di Sara Migliorini Sara Migliorini
Raccolta di testimonianze dirette da conoscere e tramandare alle generazioni future per non dimenticare
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Il calendario fa sì che quest’anno l’articolo de “Il bradipo legge” esca in coincidenza con la festa della Liberazione e ho pensato, quindi, di parlarvi di un libro che ce la racconta con le parole di chi l’ha materialmente fatta, la Liberazione. Il libro, edito da Feltrinelli, s’intitola “Noi, Partigiani: Memoriale della Resistenza italiana”. Grazie all’aiuto dell’A.N.P.I., che ha messo a disposizione il proprio archivio e la propria anagrafe degli iscritti, Gad Lerner e Laura Gnocchi, insieme a decine di altri giornalisti e volontari, hanno percorso in lungo e in largo l’Italia alla ricerca dei partigiani ancora viventi. Li hanno incontrati, ascoltati, intervistati e ciò che ne è scaturito è questo prezioso libro, in cui tace qualsiasi commento estemporaneo e a parlare sono le voci di coloro che la resistenza l’hanno vissuta in prima linea.
Viene predisposta dai giornalisti una griglia di domande fisse a cui rispondere, quasi sempre travolta dalla ricchezza delle singole testimonianze, perché a raccontare sono persone molto anziane, in alcuni casi addirittura centenarie, a cui non fanno difetto voglia di raccontarsi, lucidità di pensiero e ricordi di adamantina chiarezza. Sono sufficienti poche frasi per esser proiettati nel secolo appena passato e ritrovarli giovani adulti, ragazzine e ragazzini, in alcuni casi poco più che bambine e bambini, tutti alle prese con qualcosa più grande di loro. Svariato è lo scenario che si presenta davanti ai nostri occhi. C’è chi diventa partigiano per scelta e chi quasi per caso, chi appartiene a famiglie politicamente impegnate e chi la politica l’ha sempre tenuta lontana dal proprio vissuto quotidiano, chi compie questa scelta in accordo con i familiari e chi a loro insaputa. Chi, tornando in Italia dalla Russia o dall’Africa, decide di sottrarsi all’obbligo militare, a rischio della vita propria e dei familiari, e chi, esentato dall’esercito stesso e impiegato nell’industria, organizza e incita allo sciopero le classi lavoratrici per azzoppare la produzione bellica. Chi sale sulle montagne e imbraccia per la prima volta nella vita un fucile e chi s’improvvisa staffetta sulle biciclette per far circolare dispacci, informazioni, munizioni, viveri. Esperienze così diverse tra di loro, da Nord a Sud, eppure accomunate tutte da alcuni tratti: la scelta di dire no alla guerra e alle violenze del regime fascista, il coraggio di assumersi in prima persona la responsabilità della lotta, la progettazione di un futuro in cui rispetto dei diritti, democrazia e libertà siano appannaggio dell’intera comunità. Da queste solide radici è nata la lotta di liberazione dall’occupazione nazi-fascista e sono state gettate le basi per la redazione della nostra costituzione.
Leggere le testimonianze delle partigiane e dei partigiani, raccolte in questo libro, è un atto doveroso, di conoscenza di un pezzo della nostra storia recente e di memoria, perché, che lo si voglia riconoscere o no, la libertà di cui godiamo noi oggi la dobbiamo a quelle ragazze e quei ragazzi che combatterono sì per loro stessi, ma anche per un futuro migliore per un paese intero. E, dal momento che non è mai troppo presto per conoscere e ricordare, di questo libro esiste anche una versione per ragazzi, con una selezione di testimonianze più sintetica e con le meravigliose illustrazioni di Piero Macola. Regaliamoci e regaliamo alle generazioni più giovani un momento di ricordo e riflessione.
Il Bradipo Legge ritorna lunedì 23 maggio
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Grazie per questa segnalazione
Hai ragione Sara, è fondamentale che tutti noi con anche i più giovani conosciamo i drammi vissuti e le conquiste ottenute in quel non lontano periodo storico… La terribile situazione attuale ci accomuna alle angosce di allora…
Faccio parte di una generazione che la propria memoria non l’ha costruita solamente sui libri ma sui racconti di nonni, zii e genitori.
I ricordi di mia madre in Friuli: i partigiani che comparivano nel buio della notte nei paesi in cerca di cibo o di un rifugio dal freddo e dalla pioggia, in cerca di un medico o di un sacerdote ….. scomparivano all’alba nei boschi e su per i monti; e poi i rastrellamenti dei tedeschi in continua frustrante ricerca dei “banditi”, e i fuochi dei Cosacchi nella piazza del paese inquadrati nelle truppe di occupazione, facce dure, sguardi truci, lingua incomprensibile, la paura solo a sentirli cantare in coro da lontano.
Spesso mi sono chiesto leggendo le testimonianze, ascoltando i racconti, e guardando i volti dei protagonisti di quella “resistenza” se io avessi saputo mettermi in gioco, se avessi avuto il coraggio di non assistere e basta e farmi trascinare dagli eventi ma avessi avuto la forza di partecipare, di rischiare in prima persona, di non essere indifferente, di cercare verità e giustizia, di non cedere alla vendetta e rivalsa.
E’ stata una scelta molto difficile, forse istintiva, forse ponderata, la nostra povera pace che dopo 70 anni vacilla deve la propria esistenza a coloro che hanno creduto fermamente in quella scelta, pagando anche con la vita.
👏👏👏🔝
Ancora una volta grazie Sara. Abbiamo tanto bisogno in questi giorni tristi, nei quali sembra prevalere di nuovo una retorica delle armi, della testimonianza di chi la guerra l’ha fatta e ci può spiegare quanto sia dolorosa. Non dobbiamo neanche mai stancarci di tenere viva la parola di una generazione alla quale tanto dobbiamo e che inevitabilmente sta scomparendo.
Grazie Sara per ricordare che il nostro passato e la storia in generale non vanno mai dimenticate