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Importanti personaggi della Bibbia, hanno vissuto per oltre 900 anni, com’é stato possibile?
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L‘Antico Testamento ci informa che Noè visse 930 anni, Set suo figlio 912 anni, Noè per 950 anni e Matusalemme per 969 anni. Questi sono gli anni che alcuni dei più importanti personaggi biblici avevano al momento della loro morte secondo la Bibbia.
Il come è possibile ci viene spiegato dal ricercatore russo Mikhail Verba, geofisico appassionato di studi biblici: non è assolutamente vero che le loro vite siano durate così a lungo, piuttosto si trattò dell’ennesimo errore di trascrizione dei testi che i primi traduttori del III secolo d.C. commisero traducendo dall’aramaico, lingua in cui fu composta la prima versione della Bibbia, al greco antico. Essi, infatti, dimenticarono di tener conto del sistema numerico sumero, completamente diverso da quello greco con il risultato di produrre testi in cui tutti i dati inerenti al trascorrere del tempo risultano falsati: da questa dotta, ma forse inutile, ricerca emerge che Matusalemme, considerato “l’uomo più vecchio dei tempi”, colui che visse più a lungo di ogni altro, non morì come è scritto a 969 anni, ma a 120; Noè non si accinse a costruire l’arca a 500 anni, ma già a 60 anni; Sara moglie di Abramo non partorì Isacco in tardissima età a 90 anni come scritto, ma, più normalmente, verso i suoi 40 anni.
Lo scrittore e divulgatore scientifico Isaac Asimov propende per l’ipotesi che l’età di Matusalemme non sia espressa in anni, ma in mesi lunari così che la sua età reale sarebbe poco più di 70 anni.
E a chi contesta allo studioso Mikhail Verba di non considerare il simbolismo mistico religioso del Testo a livello numerico, ricorrente in tanti brani della Bibbia imperniati sul significato e sul valore esoterico dei numeri, egli risponde che basta leggerla tenendo conto della matematica sumera per rendere tutto perfettamente normale e consequenziale.
Vedi alle volte l’importanza di conoscere le lingue!
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Matusalemme, settimo discendente di Adamo dalla genealogia di Set, figlio di Enoch, padre di Lamech e nonno di Noè, nacque nel vicino Oriente nel 3074 a.C. e secondo la tradizione biblica visse 969 anni diventando così l’uomo più longevo che sia mai esistito sulla Terra; il suo nome può avere molti significati in antico ebraico, questo dovuto alla somma del valore numerico delle parole che, pur essendo diverse danno lo stesso risultato, per cui il suo nome può essere volta a volta “Uomo del dardo o della spada” in quanto alla morte del padre egli fu riconosciuto re e durante la cerimonia di elezione, davanti a tutto il popolo riunito, l’altare tremò e un coltello lì deposto gli balzò in mano, segno palese di approvazione divina e questa spada fu poi ereditata da Abramo, Isacco e Giacobbe; oppure può significare “La sua morte porterà giudizio” riferendosi così al diluvio universale che lui però non vide mai in quanto morì poco prima dell’evento durante lo stesso anno, 1695 anni dopo la Creazione; ancora può voler dire “Colui che è umile come se fosse morto” (e vorrei ben dire!), ma io preferisco quello che lo indica come “Quello che faceva le scarpe”, non si sa se perché fosse calzolaio o solo perché più furbo degli altri.
Ebbe due soli figli dalla moglie Edna, contrariamente all’abitudine dell’epoca in cui si doveva popolare la Terra: un maschio, Lamech già conosciuto nel precedente capitolo per aver inavvertitamente ucciso Caino durante una battuta di caccia, e una figlia, Rakel di cui non si sa nulla.
Tutte le fonti delle leggende ebraiche affermano che alla morte di Matusalemme il diluvio universale fu ritardato di una settimana affinché il popolo gli dedicasse sette giorni di lutto.
Ma non è solo il Sacro Testo a narrarci di tanta longevità.
