Profondità

di Rino Sciaraffa

 

L’articolo è stato pubblicato il 6 febbraio 2024

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Quando la terra si specchia nel mare    

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Il mare caraibico è così cristallino che non riesce a nascondere nulla di quello che si può vedere a poca distanza dalla costa e la sabbia così bianca rincorre la luce nell’acqua. Non a caso è il paradiso di chi vuole fare snorkeling e piccole immersioni. Allontanandosi dalla costa il colore diviene più intenso ma non in modo omogeneo. Il blue elettrico, il blue ghiaccio, il turchese si alternano in una progressione che vuole fare a gara con la vegetazione alle proprie spalle che sbaraglia i suoi colori disamoniosamente, con la voglia di ingannare l’occhio nell’alternanza di sfumature. Questa parte della Terra è l’apoteosi del colore che si rispecchia anche nell’artigianato e nei colori delle case. Luce e colore sono i veri gioielli della Jamaica.

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Port Antonio si inserisce in uno scenario costiero pittoresco che ha sempre attratto artisti europei e nord americani, viaggiatori che cercano in terra un luogo paradisiaco. Le località costiere di Port Antonio, Frenchman’s Cove e la più popolare (cinematograficamente) di Blue Lagoon, sono famosissime ancora oggi essendo il set naturale preferito per spot pubblicitari e film. La vocazione turistica di Port Antonio è piuttosto recente perché, in passato, fu uno dei più importanti porti commerciali per noci di cocco e banane. I primi turisti nordamericani approdarono qui da vecchie bananiere che facevano la spola tra le coste statunitensi a quelle caraibiche: il lusso si mischia con l’odore del lavoro, le casse di banane con le borse in pelle dei vacanzieri, il colore dei sacchi di iuta con le nuance di questi primi turisti di fine ‘800 ed inizio ‘900. Ancora oggi questa sua autenticità rimane intatta seppure il turismo abbia di gran lunga soppiantato l’arte meno nobile del commercio di frutta. Davanti alla bellezza del mare ed alla favolosa vegetazione c’è da chiedersi se sia il mare che voglia avvicinarsi alla terra o la terra voglia specchiarsi nelle profondità del mare. Siamo noi uomini che, catturati da ambo i lati, consapevolizziamo che, nel mare e nella terra, c’è tutto il paradiso che da millenni ricerchiamo, quel luogo incantevole che lo fa esser in pace più con se stesso che con la natura.

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La profondità del mare è sempre stata luogo di angoscia per l’uomo, perché sotto il livello dell’acqua c’è l’ignoto e non a caso ancestrali paure di diluvi, di abissi che sommergono la terra, si sono nutrite di innumerevoli narrazioni, da quella di Atlantide, al mito di Deucalione, a quello induista di Matsya, fino all’epopea del Gilgamesh e del diluvio biblico. La paura di una profondità che tutto fa sprofondare è la paura dell’indefinito dalla quale difficilmente ci si sottrae, se non come nelle mitologie, per intervento di una divinità.

Questa profondità che è propria dell’animo nascosto, uno specchio di un inconscio fatto di mistero silente e profondità senza fine, di luci ed ombre che danzano nel confine della nostra anima. È nella profondità che possiamo scoprire riflessi di identità, nel sentirsi sommersi scoprendo perle nascoste, tesori dell’anima intessuti di dolore e amore e di forte silenzio.

Foto di copertina: expedia.it

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17 Comments

  1. Roberto Reply

    Un viaggio carico di profumi, colori e storia. Grazie Rino per accompagnarmi con tanta passione in questi paesaggi, in questi mondi meravigliosi.

  2. Luca Origgi Reply

    Grazie Rino, mi hai fatto vivere dei momenti di profonda riflessione con questo articolo.
    Molto bello!
    Grazie ancora.

  3. Franca Reply

    Rino… Rino… Che meraviglia di racconto fai respirare, vedere sentire il luogo, la gente, la natura… E poi il significato più recondito di me, la profondità dell’abisso che c’è in ognuno di noi alle volte troppo buio da essere visto e dal voler vedere…

  4. Alessandro vani Reply

    Grazie Rino per come descrivi posti meravigliosi e ci fai riflettere anche nel nostro intimo facendo paragoni con la profondità degli abissi e le parti più nascoste della nostra anima dove riusciamo a trovare delle perle preziose .

  5. Nicolò Garofalo Reply

    Bellissimo il mare cristallino dei Caraibi. È vero, io da subacqueo, l’esperienza della paura della profondità o di quello che ci circonda che non conosciamo o la possibilità che ci siano dei rischi, come dei pesci pericolosi, lo sperimentata! Grazie Rino.

    1. Rino Reply

      Grazie caro Nicolò per il tuo commento ….e vero tu da sub vedi meraviglie “di profondità”…. Grazie per come leggi e commenti sempre il blog

  6. CLAUDIO CAVALIERI Reply

    Grazie Rino, sempre originale nelle tue riflessioni. Le immagini delle quali parli ci portano sempre in maniera originale a profonde riflessioni interiori

  7. Aldo Palladino Reply

    Mare e terra si incontrano e si abbracciano. Noi umani vi scopriamo noi stessi che siamo talvolta calmi e tranquilli e altre volte turbolenti, burrascosi e inquieti, ma sempre fatti di terra, fragili e precari. Viviamo nella ricerca della “profondità” ma ci consumiamo nella superficialità della nostra nostra quotidianità. Questa è la vita, che prende senso quando la profondità che ci hai descritto pervade tutto il nostro essere e ci trasporta verso i lidi più alti della conoscenza. Verso il Creatore di tutto. Grazie Rino. Sei veicolo di profondità.

  8. Rino Sciaraffa Reply

    Caro Aldo, che bellissimo commento e anche te lasci riflessioni profonde che mi arricchiscono. Un carissimo saluto Aldo.

  9. Marco SAMMARTINO Reply

    Grazie Rino, il tuo racconto è un’affascinante esplorazione della psiche umana e delle sue paure più profonde, magistralmente intrecciato con miti e leggende che attraversano le culture. La tua analisi del mare come simbolo dell’ignoto è tanto acuta quanto evocativa, offrendo una riflessione profonda su come le nostre antiche paure continuino a plasmare il nostro immaginario collettivo.

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