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Alice nel paese delle meraviglie è una meravigliosa fiaba che nasconde numerosi simboli e significati; un’avventura oltre il tempo animata da personaggi bizzarri.
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Siamo nel 2024 e speriamo tutti in un anno diverso, di pace e prosperità, individuale e collettiva; e all’inizio del 2024; vi parlo di un mondo capovolto attraverso il sogno di una bambina che ci racconta la sua crescita attraverso un’esperienza onirica.
Un mondo capovolto per comprendere e trovare la propria identità.
Alice nel paese delle meraviglie è considerato il capolavoro nonsense di L.Carroll, Lewis Carroll era un tipo piuttosto strano e pare che dimostrasse un forte interesse nei confronti di Alice Lidell, figlia di un amico, che aveva quattro anni quando Charles Dodgson, il vero nome di Lewis Carroll, fece amicizia con i suoi genitori.
Carroll ha scattato infinite fotografie piuttosto inquietanti di Alice e delle sue sorelle, con il permesso e la conoscenza dei suoi genitori, che si sono dimostrati piuttosto ingenui.
Alice nel paese delle meraviglie è una meravigliosa fiaba che nasconde numerosi simboli e significati; un’avventura oltre il tempo animata da personaggi bizzarri.
Gli animali e gli oggetti parlanti nascondono temi più profondi.
In questo viaggio fantastico Alice comprende l’importanza dei cambiamenti, della crescita e della trasformazione. Attorno a lei ogni cosa cambia incessantemente; lei stessa subisce molte trasformazioni fisiche: si rimpicciolisce o cresce a dismisura a seconda delle situazioni.
Durante tutta la storia ad Alice vien spesso chiesto chi sia o da dove venga. Questo costringe Alice a rivedersi e a riflettere su chi sia, cosa fa e da dove venga, imparando a conoscere sé stessa e la sua identità. Dove si confronta con una realtà in cui le norme e le regole del mondo normale sono stravolte
Dice: ”so chi ero quando mi sono alzata stamattina, ma penso di essere cambiata diverse volte da allora” e parliamo di un viaggio di crescita che sfida le convenzioni della società”.
La storia si apre con un personaggio curioso, il Coniglio Bianco, intento a guardare l’ora, irrequieto e ansioso; teme di arrivare in ritardo e teme il giudizio della regina; qui Carroll si lancia in una singolare e divertente metafora della preoccupazione.
Quando Alice entra nella tana del Coniglio scopre un nuovo mondo; scopre, in sostanza, che esiste un altro modo di vedere le cose. Alice scopre che per vedere le cose in modo diverso è sufficiente riuscire a trovare la chiave d’accesso che, in questo racconto, è rappresentata simbolicamente dall’ingresso della tana.
È un coniglio bipede di colore bianco con gli occhi rosa. Porta un panciotto nel quale tiene un orologio da tasca.
Interessante la cerimonia del tè senza tempo.
I protagonisti sono la Lepre Marzolina, il Cappellaio Matto e un ghiro, che sta dormendo; parliamo di una situazione folle dove l’orologio segna il tempo in modo bislacco fermo alle 18.00 da sempre; i commensali continuano a cambiare posto e a versarsi altro the come se fossero sempre le sei in punto.
“Ma che succede quando tornate al punto di partenza?” chiede Alice.
La domanda rimane senza risposta.
Sono strambi e giocano agi indovinelli che non risolvono
Alice e la Duchessa disquisiscono sull’essere se stessi e “del non immaginarsi diverso da come potresti apparire” e del senso dell’esistenza e qui Carroll richiama alla saggezza parafrasando una poesia di Robert Southey che ci racconta di un vecchio che sta ritto a testa in giù, mangia anche senza denti, è agile anche se grasso e alla fine si stufa di rispondere alle domande di un giovane minacciando di sbatterlo fuori a calci.
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Alice recita:
“Sei vecchio, caro babbo” — gli disse il ragazzino —
“sulla tua chioma splende — quasi un candore alpino;
eppur costantemente — cammini sulla testa:
ti sembra per un vecchio — buona maniera questa?”
“Quand’ero bambinello” — rispose il vecchio allora —
“temevo di mandare — il cerebro in malora;
ma adesso persuaso — di non averne affatto,
a testa in giù cammino — più agile d’un gatto.”
“Sei vecchio, caro babbo” — gli disse il ragazzino —
e sei capace e vasto — più assai d’un grosso tino:
e pur sfondato hai l’uscio — con una capriola;
“dimmi di quali acrobati — andasti, babbo, a scuola?”
“Quand’ero bambinello.” — rispose il padre saggio,
per rafforzar le membra, — io mi facea il massaggio
sempre con quest’unguento. — Un franco alla boccetta.
“chi comperarlo vuole, — fa bene se s’affretta”
“Sei vecchio, caro babbo,” — gli disse il ragazzino, —
“e tu non puoi mangiare — che pappa nel brodino;
pure hai mangiato un’oca — col becco e tutte l’ossa
Ma dimmi, ove la pigli, — o babbo, tanta possa?”