In tavolette cuneiformi ritrovate in Mesopotamia è riportato che alcuni re sumerici vissero e regnarono per millenni: c’è un tal En-me-en-lu-an-na, (già solo per sillabarne il nome ci vuole una vita) re di Bad Tabira che in epoca antidiluviana regnò per ben 43.200 anni, ma, in epoche più recenti, è molto difficile che le esistenze si protraggano oltre il secolo di vita: ricordiamo il tragediografo Sofocle che morì a 90 anni, l’oratore suo contemporaneo Isocrate a 98 anni, il doge di Venezia Enrico Dandolo a 97 anni, l’ammiraglio e politico genovese Andrea Doria a 96 anni, il pittore rinascimentale Tiziano Vecellio a 91 anni, il diplomatico parigino Louis de Richelieu a 92 anni, il filosofo matematico Bertrand Russel a 98 anni, tutti vissuti in epoche non facili per le difficoltà dovute alla qualità della vita e lo stato dell’arte della medicina.
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Secondo il “Guinness dei primati” il record per la più lunga vita vissuta e di cui si hanno le prove certe è di 122 anni e 164 giorni, detenuto dalla francese Jeanne- Louis Calmment nata il 21 febbraio 1875 e deceduta ad Arles il 4 agosto 1997.
E’ leggendaria l’incredibile longevità dell’erborista cinese Li Ching-Lyun di ben 256 anni dovuta, secondo i “social”, all’assunzione di un particolare elisir composto da erbe.
Io personalmente mi accontenterei di viverne molti di meno, ma vissuti tutti in buona salute!
A titolo di curiosità vi informo che per l’indicatore della speranza di vita alla nascita Perdasdefogu nell’Ogliastro, in provincia di Nuoro, è il paese più longevo d’Italia; consolatevi in anticipo mie care signore se avete più possibilità di restare vedove perché, anche se l’Italia è quinta al mondo per aspettativa di vita con una media di 84,01 anni, il vostro compagno ha una media di 81,90 anni di vita mentre voi ne avete una di 85,97, ma non so se questi anni in più riescono a ricompensarvi di una vita di sopportazione degli uomini, e comunque questa media maschile ancora decresce in base al livello di istruzione della singola persona sino a 79,2 anni per gli uomini meno istruiti: se queste statistiche si fossero sapute al tempo della scuola avrei studiato sicuramente di più!
Solo 17 perone in Italia hanno raggiunto e superato ultimamente i 110 anni di età, e son tutte donne.
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Comunque nel tardo Paleolitico, alla nascita, l’aspettativa di vita era di circa 18 anni (si cresceva in fretta allora), nel Neolitico se superavi i 15 anni potevi sperare di campare fino ai 50-60.
Per quanto riguarda gli animali quello più longevo del pianeta è lo squalo della Groenlandia che vive mediamente 400 anni, ma può raggiungere i 500, visto che nel 2019 ne è stato trovato un esemplare valutato di 512 anni di età, chissà quante storie avrà da raccontare?
Nelle White Mountains in California, si trova la più antica foresta di pini ed esiste al suo interno un pino dai coni setosi tuttora vivente battezzato “Matusalemme” in quanto una stima effettuata da esperti biologi naturalisti nel 1957 gli attribuì 4.789 anni di vita, pertanto ad oggi avrebbe 4.855 anni, naturalmente la sua posizione è tenuta segreta da parte del US Forest Service per proteggere l’albero da eventuali danneggiamenti o vandalismi.
Nell’800 il nome Matusalemme diviene sinonimo di lunga vita nella cultura popolare e viene anche abbinato a un tipo di bottiglia di vino, principalmente lo champagne, di grande formato e dal grande potenziale di invecchiamento, con il termine di “Mathusalem” che ne contiene 6 litri, cioè equivalente di 8 bottiglie e da cui è possibile servire 48 calici. Più recentemente è comparso in vendita un Rum della Repubblica Dominicana invecchiato 15 anni in barili di quercia denominato “Matusalem”.
“Cin cin” a tutti!
