Poveri In Italia

di Giuseppe Rissone

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Roberto Rossini, docente di Sociologia al Canossa Campus di Brescia: sul tema della povertà l’Italia esca dalla logica degli slogan

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La povertà esiste anche nel nostro paese, a leggere l’articolo che segue – tratto da pressenza.com – sembra proprio di sì. Permettetemi di aggiungere un breve commento, essa è una povertà indotta, non dovuta alla mancanza di risorse, ma di un sistema che sempre di più non offre garanzie certe, e come detto da don Ciotti in una recente intervista, serve meno volontariato ma più intervento dello Stato, che deve garantire servizi a tutti.

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In occasione della VI Giornata Mondiale dei Poveri che si è svolta ieri. vi presentiamo una sintesi dell’intervista realizzata dalla agenzia stampa www.Interris.it al prof. Roberto Rossini, docente di Sociologia al Canossa Campus di Brescia e, dal 2016, portavoce di Alleanza contro la Povertà in Italia.

Quanti sono i poveri in Italia?

“Secondo gli ultimi dati ISTAT, su 60 milioni di abitanti, i poveri in Italia sono 5 milioni 600mila persone; di questi, 1 milione e 400mila sono minori.
In pratica, sono in povertà 1 milione 900mila famiglie. Il numero di poveri, cosa molto preoccupante, è in costante e rapido aumento: nel 2000 erano meno di 2 milioni di persone.
Oggi siamo quasi al triplo. E si tratta di poveri assoluti, vale a dire persone non necessariamente senza una casa ma che guadagnano troppo poco (o nulla) per poter avere una vita dignitosa”.

Alleanza contro la Povertà in Italia: quali sono i oggetti sociali che ne fanno parte?

“Siamo 36 organizzazioni. Oltre alle Acli, aderiscono all’Alleanza contro la Povertà in Italia: Action Aid, Anci, Azione Cattolica Italiana, Cgil, Cisl, Uil, Cnca, Comunità di Sant’Egidio, Confcooperative, Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, San Vincenzo de Paoli, Forum Nazionale del Terzo Settore, Save the Children, Umanità Nuova – Movimento dei Focolari, Adiconsum, Arci, Fondazione Banco Farmaceutico, CSVnet – Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato, Confederazione Nazionale delle Misericordie d’Italia, CNOAS, Croce Rossa Italiana, Focsiv, Don Orione, U.N.I.T.A.L.S.I. e la Comunità Papa Giovanni XXIII.
Nel 2017 siamo stati protagonisti dell’entrata in vigore del reddito di inclusione (REI). Alleanza Contro la Povertà è una delle poche reti che non si raggruppa su un credo politico, ma su un tema specifico trasversale: la lotta alla povertà. E, nel 2017, tutti convergemmo sull’importanza di istituire il reddito di inclusione (REI)”.

Cosa è il REI?

Una misura di contrasto alla povertà dal carattere universale condizionata alla valutazione della condizione economica. Il REI si componeva di due parti: un beneficio economico, erogato mensilmente attraverso una carta di pagamento elettronica (Carta REI), e un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa volto al superamento della condizione di povertà.

Quali sono le 8 proposte di Alleanza contro la Povertà in Italia?

Ci siamo concentrati per le nostre proposte sul Reddito di Cittadinanza (RdC), perché è attualmente lo strumento in vigore per contrastare la povertà.
Le prime proposte riguardano l’accesso.
Una recente analisi della Caritas ha dimostrato che solo la metà dei poveri ricevono il RdC. Questo significa che ci sono eccessive difficoltà ad accedere al sostegno.
Nello specifico: procedure burocratiche troppo complicate e requisiti troppo stringenti.
Per esempio, uno straniero in regola per accedere al RdC deve dimostrare di vivere in Italia da almeno 10 anni; oppure, una persona che ha una seconda casa è escluso automaticamente anche se l’immobile non riesce a venderlo (e perciò rappresenta una spesa e non un guadagno).

Quali sono le altre vostre proposte?

Le altre proposte riguardano l’importo economico del RdC: va bene solo per i singoli, ma non per le famiglie numerose con 3 o più figli. Le scale di equivalenza sono pensate male.
E poi le politiche attive del lavoro sono ancora piuttosto deboli.
Noi chiediamo che si possa cumulare almeno in parte il RdC con il reddito di lavoro, quando quest’ultimo è particolarmente basso e/o solo stagionale. Al fine di far arrivare il lavoratore ad avere un reddito mensile dignitoso.
Infine, è necessario aumentare il sussidio: è cresciuta l’inflazione e il costo della vita ma non è cambiato l’importo del RdC.

Crede che il nuovo Governo dovrebbe riformare il Reddito di Cittadinanza e perché?

Sì, andrebbe modificato per venire incontro alle esigenze reali delle persone. Ed essere più accessibile ad una platea più ampia di quanto non lo sia ora. Il RdC viene erogato a 1,4 milioni di persone; uno per nucleo familiare. A questi 5 milioni e 600 mila poveri bisogna dare dunque una risposta in più. Che non sia solo il lavoro.
Chi può lavorare, infatti, dovrebbe essere aiutato a trovare un lavoro con uno stipendio dignitoso e che non sia precario. Ma molti poveri non sono in grado di lavorare.
Basta andare in un dormitorio pubblico per rendersi conto che la povertà si accompagna spesso a molte altre problematiche: disabilità fisiche o psichiche, dipendenze, semi analfabetismo, etc. Insomma, la povertà quasi mai si accompagna da sola.

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Foto: facebook.com

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La Bradipo Notizia ritorna domenica 27 novembre

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One Comment

  1. Gaudenino Marabisso Reply

    Condivido li pienamente le preoccupazioni sottolineate.
    La più grave preoccupazione è per i poveri che sono ingiro, senza capacità di fare conoscere la loro situazione, finiscono nei pronto soccorso dove vengono rigettati, non c’è un organo di accoglienza specifica del pezzente! È un problema difficile, ma lo stato non può ignorarlo, lasciando che muoiono sul marciapiede.

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