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Sorrisi nei reparti ospedalieri, per far si che essi non si spengano
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Nuova tappa del cammino de Gli Altri Siamo Noi, la nostra meta è Milano, per raccontarvi la storia dell’Associazione Veronica Sacchi, dalla “voce” Giulia Manna, Clowndottore AVS da 6 anni. Ringrazio Valeria Ferrara “Corporate Fundraiser e Progetti Italia” per la gentile collaborazione.
Qual è stata la “scintilla” che ha portato alla fondazione della vostra associazione e quali sono i suoi fini principali? La scintilla è stata una persona che non c’è più, ma che nella sua assenza è riuscita a lasciare una traccia, una luce, che ha saputo generare, sotto forma di tanti nasi rossi, un’attività che tutt’ora ha il fine di portare sorrisi nei reparti ospedalieri, luoghi in cui il sorriso tende un po’ a spegnersi se non lo si alimenta.
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Qual è stata la genesi del nome della vostra realtà? L’Associazione si chiama Veronica Sacchi. Veronica era una ragazza che nella sua giovane età aveva già una visione rivoluzionaria del mondo, una rivoluzione fatta di atti di gentilezza. Non so se lo sa (mi piace pensare che sia così) ma nel suo guardare il mondo con altri occhi, ha dato inizio ad un vortice di atti rivoluzionari che continuano a moltiplicarsi e diffondersi in Lombardia e un po’ anche nel resto del mondo ormai da vent’anni.
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La rubrica “gli altri siamo noi” va alla ricerca delle piccole realtà sociali e solidali della penisola, essere “piccoli” – e quindi con un raggio d’azione in un territorio circoscritto – comporta vantaggi o svantaggi? Credo inevitabilmente entrambe le cose. Forse il vantaggio è rappresentato dal fatto che per alcune realtà puoi diventare veramente un punto di riferimento, allo stesso tempo però, essendo una realtà piccola si deve fare i conti con le realtà più grandi e con i finanziamenti/raccolte fondi per il sostentamento.
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Quale progetto e/o attività può essere definito il vostro “fiore all’occhiello” e quale sperate di tirar fuori un giorno dal cassetto? L’Associazione Veronica Sacchi forma clowndottori che poi operano all’interno di più realtà nel territorio lombardo, dai reparti pediatrici a quelli oncologici, alle case di riposo ai servizi dedicati a persone con disabilità. Il sogno nel cassetto per AVS, così come credo per ogni volontario che ne faccia parte, è quello di ampliare sempre più il proprio raggio d’azione, riuscendo ad arrivare in sempre più servizi o contesti, anche quelli più difficili e in cui forse la necessità di cura ed ascolto è più silenziosa, ma per questo forse ancora più forte.
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In base alla vostra esperienza, la vita delle piccole associazioni nel nostro paese è sostenuta oppure ci sono delle difficoltà che ne impediscono la crescita e in alcuni casi la sopravvivenza? Penso che non sia facile per le piccole realtà, anche perché spesso si basano su esiti di raccolte fondi e la pandemia ci ha ampiamente dimostrato come non sia sempre facile restare “a galla”, nonostante l’impegno. Poi ci si scontra anche con il cambio repentino delle normative e della burocrazia, il che complica tutto il processo.
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Bradipodiario è un progetto che fa della lentezza, della sobrietà, della solidarietà, dell’ironia i suoi punti di riferimento, quali sono i vostri? Quando incontrano noi “sobrietà” non è proprio la prima parola che viene in mente! Noi clown siamo persone “strambe” che irrompono (non sempre silenziosamente, diciamolo) nelle situazioni, ci mettiamo sempre tanta ironia, troviamo sempre la chiave con cui ridere o sorridere con chi ci troviamo di fronte. Questo richiede attenzione ai dettagli, improvvisazione, tanto ascolto, ma anche una forte empatia. Sappiamo far ridere, ma sappiamo capire anche quando l’altro forse ha bisogno di piangere per poter far spazio a qualche sorriso. Forse tutto è racchiudibile nella parola “versatilità”, forse perché versatili lo rappresentano anche le situazioni che ci troviamo nei reparti.
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Come sono cambiate le vostre attività nel lungo periodo di isolamento e di restrizioni? Intervenendo in ospedale chiaramente in un primo periodo si è bloccato tutto. Ma il clown ha un grande spirito di adattamento e reinvenzione, per cui non ci siamo persi d’animo e siamo riusciti ad entrare nei reparti tramite videochiamate. È stato stranissimo, ma poi lo stesso tipo di attenzione che riversavi in presenza la riportavi anche tramite uno schermo, adoperando qualsiasi cosa avessi in casa. Ed è così che anche un semplice scolapasta diventava un casco di un’astronauta pronto a partire per lo spazio!
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Per terminare l’intervista… vi lasciamo uno “spazio bianco” per raccontarci quello che preferite… Il mondo è ricco perché è vario, dicono. Ed è così, siamo diversi e forse è proprio la diversità a dare forma e ricchezza al mondo. Che gli atti rivoluzionari fatti di gentilezza, quelli già visti a suo tempo da Veronica, si diffondano sempre di più, non necessariamente solo con un naso rosso, basterebbe anche un po’ di ascolto e attenzione in più verso il prossimo, un po’ più di empatia e del sano ascolto e riusciremmo a cogliere davvero tutta la bellezza che abbiamo intorno!
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Foto: Associazione Veronica Sacchi
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Gli Altri Siamo Noi ritorna mercoledì 26 aprile
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