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Natale a piedi nel centro di Chiavari, partendo dall’oggi e tornando al 1982
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Ben ritrovati su queste pagine dedicate al Tigullio, oggi mi trovo nel centro di Chiavari e più precisamente in piazza Matteotti, detta anche a Ciassa de carrosse, perché anticamente qui era il capolinea delle carrozze pubbliche sostituite poi dai torpedoni e dai bus moderni. Sto ammirando l’albero luminoso che campeggia al centro di essa e posto davanti alla statua di Giuseppe Garibaldi. Questa pianta rappresenta da sempre lo spirito natalizio chiavarese ed è ammirata dalle tante persone e turisti che transitano per la piazza, alcune scattano foto ricordo mentre altre velocemente percorrono l’asse viario che dal Caruggio Dritto continua per via Vittorio Veneto. Le uniche auto che vedo sono quelle che arrivando da via Entella cercano di farsi spazio tra i pedoni per raggiungere corso Garibaldi. Qualcuno dei lettori si chiederà se sto facendo una lezione di topografia della mia città, non è così! Agli inizi degli anni ottanta le cose stavano in un altro modo, sto quindi parlando di preistoria oppure di fantascienza a seconda di chi vive, abita o lavora nel centro storico di Chiavari. Ma perché uso questi termini letterali vintage? Tutto nasce quando, nel fare alcune ricerche nella biblioteca della prestigiosa e benemerita Società Economica, ho sfogliato le pagine della redazione chiavarese de Il Secolo XIX il quotidiano ligure, portava la data del Dicembre 1982. Con mia sorpresa una foto e un articolo mi hanno riportato a quarant’anni fa quando si svolse una storica battaglia cittadina (fortunatamente incruenta) iniziata però nei mesi precedenti e cioè la sfida tra l’amministrazione comunale e una buona parte dei commercianti di allora. Il contendere era l’introduzione in modo sperimentale in via Martiri della liberazione, il Caruggio Dritto appunto, di un’isola pedonale. Era la metà di dicembre quando finalmente si decise, la cosa sembrò a molti quasi un blitz ma la storica decisione era stata presa. Il sindaco e l’assessore alla viabilità diede nel primo pomeriggio la notizia ai rappresentanti della via e della locale Associazione dei commercianti. L’orario era ridotto al minimo, dalle 16 all’ora di cena, ma la novità seppur sperimentale aveva avuto un discreto successo con una buona affluenza delle persone che si erano riappropriate degli spazi liberati dai motori.
C’era infatti bisogno di novità in quel decennio che fu definito “del riflusso” e degli “anni di piombo”. Fortunatamente Chiavari e le altre cittadine del Tigullio furono quasi esenti da situazioni difficili ma sicuramente c’era pur sempre una voglia di maggiore tranquillità, tipica della provincia, e ciò si materializzò nei decenni seguenti. All’epoca Chiavari contava su bei negozi e nessuna presenza di attività in franchising. L’unico punto vendita di una catena nazionale era la Standa ubicata in piazza Roma che però era circondata da storiche attività dai diversi contorni, proprio da questa piazza si raggiunge il centro storico che all’epoca deteneva il record delle vetrine ammirate anche dalla gente di fuori che raggiungeva quello che era la città primaria dell’allora “Comprensorio del Tigullio” candidato (purtroppo la cosa naufragò) a diventare provincia. Da lì a poco anche i prospicienti marciapiedi, col contributo dei commercianti, si rivestirono di lunghi tappeti rossi per rendere l’atmosfera natalizia ancora più evidente. Il salotto della città rimaneva però il Caruggio che aveva bar, caffè e negozi di prim’ordine. Ma era proprio durante le festività natalizie che queste attività sfoggiavano il meglio che gli occhi potessero immaginare. Le pasticcerie esponevano in vetrina dolci tipici del periodo – panettoni, pandoro e pandolce genovese in primis – ma anche torroni e strudel e pastine colorate. Accanto avevano bottiglie di vini speciali o di spumante tipicamente italiano. I negozi di alimentari ti deliziavano con datteri e fichi secchi, c’era anche la frutta esotica che stava per diventare di moda nell’Italia di quegli anni come kiwi, papaya e mango. Le rosticcerie oltre alla classica insalata russa proponevano prosciutti e salumi e dopo si arrivava ai ravioli al ragù o i pansoti in salsa di noce da portare sulle tavole imbandite e apparecchiate con tovaglie sfarzose. Il pesce era il re del mare… e dei secondi piatti tanto da fare bella mostra nelle vetrine accanto a qualche rara aragosta o ai crostacei. Gli aperitivi gustati nei tanti locali abbelliti da corone di luci, agrifogli e alberelli con palline di ogni colore si arricchivano di tartine al caviale e leccornie salate. Ma oltre al cibo si ammiravano le gioiellerie che presentavano orologi e gioielli da far togliere il fiato. Il tutto mentre in strada la gente passeggiava ammirando le illuminazioni multicolori che facevano pari con la musica natalizia che veniva diffusa attraverso altoparlanti. Purtroppo con gli anni altrettanti prestigiosi negozi hanno chiuso, per vari motivi, i battenti. Ma all’epoca le loro vetrine sfavillanti proponevano pellicce, scarpe e abbigliamento classico o all’ultima moda. Tra questi il negozio di stoffe Cuneo, multipiano e con addirittura con ascensore oppure il negozio di abbigliamento Rossi il cui proprietario, Elio, conduceva sull’emittente CTR (Centro Televisivo Regionale) diventata poi Entella Tv, la trasmissione in genovese Vitta du Castellu (vita del castello).
