L’articolo è stato pubblicato il 31 ottobre 2023
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Elio e le Storie Tese, Anfiteatro delle Cascine, Firenze (17/07/1999) e Teatro Saschall, Firenze (02/03/2002)
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È impossibile condensare in poche righe quello che hanno significato Elio e le Storie Tese nel panorama musicale e culturale italiano degli ultimi quarant’anni.
Nati sui banchi di scuola del Liceo Scientifico Einstein di Milano alla fine degli anni ‘70, su impulso di Stefano “Elio” Belisari, fin dai primi anni ‘80 iniziano ad affacciarsi sui palchi cittadini, prima marginali e quasi di fortuna, poi via via più importanti, iniziando l’estenuante attività dal vivo che ne ha caratterizzato tutta la carriera e che, forse anche più delle registrazioni in studio, è entrata nell’immaginario collettivo come una vera e propria esperienza culturale ai limiti dell’avanguardia.
I concerti degli EelST (da qui in poi, useremo per brevità l’acronimo) sono, infatti, sempre stati intesi come vere e proprie performance collettive, introducendo col tempo personaggi e gag, facendo in modo che ogni esibizione fosse diversa dalle altre: il tutto, sempre sostenuto da una componente musicale impeccabile, grazie alla tecnica mostruosa degli interpreti e alla capacità di costruire brani ed arrangiamenti complessi, pieni di riferimenti e citazioni, in grado di spaziare fra innumerevoli generi, risultando perfettamente sempre credibile in ogni veste.
Gli EslST hanno sempre rifiutato l’etichetta di gruppo “demenziale”: per quanto, almeno agli inizi, abbiano assunto i bolognesi Skiantos di fine anni ‘70 come palese riferimento, hanno sempre trovato estremamente riduttiva questa definizione. Come Roberto “Freak” Antoni, leader degli Skiantos, prematuramente scomparso nel 2014, affiancava a quella musicale una significativa attività letteraria e teatrale, così è stato per gli Elii (altro nomignolo che useremo…), capaci di misurarsi con tutti i media, proponendosi in versioni sempre nuove, mai accomodanti e capaci di spiazzare chi fruiva delle loro performance.
Quando approdano nel 1988 al programma L’Araba Fenice su Italia 1 con il brano John Holmes il più noto pornostar americano di quegli anni, hanno già alle spalle molti anni di esibizioni nei locali milanesi e non solo, grazie all’incredibile circolazione di alcuni bootleg registrati dal vivo, che passano di mano in mano in gran parte del Nord Italia, facendo convergere ai loro Live frotte crescenti di fans, incuriositi da questo fenomeno che sta assumendo connotazione di avanguardia culturale, ben oltre la dimensione puramente musicale. Alla dimensione dissacrante caratterizzata anche spesso da doppi sensi e volgarità, che in fondo non abbandoneranno mai…, si affianca sempre più uno stile musicale raffinatissimo e la maturità nella scrittura dei testi da parte di Elio, pieni di riferimenti non solo alla musica, ma a tutta la cultura moderna e contemporanea, con una tecnica surreale e quasi di decostruzione linguistica degna delle esperienze dadaiste e futuriste degli anni ‘20 del ‘900. Alla pura dissacrazione, si affianca sempre più, col passare del tempo, una dura critica a un certo perbenismo, tipico del provincialismo italiano, con punte di vera e propria contestazione politica, sempre apparentemente stemperata dalla leggerezza dell’ironia.
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Fin dagli esordi, amano giocare con brani musicali altrui, rivisitati con grande rispetto per la composizione musicale ma ghiotta occasione di dissacrante demenzialità: così la hit Beat It di Michael Jackson diventa Bidet, la Maniac colonna sonora di Flashdance di Giorgio Moroder viene reintrerpreta ne La Tenia, l’Aria sulla quarta corda di J.S. Bach (già utilizzata da Piero Angela come sigla del fortunato programma televisivo Quark) diventa la base per la tenera ballata You, che racconta dell’improbabile incontro fra Elio e Rocco Tanica, tastierista e altra vera anima musicale del gruppo. E innumerevoli altri, impossibile citarli tutti….
