Le cose che si chiudono e quelle che rimangono aperte
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⇒ diJoshua Evangelista ≈ Marcatura A Uomo
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Tutti i punti di una circonferenza hanno uguale distanza dal centro. E’ la condizione fondamentale affinché un cerchio si chiuda. Penso a questo guardando le onde sbattere contro le rocce di Nervi, nello strapiombo della passeggiata dedicata ad Anita Garibaldi. Qualcuno ricorderà che l’ultimo post di questa rubrica era incentrato sull’epica della Samp di Vialli e Mancini ed era stato scritto dai caruggi di Genova. Ecco, quattro giorni fa (l’11 luglio) evidentemente doveva chiudersi un cerchio. Per uno strano caso del destino mi sono ritrovato nuovamente a Genova. Una città che amo ma che generalmente frequento poco.
Eppure per una serie di motivi negli ultimi mesi sono finito spesso a Genova. Ed è capitato lo stesso in questa domenica di sofferenze europee, dacché per noi che ci accendiamo con il calcio la domenica non può che essere una sofferenza.
C’era da vedere la finale degli Europei e dopo una faticosa ricerca sono riuscito a trovare un locale con ancora posti disponibili. Ho prenotato. “Ok, grazie a dopo”. Il gestore del locale mi ha richiamato dopo cinque minuti. “Abbiamo un problema”, mi ha detto con un accento ligure-sudamericano. “Qui, ecco, teniamo tutti per gli azzurri. Certa gente verrà solo per tifare Italia. Se lei tiene per l’Inghilterra… forse è il caso di cercare un altro posto. Quindi, lei cosa tifa stasera?”
Sono domande a cui sono abituato, chiamandomi Joshua in Italia. Ma mi fa sempre sorridere. Sull’esito della partita non ci soffermeremo qui: abbiamo tutti dedicato ogni singolo respiro per esultare. Per le analisi ci sarà tempo. Usciti dal locale, abbiamo trovato la piazza di Nervi in delirio, come è giusto che sia. Dal televisore messo a disposizione della piazza da un barista, abbiamo visto Vialli e Mancini abbracciati, con le lacrime.
“La nostra è un’amicizia che va al di là di tutto perché quella Sampdoria andò al di là di tutto. Oggi si è chiuso un cerchio”, avrebbe detto poi il Mancio ai giornalisti.
E in effetti è difficile non vedere i punti della circonferenza, da quel 20 maggio 1992 in cui la Sampdoria perse la finale della Coppa dei Campioni contro il Barcellona al trionfo di Euro 2020, sempre a Wembley.
In mezzo successi e delusioni. Per rimanere sui fatti recenti, l’esclusione dal mondiale russo, la malattia di Vialli, la pandemia, i record inattesi. Un percorso non banale, eppure ogni punto del cammino aveva evidentemente la stessa distanza dal centro. Dopo qualche insulto al Genoa e all’Inghilterra, la Nervi festante ha dedicato tutte le sue energie a osannare i suoi gemelli beniamini.
Oggi è il giorno dopo. Sono passate solo alcune ore, ma la sbornia da vittoria si è già assopita. L’Europeo si è chiuso ma tante questioni rimangono aperte. Gli insulti razzisti ai calciatori inglesi che hanno sbagliato i rigori non devono essere sottovalutati e ci fanno capire quanto lavoro ci sia da fare sul tema delle discriminazioni (e non sarò mai d’accordo con chi dice che inginocchiarsi è un gesto omologante e inutile, ma riconosco che non basta).
I pensieri vagano disordinatamente per la testa. Ho dormito poco, in questo bel quartiere di ville antiche avvolto dalle palme e dagli aranci e scadenzato dal canto delle cicale. Guardo il mare che sbatte sugli scogli. Le onde sembrano formare tanti piccoli cerchi.
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⇒ Foto: virgilio.it ≈ Marcatura A Uomo ritorna a settembre
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