di Giuseppe Rissone pixabay.com
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Uno scatolone, giochi e un librone, una storia che arriva da lontano…
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Elia passeggiava mano nella mano con la sua compagna Giada, amavano passare il loro fine settimana tra fiere e mercatini, spesso non compravano nulla, era una scusa per uscire dalla città, per pranzare in qualche caratteristica trattoria. Lo facevano spostandosi in treno, spesso decidendo all’ultimo momento, un’occhiata a orari ed eventi, e la decisione veniva presa.
Con loro portavano sempre i loro piccoli pargoli, Irene di 3 anni e Lorenzo di 10.
In una di queste uscite, in un piccolo paesino di montagna, dove le stradine erano un fluire continuo di persone, Elia fu attratto da una scatola di cartone, al suo interno giochi, carte, i chiodini della Quercetti, una scatola di latta contenente mattoncini della Lego, e poi in fondo un enorme quadernone dalla copertina di cartone di color blu, dalla scatola usciva un forte odore di muffa, segno che essa era rimasta molto tempo dimenticata in qualche vecchia cantina.
Giada iniziò a essere impaziente, non capiva tutta quell’attenzione per quella scatola da parte di Elia.
Elia prese il quadernone tra le mani, aprì e al suo interno trovò un foglio con un breve scritto… quello che segue è la mia storia, la mia infanzia e parte della mia adolescenza, sì un po’ romanzata, ma non troppo, mi sono divertito a scriverla e poi stamparla in un’unica copia, non ho avuto il coraggio di proporla a qualche editore, però forse i casi della vita porteranno questo librone in mano a qualcuno che non vorrà solo leggerlo…
Elia alzò gli occhi dallo scritto, non si era nemmeno accorto che Giada se ne era andata…
Scusi quanto vuole per questo libro?
Quale libro?
Quello che ho trovato in questa scatola!
Ah la scatola con i giochi, io vendo i giochi singolarmente oppure tutti insieme, del libro non me ne ero nemmeno accorto, mi ha portato tutto un ragazzo in cambio di 20 euro. Quindi per il libro non saprei, guardi mi dia 30 euro, tanto per recuperare la spesa.
Elia estrasse dal portafoglio le banconote e le porse al venditore, era sicuro di aver fatto un affare, il libro era pesante, a contarle sembravano quasi duecento pagine, lo aprì e incominciò a sfogliarlo, era una sorta di diario diviso per fasi d’età, alzò gli occhi dalle pagine e solo in quel momento si accorse che Giada non era più vicina a lui, si mise il librone sotto il braccio e iniziò a cercarla. Impiegò oltre un quarto d’ora, la vide intenta a rovistare in un mucchio di camicette bianche, la toccò leggermente sulla spalla, Giada si girò di scatto… era ora, quando ho visto che non ti staccavi da quella scatola, ho capito che sarebbe stata lunga, così ho preferito lasciarti da solo e proseguire… …vedo che hai fatto acquisti, che cos’è quel libro sotto il braccio? Elia raccontò a Giada quello che aveva letto nel foglio interno, mentre lo raccontava si sentiva emozionato e curioso di iniziarne la lettura.
La sera appena giunti nel cortile della loro villetta, Elia prese il librone, di cenare non aveva voglia, disse a Giada che si sarebbe accontentato di qualche stuzzichino con un calice di vino bianco, Giada l’ho accontentò – Irene e Lorenzo si erano addormentati nel viaggio di ritorno sulle rispettive gambe dei genitori – Elia in attesa iniziò a leggere…
Ebbene sì, sono nato anch’io, sono venuto al mondo di domenica, alle ore 12, quindi in una giornata dedicata al riposo e a un pranzo più succulento del solito. Sono sicuro, che dalle case uscisse un volo di profumi, dal ragù, agli arrosti e per finire fumanti torte.
Scusate non mi sono presentato, mi chiamo Eugenio, sto scrivendo questa storia alla soglia dei sessant’anni, ho deciso di mettere su carta la mia vita da zero a quattordici anni. Il perché è presto detto, la scrittura è terapeutica, almeno per me, non mi pongo nessun obiettivo particolare, pubblicazione o riscontri, l’importante è fare pace con la mia infanzia e adolescenza, nulla di tragico, però ho ancora oggi la sensazione che non mi sia stata data la possibilità di viverla completamente, troppi divieti.
Ritorniamo al giorno della mia nascita, da dove, sarà banale, tutto parte…
Elia chiuse il quadernone, sorseggiò ancora un po’ di vino, si alzò e si accese una sigaretta, qualcosa gli diceva che quella storia non era per lui sconosciuta… In pochi giorni finì le 200 pagine e capì che quella poteva, anzi no… era – e di questo aveva quasi certezza – la storia di suo nonno materno, non aveva avuto il piacere di conoscerlo, però dai racconti di sua madre aveva capito che non avrebbe potuto fare altro che amarlo…
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Le Microstorie ritorna mercoledì 10 novembre
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