di Guido Bigotti eurosport.de
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Le storie del Tour de France, sono per me, un salto nel passato, gare epiche, con tanta storia e aneddoti inaspettati
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A tutti piace trascorrere una bella giornata fuori e fare un salto al Tour de France, uno dei passatempi migliori che si possano immaginare. Erano tanto numerose le persone che se ne stavano sulla strada ad assistere alla gara che non era più soltanto una macchia distinta per i ciclisti che sfrecciavano sulla pista, ma costituivano addirittura una flessione nell’economia della Francia per le tre settimane di vacanza che si prendevano per vedere i loro eroi.
E’ una bella storia, ma di fatto la maggior parte dei francesi va in vacanza a luglio e agosto e quindi, anche se non fossero stati sui bordi delle strade o davanti al televisore di casa, per gran parte non sarebbero comunque andati al lavoro.
Il 3 luglio 1994 fu per un quindicenne un giorno molto speciale. Il giovane era membro del club ciclistico di Roubaix, che attraversava tre delle città lungo il tragitto nord del Tour de France di quell’anno. Lo spettacolo a cui la folla assistette non si limitò alla solita volata di gruppo; all’inizio furono tutti divertiti e subito dopo atterriti nel vedere che un agente addetto alla sorveglianza delle transenne per gli spettatori tiro fuori una macchinetta fotografica e si mise in mezzo alla strada per scattare un perfetto primo piano. Tanto era preso dalla foto che non si accorse di essersi posizionato sulla scia del ciclista belga Wilfried Nelissen, il quale aveva dietro di sé il francese Laurent Jalabert. Nelissen prese in pieno il poliziotto. La bicicletta del belga volò in aria, scagliandosi contro il francese, che andò a terra sbattendo il viso e l’incidente gli costò persino un’operazione. Nelissen si ruppe invece la clavicola.
Il ragazzo di Roubaix era diviso tra lo shock e la preoccupazione per le condizioni dei due ciclisti. Soprattutto per Jalabert, beniamino della Francia, nonché suo idolo e quell’attimo di opportunismo che può attrarre un qualunque quindicenne. Non so cosa mi prese… disse otto anni più tardi quando anche lui era diventato un volto noto del ciclismo francese e internazionale. Ho avuto sempre una passione per i souvenir, perciò quando la macchina fotografica del poliziotto è finita a terra aprendosi in due ho visto le batterie rotolare a terra e le ho raccolte.
Il ragazzo portò le pile con sé a casa, le mostro ai suoi amici e le mise da parte per custodirle. E ancora oggi sono con lui. Quello sbarbatello che si era chinato per raccogliere le batterie mentre i medici si prendevano cura di Jalabert e Nelissen era niente poco di meno che Arnaud Tournant. Nel 1994 il suo nome era noto giusto agli amici e parenti, ma nel 2001 aveva vinto tre campionati mondiali e divenne il primo uomo al mondo in grado di percorrere un chilometro in meno di un minuto. Per farla breve Tournant aveva raggiunto l’apice della sua carriera proprio quando Jalabert concludeva la sua.
Nel 2002, infatti, disse addio al Tour de France con indosso la maglia a pois del re della montagna, essendosi dedicato alla scalata piuttosto che allo scatto in seguito al famoso incidente di Armentières. Nell’autunno di quell’anno Jalabert partì da casa, vicino a Ginevra, per partecipare alla sua ultima gara, il campionato mondiale di Zolder in Belgio. Abbracciò e salutò sua moglie Sylvie (che gli aveva consegnato il bouquet quando Jaja si era aggiudicato la sua prima gara in assoluto). Ehi, disse, la prossima volta che ci rivedremo non sarò più un ciclista professionista.
Diario Della Bicicletta ritorna martedì 15 febbraio
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sicuramente e’ una storia di altri tempi che solo un sport come il ciclismo puo’ produrre….
la bicicletta…filosofia delle situazioni
Jalabert era per me una biglia, quando i miei figli giocavano con la pista sulla spiaggia…
Adesso però mi è venuta voglia di andare a conoscerlo un po’ meglio e lo farò. Grazie.
(Certo che gli stupidi che provocano incidenti con il loro io smisurato sono una vera peste. Ed è andata anche bene).
Solo te Guido mi fai conoscere delle storie incredibili.Continua così.
Grazie a Tutti! ?
Bravo Guido tu sai sempre trovare storie che appassionano ancora più per i risvolti umani che per quelli sportivi che fanno da contorno