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La regola – imposta – della nostra quotidianità? Buttare non riparare…
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Provate a pensare qual è la regola della nostra quotidianità, che investe oramai ogni angolo del mondo? Sono curioso di sapere cosa avete pensato. La mia risposta è quando: qualcosa si guasta non si ripara ma si butta. Tutto questo oltre ad avere un impatto sul nostro portafoglio, incide in termini di inquinamento, e ha cancellato tutta una serie di figure occupazionali presenti in ogni città sino a una quindicina di anni fa.
L’idea di usare e poi dopo poco buttare mi fa inorridire, però è la regola, una regola imposta dall’idea che siamo dei numeri da usare e indirizzati al consumo usa e getta, e questo non vale solo per gli oggetti ma anche per il cibo.
Si può resistere a tutto questo? Non è semplice ma non impossibile. Mi sono imbattuto in alcune storie che fanno ben sperare:
– ho avuto modo di ascoltare persone che non sentono la necessità di possedere uno smartphone e si ribellano quando questo non possesso limita la propria vita quotidiana.
– ho avuto modo di toccare con mano buone pratiche di riciclo e risparmio in enti pubblici e privati.
– ho avuto modo di conoscere la storia di una donna inserita nell’ingranaggio del successo, del possedere cose sempre più costose, che ad un certo punto della sua vita si accorge di recitare una parte e abbandona tutto e torna tra le sue montagne, oggi è una felice margara in Valsesia.
– ho avuto modo d’incontrare, nella figura di una cameriera – una di quelle che l’idea imperante vorrebbe far tornare al proprio paese – che capovolge le regole anche a lei imposte, indicando ai fruitori del locale come non sprecare e come spendere di meno ottenendo lo stesso servizio, immagino che sia meglio non far sapere tutto questo al suo datore di lavoro, salvo sorprese, credo che non apprezzi.
Piccoli – ma indispensabili – raggi di sole dove non comanda il profitto a tutti i costi.
Aggiungo una piccola postilla, in occasione delle elezioni politiche dello scorso 25 settembre, nel mio seggio ho notato due cartelli dove anziché esserci scritto – come mi sembra essere sempre stato – Uomini e Donne era scritto Maschi e Femmine, forse in omaggio al luogo, oppure la vecchia versione è stata cassata per non rendere omaggio ad una trasmissione – si fa per dire – televisiva, di una rete che fu di un candidato che si ripresenta con il solito foglio in mano…
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Ho scelto come titolo di questo appuntamento: Contro gli elefanti, non ho nulla contro questi simpatici pachidermi, ma ho collegato la loro grandezza con chi condiziona le nostre vite, e come ben si sa l’elefante può essere sconfitto da un topolino, quindi tanti topolini sparsi sul pianeta possono fare la differenza. Per i più curiosi la foto è stata scattata nella piazzetta prospiciente l’ingresso del Palazzo Reale di Torino.
Ho avuto il piacere di incontrare la storia di una “topolina” nel film Nevia, pellicola del 2019 con la regia di Nunzia Di Stefano e ambientato in un campo di container a Ponticelli, costruiti dopo il terremoto del 1980.
La protagonista ha 17 anni: troppi per il posto in cui vive e dove è diventata grande prima ancora di essere stata bambina. Minuta e acerba, è un’adolescente caparbia, cresciuta con la nonna Nanà, la zia Lucia e la sorella più piccola, Enza. Nevia cerca di farsi rispettare in un mondo dove nascere donna non offre nessuna opportunità, anzi: lo sa, e si protegge da quella femminilità che incombe su di lei nascondendosi dentro vestiti sportivi e dietro a un atteggiamento ribelle. Le sue giornate trascorrono tutte uguali, tra piccoli lavoretti e grandi responsabilità, i contrasti con la nonna e la tenerezza per la sorella. Finché un giorno l’arrivo di un circo irrompe nella quotidianità della ragazza e la sconvolge, offrendole una via d’uscita.
Il circo può essere visto come una metafora, la possibilità di cambiare la trama della propria vita, e in questo mondo mercificato non posso che augurare a tutti voi di trovare il proprio circo, domando gli elefanti capitalistici e amando quelli veri.
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Foto Giuseppe Rissone
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Piccole Storie Quotidiane ritorna mercoledì 2 novembre
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Lucida, esaustiva, profonda riflessione. Deve entrare nel nostro quotidiano di piccoli topolini contro i “pachiderma” odierni non di natura zoologica.