In questi giorni dove siamo costretti a rimanere il più tempo possibile in casa, come redazione abbiamo deciso di raccogliere impressioni e riflessioni su cosa succede nelle nostre città. Augurandoci che questo spazio abbia breve durata, proseguiamo, in questo secondo appuntamento, con un contributo di Giuseppe Rissone di Torino.
—
Sono sincero, faccio fatica a elaborare un pensiero – non dico originale, quantomeno non banale e scontato – su queste giornate d’isolamento. Appena tre settimane fa, scrivevo nel mio appuntamento con Piccole Storie Quotidiane, con il titolo Tempo Sospeso, una serie di pensieri che definirei ottimistici, paragonando l’epidemia corona virus a tante altre epidemie come le morti sul lavoro, l’influenza, i morti di cancro… e in parte penso che sia così. Questo virus minuto per minuto non mi piace, non aiuta e crea ansia, e il mio personale consiglio è di “isolarvi” il più possibile dai numeri, e dalle notizie non controllate; sfogliando giornali e seguendo – pochissimi – programmi televisivi, si leggono e si ascoltano posizioni apocalittiche come “non ne usciremo mai” passando per un ottimismo a elevata potenza “siamo fuori dal tunnel”. A quale posizione credere?
Le mie certezze – o quantomeno i pochi punti fermi e chiari – si sono frantumate in una moltitudine di schegge come uno specchio che cade con fragore all’improvviso al suolo.
Sono chiuso in casa da oltre dieci giorni – le mie uniche uscite sono quelle dedicate per fare provviste – non la chiamo “spesa” – buttare l’immondizia e ritirare corrispondenza – detto questo non credo che a voi lettori interessi molto come passo le mie giornate. Ho deciso così di proporvi la lettura di un breve racconto scritto alcuni anni fa, e adattato alla situazione che stiamo vivendo, ma non troppo, la sorpresa è stata grande nel rileggerlo, avrei potuto scriverlo proprio in questi giorni, in realtà risale al 2012.
—
Dio Davanti Alla Finestra
—
Sono seduto sulla mia comodissima poltrona davanti alla finestra, guardo fuori e analizzo con lentezza quello che vedo.
Case, alcune sono terribili invenzioni architettoniche, altre sono passabili, poi se abbasso lo sguardo ne vedo alcune più piccoline, nel cortile di una di queste ci sono alcuni alberi da frutta.
Mi domando di che qualità sarà quella frutta, generata da alberi di città. Dove a pochi metri scorre un lungo corso trafficatissimo, un’enorme fabbrica, e di conseguenza lo smog non manca… anche se gli esperti dicono che in questi giorni da pit stop, l’inquinamento è calato vertiginosamente, questo mi fa pensare che anche nei periodi brutti si materializzano eventi positivi…
Adesso mi alzo, faccio il giro dell’isolato e vado a suonare il campanello e chiedo al proprietario scusi di che qualità è la frutta dei suoi alberi?
No, forse sto esagerando, non posso farlo, cosa scrivo sul modulo? Uscito per sapere che tipo di frutta produce l’albero del mio vicino? L’ammenda non me la toglie nessuno, potrei andare facendomi accompagnare da un cane, ma non ne possiedo, potrei chiederne uno in prestito alla mia vicina…
Riprendo a scrutare lo spazio che la finestra mi offre, alzo lo sguardo, il cielo è tersissimo, ogni tanto passa un aereo, sempre nella stessa direzione, pensandoci bene è quella dell’aeroporto, già ma quando partono dall’aeroporto dove passano? Non ne vedo mai nessuno nella direzione opposta.
Adesso mi alzo, chiama il centralino e chiedo scusi da dove passano gli aerei quando partono dal vostro scalo?
No, potrei passare come scocciatore seriale, e non credo che ci sia qualcuno disposto a rispondere, però dovrei farlo…
Riprendo ad ammirare il cielo, già il cielo, che cosa posso vedere in quella distesa celeste, o meglio che cosa posso cercare? Come non averci pensato prima, potrei cercare Dio, concentrandomi fino a bucare la volta, scusate, mi sono fatto prendere la mano, bucare il cielo è sinonimo di onnipotenza, direi che è più corretto scrutare con attenzione…
Torno a cercare Dio… se io credo nel Dio di Gesù Cristo, sono cristiano, se credo in quello di Buddha, sono buddista, se credo in quello di Maometto, sono Mussulmano, se non sono ebreo e credo come loro in Dio e basta, cosa sono?
Teista?
Credo fermamente nell’esistenza di un Essere supremo tanto buono quanto potente, il quale ha formato tutti gli esseri, perpetua la loro specie, punisce non senza crudeltà i delitti e ricompensa con bontà le azioni virtuose… credo quindi in una divinità unica e trascendente che con Cristo e la Bibbia non ha nulla a che fare?