Questa maniacale attenzione alla ricerca di riferimenti ed alla citazione, porta EelST anche a coinvolgere nei propri dischi tanti altri artisti, per collaborazioni o semplici apparizioni; troviamo così già nei primi album, vecchi amici dei tempi delle serate allo Zelig, lo storico locale milanese, come Claudio Bisio, Diego Abatantuono e Aldo Baglio, ma anche insospettabili musicisti come ad esempio Riccardo Fogli, Edoardo Vianello, Enrico Ruggeri, Giorgia, Le Mystère des Voix Bulgares del Pipppero (ribattezzato Coro femminile di stato della radio e televisione bulgara…), fino all’inimmaginabile (ma non per gli Elii…) apparizione del mito della Weast Coast americana James Tayor, che in First Me, Second Me (The Pick of The Mountain) First Me, Second Me si presta a cantare un improbabile testo inglese tradotto in modo letterale, quindi inevitabilmente sgrammaticato, ma perfettamente interpretato alla sua inconfondibile maniera. Lo stesso Taylor che chiederà a Tanica di accompagnarlo in un breve tour acustico italiano, per solo pianoforte, chitarra e voce
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Già, un’altra caratteristica degli Elii è che ciascuno dei suoi componenti può essere considerato fra i più virtuosi del proprio strumento nel panorama italiano dell’ultimo trentennio. E’ giunto il momento di presentarli….: Stefano “Elio” Belisari, oltre che cantante e frontman del gruppo, è diplomato in flauto traverso al Conservatorio di Milano e se la cava con diversi altri strumenti…; Sergio Conforti, aka “Rocco Tanica”, pianista e tastierista, oltre che raffinato arrangiatore, corista e tanto altro; Davide Luca Civaschi, detto “Cesareo”, fin dalla metà degli anni ‘80 uno dei migliori chitarristi sulla piazza milanese; Nicola “Faso” Fasani, insieme a Saturnino (sodale di Jovanotti) il migliore bassista italiano di inizio millennio; Christian Meyer, unico senza soprannome ufficiale in quanto extra-comunitario (svizzero….), batterista eclettico e raffinato; Paolo “Feiez” Panigada, sassofonista ed eccezionale polistrumentista, componente degli Elii fino alla sua tragica e prematura scomparsa, durante un concerto il 23 dicembre 1998. Questi i componenti storici (per gli altri si rimanda alla rete), a cui dobbiamo aggiungere Vittorio Cosma, eclettico tastierista, compositore e produttore dalle innumerevoli collaborazioni anche internazionali e presente in tutti i dischi degli EelST, l’architetto Luca Mangoni, compagno di classe di Elio, vulcanico performer ai più noto come il Supergiovane dell’omonimo brano degli Elii e il trombettista e direttore d’orchestra Demo Morselli, autore di tutti i pregevoli arrangiamenti dei fiati negli album del gruppo (come, peraltro, della quasi totalità dei dischi prodotti in Italia a partire dagli anni ‘90…).
Tutti loro, parallelamente all’attività del gruppo, hanno coltivato collaborazioni e altri progetti personali: senza contare le costanti apparizioni in studio e live di altri artisti da parte di Cesareo, ricordiamo Faso e Meyer in tour negli anni ‘90 con Eugenio Finardi (un po’prima che con l’artista collaborasse per un decennio l’amico pianista e tastierista torinese Paolo Gambino), il loro progetto jazz Trio Bobo, il Color Swing Trio sempre di Meyer, visto nel 2013 al Jazz Club di Torino grazie all’invito degli amici che mi ci hanno portato per il mio addio al celibato… Per i casi strani della vita, quella sera, senza sapere quale sarebbe stato lo spettacolo che mi attendeva, dopo aver parcheggiato nell’interrato del Piazzale Valdo Fusi, per ricordare in che settore ritrovare l’auto (A o B), canticchiavo Lo stato A lo stato B, brano di EelST utilizzato come sigla della trasmissione Mai Dire Gol della Gialappa’s Band, quando mi ritrovai davanti proprio un allibito Christian Meyer, a cui non ero proprio riuscito a non ridere in faccia….
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Gli Elii sono stati anche in grado di scombussolare uno templi della musica italiana, che oggi potremmo definire mainstream vista la sua natura decisamente tradizionale e conservatrice, come il Festival di Sanremo: gli ElsST parteciparono per la prima volta nel 1996 con il brano La Terra dei Cachi La Terra dei Cachi, defraudati della vittoria solo (pare) da qualche magheggio dietro le quinte…, mostrando in poche sere tutta la loro potenza dissacrante: dai costumi demenziali al brano eseguito in 55 secondi (tutto il brano in un minuto, anziché un estratto di un minuto di canzone…). A Sanremo tornarono in gara altre volte, sempre con nuove gag a supporto di composizioni musicalmente ineccepibili, ma anche come resident band del Dopofestival e capaci, anche in un contesto tutto sommao serioso, di mostrare tutta la loro professionalità.