Il salotto cittadino era comunque circondato dalle altre vie attigue oltre che dal lungomare, all’epoca anch’esso illuminato, che avevano altrettanti bei locali che siano stati negozi, ristoranti o i tipici fainotti dove degustare la tipica farinata magari con fritture di pesce. Proprio nel 1982 in piazza Matteotti, illuminata dall’albero maestoso, il Caffè Defilla cambiava gestione, ne prendeva il timone la famiglia Pietronave che quest’anno ha festeggiato i quarant’anni di conduzione di questa eccellenza che vanta l’iscrizione al prestigioso albo dei Locali Storici d’Italia. La sera della vigilia di Natale alcuni avevano la tradizione di consumare il cenone con i familiari altri invece avrebbero pranzato e aperto i regali il giorno dopo. Sicuramente per chi era credente era prassi visitare i caratteristici presepi allestiti nelle chiese e poi partecipare alla messa di mezzanotte con lo scambio di auguri alla fine della celebrazione. Nelle sere delle festività se non si aveva voglia di andare a ballare nei locali del Tigullio posti spesso sul mare, desiderio da riservare al veglione di San Silvestro, ci si indirizzava al cinema. All’epoca Chiavari ne offriva ancora ben cinque tra cui il Mignon, vero gioiello nel Caruggio e il famoso Teatro Cinema Cantero, purtroppo chiuso dal dicembre 2017 anche se in questo periodo l’amministrazione comunale sembra intenzionata a fare una proposta d’acquisto. Per i titoli da vedere sul grande schermo c’era l’imbarazzo della scelta: negli anni ottanta sarebbero arrivati film come Vacanze di Natale per il quale si coniò il termine “cinepanettone”, film per bambini come Il canto di Natale di Topolino, i Goonies o La storia di Babbo Natale mentre per chi gli altri nacquero veri cult movie come la mitica Una poltrona per due o Ritorno al futuro. Ma aldilà di come si trascorresse il tempo libero di quel periodo ciò che risaltava era il cambio di clima che si “respirava” sia a Chiavari che nel Tigullio. C’era davvero la voglia di voltare pagina, di sperimentare una nuova interpretazione della vita magari in modo più leggero o meno impegnata ma sicuramente più fiduciosa per il futuro, c’era la speranza di cambiare. E in quegli anni anche a Chiavari ci furono piccoli cambiamenti, come appunto l’introduzione dell’isola pedonale, divenuta definitiva solo decenni dopo, che contribuirono al rinnovamento del centro e anche delle zone periferiche. Ora però dopo tanta “preistoria” ritorniamo al presente: tanti di voi si saranno riconosciuti in quegli anni detti anche della “Milano da bere” e paragoneranno quel clima (anche meteorologico visto che nel gennaio del 1985 ci fu la famosa nevicata che molti ancora ricordano) a quello che vissero nelle loro città o paesi. Un periodo di rinascita che ancora abbiamo nel cuore e che fa risentire quelli della mia generazione ancora giovani. Ma anche oggi possiamo gustare queste feste, quindi godiamoci il Natale del 2022, auguri a tutte le lettrici e i lettori di bradipodiario, salute e serenità e buon anno!
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Foto: facebook
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Gente Di Riviera ritorna sabato 18 febbraio
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Caro Tonino, che ricordi, nel tratto di via Vittorio Veneto passava – per me la mitica linea 1 – da me ribattezzata la Carolina, che partiva da San Lazzaro per finire la sua corsa in corso Buenos Aires, e avevo fatto amicizia con autisti e bigliettai, in particolare con il signor Muzzani che abitava in piazza Cavour. Siamo negli anni 70.