Quando c’è un’emergenza si torna sempre all’essenziale… come si sono gestite le emergenze in passato? I governi stanno da anni demolendo le emittenti nazionali in Onde Corte e questa non è mai una bella notizia perché ancora oggi la tecnologia analogica ha ancora molto da dire.
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Visto il difficile periodo, questo mese ho accantonato le idee di articolo che già avevo e ho deciso di scrivere qualche pensiero. Quando c’è un’emergenza si torna sempre all’essenziale cioè alle sensibilità religiose, politiche o semplicemente alla vita di tutti i giorni. Non è il caso specifico del coronavirus che compare nell’epoca del digitale affermato. Ma come si sono gestite in passato le emergenze? Se le grandi emittenti nazionali rappresentano gli organi principali del corpo le piccole radio e tv sono la spina dorsale della nostra Italia e i nervi periferici. Centinaia di ore a diretto contatto con gli avvenimenti, operatori del video e giornalisti spesso mal pagati ma orgogliosi di stare lì dove c’è la necessità di tener informate le persone. Ecco perché vorrei innanzitutto ringraziare questi lavoratori che spesso sono anche degli eroi perché assieme alle forze dell’ordine e ai volontari della Protezione Civile rischiano per non far rischiare tanti altri. Nel caso dell’alluvione del novembre 2014 che ha colpito Chiavari, ad esempio sia Entella Tv che TeleradioPace hanno svolto un compito insostituibile. E nonostante dai centri nazionali di produzione siano “calati” tutti i network queste emittenti locali hanno dato un supporto ai soccorritori. Questo perché le reti locali hanno un duplice ruolo, da un lato porgono un aiuto concreto alla gente colpita e ne alleviano il senso di abbandono e dall’altro danno notizie affidabili e documentate a professionisti e volontari dei servizi di emergenza. Esse conoscono infatti bene i luoghi, godono di buona reputazione e hanno un’alta capacità di vagliare le tante informazioni. A livello regionale sicuramente ha un ruolo importante l’emittente genovese Primocanale che con le sua affiliate riesce a coprire tutto il territorio specialmente durante le allerte rosse. Il nostro belpaese purtroppo è spesso in scacco da frane, terremoti ed eventi alluvionali e grazie alle emittenti locali ci si sente meno soli. Un esempio di senso civico e rispetto umano è stato quello dello spazio concesso da decine di radio e tv, nella triste occasione del terremoto in Abruzzo, per mandare in onda lo spot che sollecitava aiuti per le popolazioni colpite. E che dire invece del supporto che diedero le radio piemontesi durante l’alluvione del 1994? Grazie a loro le vittime furono sicuramente ridotte, ad Asti Franco Musso per 15 ore di fila non spense il microfono di Radio Cnr, lanciando notizie, appelli, e raccogliendo le segnalazioni. Renato Lopena su Radio Gold di Valenza parlò per 48 ore no stop, Radio Cosmo di Alessandria continuò la diretta fino a quando l’acqua ne devastò gli studi. Nel 1980 fu la voce di Radio Alfa a farsi sentire nel caos del terremoto dell’Irpinia. Raccontò la tragedia non solo in termini giornalistici, ma soprattutto si rese operativa non stop diventando un ponte necessario per il coordinamento delle operazioni logistiche in quelle fredde e terribili settimane. Quella radio funzionò anche da ponte radio per i soccorsi accompagnando musica classica in sintonia con la delicatezza e drammaticità di quei giorni di scavo tra le macerie per ritrovare brandelli di vite smarrite, interrotte, a volte tragicamente finite. Andavano in onda brani musicali composti ed eleganti che facevano da intervallo a comunicazioni ed indicazioni stradali per quanto riguardava i soccorsi, ma anche agli appelli per la ricerca di persone scomparse o irreperibili, grazie al contributo dei radioamatori. Detto questo aldilà delle sigle o del periodo quello che contraddistingue la nostra nazione è il numero di emittenti e necessariamente di persone che ogni giorno sono “sul campo” per raccontare le realtà locali spesso lontane da interessi economico-mediatici. C’è poi un altro argomento a cui vorrei accennare: ormai siamo diventati tutti digitali e al progresso non ci si può opporre però se per qualche motivo ci fosse un black out e saltassero tutti i collegamenti audio e video cosa faremmo? Non siamo più abituati a rimanere senza segnale! E allora ecco che la piccola radio a pile ci potrebbe aiutare nei momenti di difficoltà, già quella scatolina che riceve anche segnali da lontano perché oltre alle FM ha ancora le Onde Medie, bistrattate ma sempre utili. Come ancor più utili sarebbero le riceventi in OC perché in caso di mancanza di energia si potrebbero ascoltare l’emittenti che trasmettono in Onde Corte da molto lontano. Purtroppo anche i governi stanno da anni demolendo le emittenti nazionali in Onde Corte e questa non è mai una bella notizia perché ancora oggi la tecnologia analogica ha ancora molto da dire. Riflettiamo e teniamo in casa una radiolina con alimentazione anche a batteria, ci potrebbe servire in caso di calamità o di allerte rosse. Buona vita… passeremo anche il brutto momento del coronavirus!
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Foto: eastside-fm.jimdofree.com – torino.corriere.it
Libere Frequenze ritorna giovedì 26 marzo
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