Uscire Dall’Omologazione

di Giuseppe Rissone

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In quale tasca abbiamo dimenticato una via d’uscita?

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Come annunciato nell’articolo del 9 marzo, abbiamo incontrato il cantautore Fabio Caucino, in occasione dell’uscita del suo nuovo album Exit – Piano B. Una chiacchierata informale, ricca di risate e su possibili attività da svolgere insieme. Una conversazione che ha dato spazio anche – quella che state per leggere – ad un’intervista. Abbiamo disseminato il tutto con diversi link, che vi permetteranno di conoscere l’arte musicale del cantautore torinese. Un ringraziamento sentito a Fabio per la sua disponibilità, ma soprattutto per condividere un pezzo di strada. E prima di leggere le sue risposte, v’invitiamo ad ascoltare Dipingi l’anima, primo estratto dal suo ultimo lavoro.

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Ci racconti la genesi/scelta del titolo del nuovo album?

Le ragioni della mia ricerca musicale nascono dal titolo, dalla ricerca di un PIANO B, una via d’uscita dall’omologazione, cosa che per altro è sempre ben presente nella mia vita. Con questo titolo ho cercato di approfondire il mio rapporto con ciò che ritengo un luogo comune della contemporaneità: quello di trovare una via di fuga da ciò che ci circonda. La differenza tra la fuga e l’uscita sta proprio nell’idea di pensiero e non nella sua negazione. Se nel disco precedente, Morimmo tutti d’abbondanza, ho cercato di spolpare la forma canzone, riducendola all’osso della sua essenza attraverso due soli strumenti, in questo lavoro ho voluto riappropriarmi completamente del mio modo di vedere la musica, senza alcun filtro, senza compromessi e senza altre mani che portassero il loro valore aggiunto. Mi sono messo alla prova cercando sonorità e soluzioni che mi appartenessero fino in fondo. Ho voluto sottolineare una delle sfaccettature compositive che forse nei cinque dischi precedenti avevo tenuto più nascosta.

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Anima è la canzone che chiude l’album, con un testo di Stefano Benni, perché l’hai scelto, e come hai ottenuto il “via” dallo scrittore bolognese?

Ho sempre amato definire le forme d’arte come multifattoriali. Definire per gioco i cantautori attraverso periodi differenti della storia dell’arte, unire ad esempio racconti, quadri e canzoni (come per altro feci con il disco, libro, fumetto Passeggero dell’anima ormai quindici anni fa), lavorare con la multimedialità nei concerti. Ho sempre considerato Stefano Benni come scrittore liquido, musicale, poiché già nella lettura dei suoi libri si possono incrociare testi più o meno consapevoli di canzoni. Quando incontrai nelle mie letture questo autore ho subito avuto la netta impressione che alcune affinità elettive esprimessero concetti comuni al mio modo di vedere la società. E mentre cercavo di codificare la sua espressione, mi sono reso conto che era scritta talmente bene, che sarebbe bastato inserirla in una forma d’arte differente, come la forma canzone, assecondandola e non deformandola. Con Stefano Benni abbiamo avuto una relazione epistolare attraverso molti scambi di email, dove alla mia richiesta di trasformare un suo testo del 1993, Anima, purtroppo attualissimo, in forma canzone, il suo entusiasmo e la fiducia nei miei confronti sono stati ripagati da un brano che chiude l’album e di cui sono molto soddisfatto.

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Il nuovo album contiene 9 tracce, di cui solo 5 inedite, a cosa è dovuta questa scelta?

Durante la produzione di questo lavoro mi sono trovato a confrontare brani che avevo tenuto nel cassetto ed altri che avevo già pubblicato con due affinità: i provini che erano scaturiti dalla mia creatività contenevano a livello musicale assonanze e peculiarità che avrebbero potuto determinare un lavoro omogeneo e d’altra parte i testi rimandavano a tematiche sociali, a riflessioni su ciò che mi circondava e che nella contemporaneità di questo tempo potevano dare un senso di detonazione. Solo quando ho ricomposto il puzzle, alla fine della prima stesura, mi sono reso conto che la musica prepotente e le parole che ne sono scaturite potevano diventare un lavoro differente, inedito, con un vestito nuovo per alcuni brani e per gli atri un alloggiamento corretto.

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Exit Piano B non è un invito a fuggire, ma a trovare nuove strade, ci riusciremo?

Nell’affrontare un lavoro come questo ho cercato di ragionare in modo razionale alle contraddizioni che determinano un corto circuito al quale ci stiamo ormai abituando. La prassi che diventa regola, l’opinione che determina influenze, la tecnologia che impone un’incomunicabilità latente mascherata da una più ampia platea di fruitori e tante altre che ho provato ad esprimere nei testi di queste canzoni, sono il risultato delle due facce di una stessa medaglia. Sono infatti continuamente combattuto tra l’ottimismo cristiano e la tragicità razionale ellenica che contraddistinguono entrambe la mia natura, quindi anche quella artistica. Non riesco a scrivere in modo completamente cinico e privo di speranza, poiché sono fatto dell’uno e dell’altra. Alla fine mi arrendo al pensiero che tra gli occhi dei giovani che incontro quotidianamente nelle classi dove insegno come docente di scuola superiore, ci sia quella fiamma che prima o poi farà compiere un altro passo in avanti culturale e generazionale. D’altra parte lo insegna la Storia. Devo però ammettere che nella contemporaneità dell’oggi non penso che una canzone possa modificare l’andamento di questo flusso, ma possa gettare un seme, che si spera possa essere coltivato da altri. L’unico mio rammarico è sempre quello che lo spazio offerto all’arte, oggi sia più legato alla forma che alla sostanza. Ecco perché nelle domande che pongo è insita una semplice quanto rivoluzionaria risposta. Per cui, caro Giuseppe, la domanda non è se riusciremo a trovarla, poiché ciò che dobbiamo scoprire è già dentro il nostro esempio, le nostre azioni, il nostro atteggiamento individuale consapevole nei confronti di una comunità ormai globalizzata, dentro alla genesi di parole come alterità, gratuità, empatia, ma il quesito potrebbe essere piuttosto:” in quale tasca l’abbiamo dimenticata?”.

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Ringraziandoti e augurandoti buona vita, certi che percorreremo strade comuni, ti lasciamo libero di concludere questa intervista con quello che preferisci… in poche parole fatti una domanda e datti una risposta…

Vorrei solo mandare un saluto a tutti quelli che leggeranno quest’intervista e ringraziare col cuore coloro che, come te, quotidianamente cercano di iniettare pensieri, letteratura, bellezza nell’anima delle persone in modo che ci si possa ancora stupire della meraviglia di ciò che ci accade intorno.

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Foto: Giuseppe Rissone

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Bradipo Reporter ritorna giovedì 30 marzo

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