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Tabagismo: dalla cessazione alla riduzione del rischio
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In questo appuntamento, pongo alla vostra attenzione il tema del tabagismo, grazie come sempre alla relazione di Ernesto Bonini – giornalista, che da oltre sei lustri svolge attività nei settori medico-scientifico, socio-sanitario e socio-assistenziale – e tratta dalle Conferenze organizzate dall’Associazione Più Vita In Salute. Quello che segue è l’intervento del dott. Fabio Beatrice, otorinolaringoaiatra, chirurgo maxillo-facciale e responsabile del Centro Antifumo all’ospedale San Giovanni Bosco di Torino. Buona salute a tutti.
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Tra gli argomenti sul “banco degli imputati” il Tabagismo: dalla cessazione alla riduzione del rischio, trattato dal dott. Fabio Beatrice, otorinolaringoaiatra, chirurgo maxillo-facciale e responsabile del Centro Antifumo all’ospedale San Giovanni Bosco di Torino. Il relatore ha subito ricordato che i tumori capo-collo dipendono non solo dall’alimentazione ma anche e soprattutto dal tabagismo, ossia il vizio del fumo di sigarette (e/o sigari e pipa), tant’é che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) rende noto, anche se sembra scontato, che per la lotta al fumo la prevenzione è la principale azione difensiva. «Le posizioni sul fumo – ha spiegato – in questi ultimi decenni si sono molto evolute: secondo l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) 11,5 milioni di persone in Italia (22%) risultano essere fumatori, e questo vizio voluttuario produce circa 80 mila morti all’anno contro i 1.500 per cause di lavoro e i 3.000 per incidenti stradali. Per smettere di fumare esistono tuttavia delle linee guida, ed è soprattutto utile il consiglio del proprio medico che, purtroppo, viene meno a questo ruolo perché è spesso oberato da incombenze burocratiche. Il consiglio del medico, l’intervento strutturato degli infermieri, un colloquio individuale, una terapia di gruppo ed una eventuale somministrazione di farmaci, sono comunque notevoli supporti per aiutare chi vuole smettere di fumare…».
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Ma allo stato attuale cosa si fa per questi 11,5 milioni di persone “autolesioniste”? Nel nostro Paese sono oggi disponibili 336 Centri Antifumo di cui 307 a cura del SSN, ma i fumatori che si rivolgono a questi Centri sono meno di 16 mila (0,1% del totale), e forse questa “scarsa adesione” dipende in parte dai medici in quanto, secondo il dott. Beatrice, talvolta non sono in grado di fare proposte propositive e/o integrative tanto da responsabilizzare maggiormente il fumatore. Evidentemente smettere di fumare non piace, specie per il fumatore accanito, perché manca una caratteristica che è la compliance ricevente, ossia la capacità di accettare il consiglio del medico giacché la Medicina è una disciplina di aiuto. Il clinico ha fatto riferimento al Progetto Passi (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia), avviato nel 2005 come sperimentazione di metodi utili per la sorveglianza dei fattori comportamentali di rischio e per il monitoraggio dei programmi di prevenzione delle malattie croniche; è un progetto del Ministero della Salute e delle Regioni/P.A. che ha l’obiettivo di mettere a disposizione di tutte le Regioni e Aziende sanitarie locali (Asl) del Paese una sorveglianza dell’evoluzione di questi fenomeni nella popolazione adulta con una peculiarità unica: tarare questo strumento soprattutto per un utilizzo dei dati a livello locale, direttamente da parte di Asl e Regioni. Ma perché la sigaretta fa così male? L’effetto negativo è dato dal processo di combustione (400°-1000° gradi): si liberano agenti ossidanti (catrame, nicotina, monossido di carbonio) che determinano tumori e danni polmonari, oltre ad infarti ed ictus e questi ultimi sono causa di 24 mila decessi/anno in quanto il danno alle arterie è causato dal catrame che altera la superficie dei vasi con la conseguente formazione di trombi tali da ostacolare la normale circolazione del sangue. «Se la tossicità della sigaretta tradizionale influisce non poco – ha aggiunto il clinico – la tossicità del fumo elettronico o alternativo influisce meno, una sorta di abitudine “sana” in quanto è intesa come fumare in forma meno tossica, anche se in realtà non serve a smettere di fumare… tradizionalmente». La sigaretta elettronica (detta anche e-cigarette o e-cig), il cui primo vero brevetto risale al 1965, è un dispositivo elettronico nato con il fine di fornire un’alternativa al consumo di tabacchi lavorati (sigarette, sigari e pipe) che ricalchi le mimiche e le percezioni sensoriali di questi ultimi, ed è usata per diminuire la dipendenza e l’uso di sigarette, pipe e sigari tradizionali.
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Ma poiché la maggioranza dei fumatori che vogliono smettere non vi riescono, è possibile aiutarli? «Fumare – ha spiegato e concluso il dott. Beatrice – è una dipendenza che dà piacere, quindi si tratta di rinunciarvi in cambio di nulla e, per smettere realmente di fumare, occorre un cambiamento che necessita un percorso dovendo recuperare la capacità del cervello di controllare i centri del piacere, ed è riduttivo che suggerimenti di “altra natura” possano sortire un effetto… Da parte di un Centro Antifumo, per sostenerne la cessazione, bisogna capire la situazione clinica del fumatore e l’entità della sua motivazione a cambiare, prospettandogli una strategia per lui accettabile, anche se ciò richiede del tempo». Un contributo alla corretta informazione per smettere di fumare è dato dalla pubblicazione “101 motivi per non fumare” (Ed. Guerini, 2012) a cura dello stesso dott. Beatrice e della giornalista Johann Rossi Mason. Il libro, come si legge in un passo della presentazione, non propone una soluzione facile o una scorciatoia per smettere di fumare, e non è nemmeno un testo contro i fumatori… Racconta in maniera accessibile di come il fumo interferisca negativamente sul 95% degli apparati del nostro organismo, e svela effetti poco noti rispetto all’intelligenza, al comportamento, all’estetica, alle relazioni, alle performance sessuali, e alla possibilità di avere bambini e alla garanzia che nascano sani.
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Immagine: pixabay.com
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Più Vita In Salute ritorna giovedì 11 gennaio
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