Non posso che rimandare ad opportune ricerche in rete, per farsi un’idea dell’eclettismo della band: dalle sigle di programmi e serie TV agli spettacoli teatrali, alle colonne sonore alle incursioni nel mondo della cultura a vari livelli, fra i quali non ultimo è il caso di ricordare il notevole impegno di Belisari per la sensibilizzazione sul tema dell’autismo, di cui è affetto suo figlio Dante.
Alla fine non abbiamo parlato dei due concerti visti a Firenze fra il 1999 e il 2002… Non riesco a risalire alle scalette, anche perché purtroppo non avevano ancora lanciato una delle loro tante iniziative geniali, il CD Brulé: consisteva nella possibilità di acquistare, dopo il concerto, un cd contenente la prima mezz’ora di esibizione, che veniva masterizzata su più dispositivi durante il resto del concerto, ma in fondo non è fondamentale: ciò che resta di quelle serate è sovrapposto non solo alle tante immagini delle mattane del gruppo, ma soprattutto alla grande qualità musicale che tutt’ora emerge ad ogni nuovo ascolto.
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Ci sarebbe ancora tanto da dire e, questa volta forse più di altre, non posso che rimandare a tutto il materiale disponibile in rete e sulle piattaforme di musica online, invitando a non fermarsi a un primo livello superficiale, ma aprire la mente e le orecchie a quanto proposto: a volte gli Elii possono essere anche molto irritanti, ma le chicche e le infinite citazioni musicali che si scoprono con ascolti successivi, valgono certamente la pena.
Vorrei concludere condividendo l’incertezza sul titolo di questo contributo: la prima idea era Avanguardia Supergiovane, ma poi ha prevalso l’affetto e la nostalgia, che mi sento di condividere, per Paolone Feiz Panigada, soprannominato anche Panino e a cui è dedicato il finale di un altro classico del gruppo, Tapparella, pubblicato nell’album Eat The Phikis del 1996: dopo la scomparsa di Feiez, il coro finale “Forza Panino!” ha sempre accomunato il gruppo e tutto il pubblico nel suo ricordo.
Mi è sembrato il titolo più adatto….
La foto, invece, è di quella sera del 5 ottobre 2013, insieme a Christian Meyer e il suo Color Swing Trio al Jazz Club di Torino.
Appuntamento fra quattro settimane con un nuovo articolo: Ben Harper & The Innocent Criminals, Teatro Tenda – Firenze (09/04/2000), Mediolanum Forum – Assago (MI) (07/10/2016), GruVillage- Grugliasco (TO) (02/07/2019)
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Foto di copertina: Andrea Sbaffi
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Qui trovate tutti gli articoli di Io C’Ero
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Grazie per questa storia tesa, che racconta degli EelST… Un gruppo generosissimo e virtuosistico. E anche pieno di riferimenti (un altro surrealista musicista e showman di cui si sono dichiarati in un certo modo un po’ debitori è Renzo Arbore e il suo clan).
Aggiungo nel tanto che hanno proposto, le loro imprescindibili partecipazioni e collaborazioni radiofoniche, le occasionali ed eroicomiche più che demenziali prrsenze ai concertoni del primo maggio (nel quale come detto veicolavano contenuti di satira sociale, di costume e politica avvalorando la manifestazione per i diritti di disoccupati e lavoratori).
Ed in ultimo mi piace ricordare le collaborazioni trasversali . Io personalmente Elio l’ho visto in un concerto folkloristico e pop insieme a un complesso vocale sardo, in un estate fine anni ’90. Ma Elio ha frequentato anche la musica colta contaminando con rispetto il suo estro con il genere dell’ Operetta. Sorella minore e più leggera dell’ Opera Lirica, molto diffusa e apprezzata nei teatri europei (di meno in quelli “blasonati” nel bene e nel male del bel Paese). Un modo di divulgare la cultura a 360 gradi, dentro e fuori il mondo dello show biz… Ma mai con fini di mero intrattenimento, ma al contrario di acuta intelligenza.
E poi già: con molte traversie un gruppo longevo. Per cui il repertorio degli aneddoti e delle memorabilie è molto vasto.
E quasi senza paragoni.
Viva gli Elii!!!
Grazie a te, Enea!
Il gruppo vocale sardo, penso fossero i “Tenores de Neoneli”, ma potrei sbagliare….
Ma hai ragione: troppa ecletticità e una infaticabile voglia di condividerla… Impossibile raccontare tutto quello che hanno fatto (e, ci auguriamo, ancora faranno).
Spero di aver scatenato la curiosità di chi non ha avuto modo di conoscerli prima…
Viva sempre gli Elii!!!