“Un dì apprendevo legge.” — il padre allor gli disse, —
“ed ebbi con mia moglie continue liti e risse,
e tanta forza impressi — alle ganasce allora,
tanta energia, che, vedi, — mi servon bene ancora.”
“Sei vecchio. caro babbo,” — gli disse il ragazzino
“e certo come un tempo — non hai più l’occhio fino:
pur reggi in equilibrio — un pesciolin sul naso:
or come così desto — ti mostri in questo caso?”
“A tutte le domande — io t’ho risposto già,
“e finalmente basta!” — risposegli il papà:
“se tutto il giorno poi — mi vuoi così seccare.
ti faccio con un calcio — le scale ruzzolare” bruco
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Attorno alla Tartaruga, alla finta (zuppa di) tartaruga, si filosofeggia sulla vita e sulla morte, sulla logica e sull’esistenza.
Torniamo al “io esisto”.
Leibniz: “Perché c’è qualcosa e non il nulla?”.
Dodgson diventa Carroll, si immedesima con Alice, e si chiede cosa sia vero e cosa sia falso.
Una domanda che riguarda tutti,
Alice conosce la finta tartaruga con cui si fa la finta zuppa di tartaruga, preparata facendo bollire, assieme a vari aromi, cartilagini di vitello. La Finta Tartaruga ha la testa, gli zoccoli posteriori e la coda di vitello e canta ad Alice la canzone della zuppa.
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Bella zuppa così verde
in attesa dentro il tondo
chi ti vede e non si perde
nel piacere più profondo?
Zuppa cara, bella zuppa,
zuppa cara, bella zuppa,
bella zuppa, bella zuppa,
zuppa cara,
bella bella bella zuppa!
Bella zuppa, chi è il meschino
che vuol pesce, caccia od altro?
Sol di zuppa un cucchiaino
preferir usa chi è scaltro.
Solo un cucchiain di zuppa,
cara zuppa, bella zuppa,
cara zuppa, bella zuppa,
zuppa cara,
bella bella bella zuppa!
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Oggi L. Carroll avrebbe aggiunto il Bradipo.
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Uno dei momenti più belli e lirici del libro è la quadriglia delle aragoste che mi ha coinvolto ed emozionato.
La Quadriglia delle aragoste è un ballo fatto da tartarughe salmoni e foche che si schierano sulla spiaggia ciascuno in coppia con un’aragosta come dama; si cambia aragosta e si torna indietro con lo stesso ordine e poi si scaglia l’aragosta in mare.
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Puoi andare un po’ più in fretta?
il merluzzo fa al serpente,
questo polpo alle calcagna
non mi piace proprio niente.
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Tartarughe e aragoste
già le vedi in lontananza
come a dirti “Su anche tu
prendi parte a questa danza.
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Vuoi, non vuoi, vuoi, non vuoi,
vuoi unirti a questa danza?
Vuoi, non vuoi, vuoi, non vuoi,
vuoi unirti a questa danza?
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Tu non sai quanto sia bello
farsi prendere e scagliare
anche tu con le aragoste
più lontano, in mezzo al mare.
Ma il serpente gli rispose:
“Dove son mi basta e avanza
Grazie mille ma sto bene
anche senza questa danza.
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Non vorresti, non potresti,
non vorresti, non potresti,
non vorresti unirti a questa danza.
Non vorresti, non potresti,
non vorresti, non potresti,
non vorresti unirti a questa danza.
Cosa importa dove andiamo?
l’altro subito gli fa.
Ogni mare c’ha die rive:
una qua, l’altra di là.
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Più sei lungi d’Inghiterra
più vicino sei di Franza…
quindi su, coraggio, vieni
prendi parte a questa danza.
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Vuoi, non vuoi, vuoi, non vuoi,
vuoi unirti a questa danza?
Vuoi, non vuoi, vuoi, non vuoi,
vuoi unirti a questa danza.
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E’ un correre senza fine
alla ricerca di se stessi
fra fiocchi di neve
e primavere lontane
di infanzia programmata
lungo un percorso stabilito
di strade e bivi incerti
in totale introspezione.
Si sciolgono le nuvole
in pioggia,
la terra odora di bagnato
di stagione in stagione,
tra corsi e ricorsi storici
fumosi.
Alice simbolo sottile
di confini indecisi
e creature in trasformazione.
Di regina crudele.
Un bruco saggio,
una sala da tè senza tempo,
un indecifrabile filosofeggiare.
La saggezza del vecchio.
La danza delle aragoste.
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©Caterina Oddenino
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Foto: istitutopsicoterapie.com
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Ampio Respiro ritorna giovedì 1 febbraio
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Molte delle favole più famose per bambini nascondono una chiave di lettura esistenziale più profonda e celano anche altri significati, non sempre divertenti .
Grazie per questa bella disamina.