, soverchiato da quell’immane matassa di suoni e di odori, ho avvertito il tuo stesso spaesamento, la voglia di fuggire e al contempo di comprendere, di riconoscermi simile ad uomini che vivono in condizioni così disumane da non sembrare più tali. Leggere della tua esperienza mi ha trasportato lontano e ora quel mondo che descrivi, per me prima soltanto teorico, è divenuto concreto, reale, così terribilmente ricco di dolore e di speranza da non poter essere tollerato. Spero, un giorno, di poter raccontare ad altri esperienze come la tua, nella consapevolezza di aver fatto tutto il possibile per cambiare realtà così desolate ed essere stato anch’io cambiato da loro