Emozionante è il giorno in cui ti tolgono le rotelline… pedalando verso l’orizzonte della vita che ti attende.
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⇒ di Guido Bigotti ≈ Diario Della Bicicletta
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È un’emozione che io non ho vissuto, perché secondo i miei genitori le rotelline non erano dignitose per un uomo, e allora la mia bici non le ha avute mai.
Gli avevo fatto notare che io non ero un uomo, ero ancora un bimbo, e se continuavo a cadere e spiaccicarmi sull’asfalto rischiavo di non crescere proprio. Ma loro rispondevano che è cadendo che si impara, la bravura è come un profumo nell’aria, solo che invece del naso lei ti entra dentro da ferite e sbucciature. E mi sa che avevano ragione, perché ci sono voluti parecchi lividi ma alla fine ho imparato benissimo, e andare in bici è diventato per me naturale come bere un bicchiere d’acqua. Anzi, come respirare, come il battito del cuore: qualcosa che succede da sé mentre tu non ci pensi e fai altro.
E l’altro che facevo io, in bicicletta, era leggere.
Sì, leggere, che come la bici era una mia grande passione. Lo so che tanti si sarebbero consumati nella scelta, ma perché dovevo rinunciare a un giro in bicicletta o a un fumetto emozionante, quando potevo mettere insieme queste due meraviglie?
Allora via, pedalavo e intanto leggevo, e così sulla mia bici ho attraversato i paesi coloratissimi vicini alla mia città, tra i grattacieli dove si arrampicava l’Uomo Ragno e i fulmini del martello di Thor, lungo i luoghi del mistero di Dilan Dog e verso gli orizzonti infiniti dove cavalcava Tex, lui in sella e io sul mio sellino e sono arrivato a leggere pure il giornale, che è grande e indomabile nel vento, ma poi impari a piegarlo per bene sul manubrio e non c’è più problema.
Al mio paese ormai ero famoso. Passavo davanti all’alimentari della sig.ra Maria e lei usciva a dirmi bravo, i vecchi al bar urlavano come se passasse il Giro, le auto suonavano il clacson salutando. Ero una specie di attrazione del circo insomma, come la donna barbuta, come l’uomo con due teste, io ero il piccolo lettore su due ruote.
Poi, di colpo, lo spettacolo è finito. Cioè, io non ho smesso mai, anzi adesso in bicicletta rileggo, ma oggi questo non ha più niente di stupefacente: con gli smartphone in mano, ormai fanno tutti come me.
A piedi e in bici, ma pure in auto e sui camion, si viaggia leggendo e scrivendo con gli occhi fissi al telefono, così impegnati che la strada là davanti non esiste più.
Oggi insomma uno che legge mentre pedala non solo non ti stupisce, ma non lo vedi proprio. Non lo vedresti nemmeno se invece di leggere si mettesse a ballare sul sellino, e nemmeno se all’incrocio attraversa la via. Solo un sobbalzo mentre ci passi sopra, poco meno di un dosso. Alzi lo sguardo per un attimo, e la strada là davanti è libera, il viaggio continua, continuano i messaggi e le foto e le faccine buffe.
L’unico che non continua è lo spettacolo del lettore in bicicletta, che invece finisce lì. Perché puoi sopravvivere senza due rotelline ai fianchi della bici, ma è più complicato con quattro ruote giganti che ti passano addosso. Mentre il mondo tira dritto con gli occhi bassi, e dove va io non lo so e non lo sa nessuno. Solo il navigatore…
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Foto: pixabay.com Prossimo Appuntamento: Giovedì 17 dicembre
Spettacolarmente descritto come sempre.
6 forte.
Poetico, nostalgico…tocca il ❤️. Bravo Guido!
…..i bei tempi romantici che ho iniziato con le rotelle ( sono felice di quel passaggio indimenticabile verso la libertà ) ora a volte li vivo con timore e rabbia per chi non rispetta la propria e altrui sicurezza
Sono contenta di non averti incontrato mentre leggevi in bicicletta! Avrei avuto paura che cadessi. Anche ora, quando per esempio vedo i ciclisti che vanno senza mani, mi assale l’ansia, forse perché mi hanno inoculato la famosa storia di Pierino che alla fine si trovava senza denti….
Però bella questa romantica storia del passato, che ambiento in un mondo libero dall’assalto delle auto.
Ciao Guido, grazie!