__
Respirare bene per vivere meglio
____________________________________________________________________________
___
Corretta postura sulla sedia, muscoli delle spalle e del collo rilassati, inspirazione profonda, espirazione lenta… ecco ora posso finalmente lasciare fluire i pensieri, pronta a trasformarli in parole e iniziare a scrivere sulla tastiera del computer.
Tra tutte le “manovre” di approccio elencate, quella che mi aiuta più delle altre, a essere lucida e a fare chiarezza e ordine nella mia testa, è sicuramente quella legata alla RESPIRAZIONE, argomento che tratterò oggi, cercando di spiegare come, un’azione che ripetiamo migliaia di volte al giorno e di comprovato impatto positivo sulla salute, riesca nel tempo ad essere trascurata e sottovalutata.
Respirare è un atto fisiologico d’importanza vitale che, dopo i primi anni di vita in cui lo si esegue correttamente, cioè utilizzando la respirazione diaframmatica, poi si disimpara e, con quella toracica e addominale, si sfrutta meno la capacità polmonare, cioè non si consente all’ossigeno di entrare completamente nel corpo.
Fatta questa premessa scientifica, l’aspetto che vorrei evidenziare è invece quello relativo allo stretto legame tra psiche e respirazione, in particolare quello emotivo, l’unico in grado di trasformare la respirazione in atto consapevole e volontario.
Le emozioni infatti influenzano fortemente il modo in cui respiriamo, sono determinate dall’alterazione del RITMO e dell’INTENSITA’ della respirazione stessa: gioia, paura, ansia, stupore, tristezza…….attivano meccanismi che la possono rendere fluida, spontanea, profonda, minima o addirittura bloccarla, come nel classico “ mi manca il fiato” o durante una iperventilazione, in cui è consigliabile respirare in un sacchetto, per ridurre l’ossigeno nei polmoni e rilassare la muscolatura, che in quel momento non siamo in grado di controllare.
Imparare a respirare correttamente significa quindi trovare quel giusto EQUILIBRIO tra benessere fisico ed emotivo, con cui poter gestire positivamente lo stress e la fatica della nostra quotidianità, un ponte che colleghi la vita alla coscienza e ci guidi a prendere consapevolezza di tutto ciò che ci circonda.
Nello sport tutto questo è fondamentale, infatti è molto importante allenare la respirazione, sia per l’autocontrollo (riuscire a gestire l’agitazione della gara), sia per le competenze sportive (una respirazione profonda agevola la coordinazione), ma soprattutto serve ad ascoltare il proprio corpo in movimento, per sapere dove trovare le energie necessarie a sostenere lo sforzo fisico, sciogliere le tensioni muscolari e rimuovere le sensazioni negative.
Il RESPIRO è anche fortemente connesso all’aspetto della RELAZIONE, per questo e molto altro, in ogni lezione a scuola e per alcuni alunni in particolare, utilizzo esercizi specifici o adattati, per motivarli a essere concentrati e renderli autonomi nel gestire la loro emotività, così da acquisire anche sicurezza e autostima nel rapporto con sé stessi e gli altri.
Il periodo COVID ci ha drammaticamente ricordato che respirare è vitale, quanti racconti abbiamo sentito su quella “mancanza di respiro”… quel “volevo respirare, ma i polmoni sembravano fatti di vetro e non riuscivo a farlo”, non a caso il post pandemia ha incrementato le iscrizioni a corsi di genere olistico e meditativo, come yoga, tai chi, pilates, mindfullness, attività che, attraverso movimenti rituali, stimolano a sentirci nel profondo e a far sorridere l’anima.
Il grande vantaggio degli esercizi di respirazione è che possono essere eseguiti, allenati, utilizzati in qualsiasi luogo e in ogni momento, a volte, come accade a scuola, in forma ludica, altre più tecnica e strutturata.
L’importante è avere fiducia in chi ce lo propone ed eseguire ogni singolo movimento in modo preciso, per creare un legame forte, tra mondo interno ed esterno, che ci accompagni a piccoli passi attraverso una visione circolare del respiro, che sappiamo iniziare con il primo vagito del bambino che nasce e terminare con l’ultimo respiro.
Quest’ultima considerazione rievoca in me ricordi personali che, in parte, hanno una relazione con quanto scritto finora: ero presente quando mio padre esalò l’ultimo respiro e quattro anni dopo, non ho potuto godere del primo respiro di mio figlio, in quanto nato in asfissia neonatale.
Dopo sei mesi dalla sua nascita, in cui ho vissuto ogni giorno in apnea, i medici hanno finalmente escluso la possibilità di danni cerebrali permanenti, e solo quando tutto si è risolto nel migliore dei modi, ho ricominciato a prendere coscienza del ritmo del mio respiro.
Certi malesseri però rimangono vigili nella nostra testa e quindi, ancora oggi, a distanza di anni, mi capita, se faccio fatica a prendere sonno, di avvicinarmi a lui mentre dorme, per sentire il suo respiro, un modo quasi terapeutico per tranquillizzarmi e farmi tornare serena a dormire.
Non so dirvi quale inconscio motivo mi porti a credere in una correlazione tra questi due episodi della mia vita e non desidero più di tanto cercare di decifrarli, ma sicuramente rafforzano una mia convinzione: non dare mai nulla per scontato, che si parli di cose o persone, ogni giorno occorre trovare un attimo del nostro tempo per dedicarci a noi stessi e agli altri, in un infinito spirito conoscitivo che ci dia la possibilità di non misurare la vita solo dal numero di respiri, ma dai momenti che ci tolgono il respiro.
___
Foto: Laura Martini
___
Sportivamente Prof ritorna sabato 3 marzo
____
Lascia un commento