Forse è meglio che smetta di guardare il cielo, e riprenda a osservare quello che vedo dalla mia finestra: se guardo bene nella casa sulla sinistra, vedo piccoli balconi e finestre, cucinini e bagni.
I balconi sono usati per stendere, sino a poche settimane fa non vedevo nessuno seduto o intento a prendere un po’ d’aria, e di bambini nemmeno a parlarne, in effetti, il panorama non è un granché e lo spazio è alquanto angusto…
Quando ero piccolo, il balcone ero lo spazio dei giochi, delle chiacchierate con i vicini, oppure nella bella stagione era naturale sedersi fuori per prendere il fresco… In queste giornate di reclusione forzata, il balcone è ridiventato protagonista, si canta, si balla, si gioca, si applaude, si appendono striscioni con pensieri ottimistici.
Ricordi affollati affollano la mia mente… quasi quasi vado nuovamente alla ricerca di Dio, io credo in Dio, credo!
A pensarci bene il credere non basta, manca di certezza, credere non è fede, Dio per me esiste… questo dice la mia vita!
Stop, sto perdendo il filo… dunque io ho fiducia in Dio poiché è presente nella mia vita?
Niente da fare, non riesco a fare un ragionamento semplice e logico su questo argomento, forse perché la fede non è logica, è pazzia?
Mi alzo dalla poltrona, appoggio entrambi i gomiti sul davanzale, ecco da qui ho un’altra prospettiva, vedo il cortile… vuoto, quasi vuoto, bidoni dell’immondizia, tanti bidoni perché facciamo la differenziata.
Il cortile che ricordi, i cortili della mia infanzia erano pieni di voci, di giochi senza giocattoli, di strani personaggi, di corse, di litigate, di amori, adesso sono vuoti, di un vuoto che fa male allo stomaco.
Ma dove sono i bambini? Saranno meno di una volta, però ci sono, dove vanno a giocare i bambini di oggi, a ore nei giardini, con tanti giochi che non fanno giocare, così si riducono a sedersi su una panchina, senza parlarsi e con in mano una sorta di protesi con cui relazionarsi, relazione?
Stop… relazionarsi vuol dire partecipare a una realtà, cioè con un essere, e vogliamo forse chiamare essere degli oggetti? No no, non ci siamo…
Sono stanco, si stanco, da molto tempo sono stanco, una stanchezza che sale al mattino quando scendo dal letto e si affievolisce col passare delle ore, ma non sempre del tutto…
Perché sono sempre così stanco, ecco adesso avrei bisogno di Dio, gli porrei questa semplice domanda perché mi hai reso così stanco? Non devo anch’io sopportare i pesi della vita? Quindi avere forza fisica da spendere? Invece no, sempre stanco, forse una risposta logica c’è e non avevo bisogno di scomodare Dio.
Ebbene sì, quando avevo circa nove anni, una semplice influenza mal curata si è trasformata in qualcosa di abbastanza grave, tale da bloccarmi nel letto per oltre tre mesi.
Buchi nel sedere, tali da trasformarlo in una grattugia, mi hanno salvato, per essere preciso mi ha salvato un giovane dottore, che chiamato da mia madre, ha preso con serietà e professionalità la mia situazione, riportandomi lentamente alla vita, però non ha potuto far nulla nel mio blocco della crescita, era impossibile chiedergli di più, ha dato la possibilità a una macchina vicina alla demolizione, di riprendere a camminare, non certo a correre…
Nelle mani di quel giovane dottore, era già all’opera Dio, che più volte ha deciso di prendermi quando stavo per cadere definitivamente e rimettermi in piedi. E’ anche in questi giorni cupi, sono sicuro che Dio sta operando, qualcuno potrebbe obiettare, perché non opera per fermare tutto questo, domande che più volte l’umanità diversamente credente si è fatta, pensate al Dio è morto a Dov’è Dio? Domande credo legittime, non chiedete a me la risposta, io dico semplicemente che guardando dalla mia finestra Dio c’è, è opera nelle tante mani che con piccoli o grandi gesti rendono le nostre giornate proiettate al domani, e perché non immaginarlo migliore di quello pre Corona Virus… Oggi nel cortile di casa mia sono apparsi un piccolo gruppo di bambini, hanno giocato per alcuni minuti a pallone, ho sperato che tutto questo non rimanga un’eccezionalità ma la regola per il dopo isolamento… E anche voi guardate dalla finestra, guardate oltre al vostro spazio abitativo, guardate – se volete – alla ricerca di Dio, guardate in ricerca dell’altro, anche così si combattono i virus di vario tipo, e alla fine suonerò il campanello al mio vicino di casa per chiedergli come sono i suoi frutti, e chissà che non me ne offra uno…
—
GIUSEPPE RISSONE
Foto: Guido Bigotti – Giuseppe Rissone
Diario Dell’Isolamento ritorna mercoledì 25 marzo
Lascia un commento