di Umberto Scopa Umberto Scopa
Un’autore a me sconosciuto, Giannino Antona Traversi, scrittore, commediografo, politico, scomparso nel 1939
—-
Lo scritto che ho trasformato in voce è opera di un autore che non conoscevo. Francamente – non cerco scuse per la mia ignoranza – senza un motore di ricerca non avrei raccolto così rapidamente sue notizie. Il suo nome è Giannino Antona Traversi, scrittore, commediografo, e uomo politico, scomparso nel lontano 1939. Interruppe la sua attività teatrale alla fine della prima guerra mondiale quando fu arruolato. Alla fine del conflitto si prodigò all’organizzazione dei cimiteri di guerra, ma soprattutto si adoperò con continuità ad un’opera tanto lodevole quanto straziante, il riconoscimento dei caduti, raccogliendo oltre 30 mila lettere di familiari che cercavano notizie di loro. Le lettere entrarono a far parte poi di un museo da lui stesso allestito. In questo articolo apparso nel mese di gennaio del 1916 sulla rivista del Touring Club ci parla delle stazioni.
Dopotutto l’uomo è un ”animale viaggiante” per usare una sua espressione riportata in questo scritto. Nella vita di ognuno quante svolte, felici o infelici, sono legate al ricordo di una stazione che ci ha visto partire o tornare, o cambiare binario… nel 1916, l’anno dell’articolo, il treno esiste da pochi decenni e per la prima volta nella storia dell’umanità le distanze sembrano polverizzate. Nella sua gioventù il treno è soprattutto un veicolo carico di speranze e nuove aspettative di vita. Fra le altre cose, finalmente, si parte pieni di speranza verso terre ricche di lavoro da terre che non ne hanno. Il treno non lascia presagire anche i suoi futuri più lugubri impieghi. Ma ecco che con la prima guerra mondiale le stazioni si popoleranno di soldati e i treni faranno ritorno tragicamente svuotati del loro carico umano. Pochi decenni e saranno i deportati a prendere i binari verso i campi di concentramento.
Anche le tappe più tragiche della nostra recente memoria collettiva sono legate a treni e stazioni, come le tante stragi che non vale ora elencare, fino a quella indelebile del 2 agosto. E per non farci mancare nulla – siamo a pochi mesi fa – ecco i treni ad alta velocità che si fermano per la pandemia e le stazioni presidiate da inservienti dotati di termometri che sbarrano la strada a chi ha in corpo qualche linea di febbre. Abbiamo visto anche questo. Ma quando esce nel 1916 l’articolo al quale ho prestato la voce, il treno deve apparire soprattutto con le suggestioni di un’invenzione prodigiosa che allunga la vita degli uomini, perché permette di coprire in una sola vita distanze ed esperienze che prima neanche dieci vite potevano: in carrozza si parte, dunque, e in fondo anche i soldati da poco partiti sono carichi di speranze. È ancora presto per la disillusione, ma il treno del futuro prossimo ne è tragicamente carico e il suo arrivo non tarderà.
Il Contastorie ritorna giovedì 24 marzo
Sostieni le nostre attività, clicca sull’immagine
Lascia un commento