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Disegno: yahoo.com
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Apostata Per Vocazione ritorna lunedì 12 giugno
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Nella mia modesta biblioteca fa bella mostra di sé “L’autobiografia” di Bertrand Russell (Ed. Longanesi – 1971) in tre volumi. Ad un filosofo che non è arrivato a vivere cent’anni si sono resi necessari tre tomi per raccontarci la sua vita; non oso pensare cosa sarebbe stato il mondo antico se i vari Set, Noè, Matusalemme e tanti altri loro longevi parenti avessero avuto dei biografi! Osservando l’opera di Guido Reni: “Mosè che infrange le tavole della legge” ho potuto azzardare un calcolo approssimativo (il titolo dice che le infrange, ma nel quadro si vede Mosè brandirle ancora intere) allora, per quei dieci miseri comandamenti, Mosè utilizzò ben due lastre di pietra alte quasi un metro, con una larghezza di trenta centimetri ciascuna; fa un totale di circa 0,6 metri quadri; facendo le debite proporzioni direi che, anche azzerando l’interlinea e usando un font di caratteri il più ridotto possibile, non sarebbero bastate tutte le pietre della piramide di Cheope per stampare la sola biografia di Matusalemme! Il mondo si sarebbe riempito di volumi immensi.
Mi stupisce poi che Mikhail Verba (che in quanto scienziato con i calcoli se la dovrebbe cavare) non si sia accorto dell’incongruenza delle sue valutazioni. Il rapporto tra l’età di Matusalemme citata nel Vecchio Testamento e quella attribuitagli dal geofisico russo è di 8 a 1, idem per l’età di Noè (500 diviso 60 è di nuovo circa 8) ma, allora Sara avrebbe dovuto partorie all’età di undici anni o poco più e non a quaranta. Alla fine, quando si gioca con i numeri (e con lettori poco attenti) si può dire impunemente tutto e il contrario di tutto!
Quando mia moglie intrattiene lunghe conversazioni dal telefono fisso, è solita tracciare infiniti scarabocchi a matita sui foglietti di un notes, vergando aste, cerchietti e simboli vari che ricordano alla lontana la scrittura cuneiforme; sono certo che in mano a qualche crittografo dilettante sarebbero di sicura ispirazione per ricalibrare la datazione di qualsiasi evento preistorico, con buona pace per la matematica sumera, la geometria euclidea e gli spazi di Hilbert della meccanica quantistica.
Un’altra cosa che mi ha stupito è che non si sappia con precisione dove è ubicato quel pino così antico; in una società dove nemmeno un miliardario con le risorse di Donald Trump è riuscito a tenere nascosta una scappatella extraconiugale è impensabile che si sia riusciti a tenere segreto, per più di sessant’anni, il sito di un albero così maestoso. A meno che quella pianta non sia più là. Ecco come la penso io: una delle prime cose che abbiamo imparato, già alle scuole elementari, è come determinare l’età di una pianta: si sega il tronco e si conta il numero degli anelli di accrescimento. E così avranno fatto gli “esperti naturalisti”, con le primitive tecnologie disponibili negli anni cinquanta. A cose fatte, resisi finalmente conto dello scempio commesso, avranno cercato di occultare l’enorme fusto abbattuto, magari spostandolo nel deserto del Nevada, presso la famosa Area 51, che guarda caso è proprio a un tiro di schioppo dalle White Mountains. Mi piace immaginare quell’enorme albero millenario, finalmente al riparo dagli incendi boschivi della California. Mi rasserena saperlo giacere nei segreti recessi dell’Area 51, tra le carcasse degli UFO, i corpi degli alieni precipitati e vicinissimo all’Arca dell’Alleanza che, basandomi sul finale del primo film di Indiana Jones, deve essere finita proprio lì.
Mi spiace infine contraddirti, Guido, ma le tue fonti sono assai imprecise anche su quello che è l’evento più importante: il diluvio universale non è stato rimandato di sette giorni per celebrare il lutto di Matusalemme; in realtà il Padreterno ha differito l’inizio della grande pioggia a causa di Noè che non riusciva a trovare l’ultima coppia di animali. Dopo la prima settimana, alle accorate richieste del buon Noè che, non avendo ancora trovato i due liocorni, chiedeva un’ulteriore dilazione, pare che Dio rispondesse: “Anche la mia pazienza ha un limite…” e aprì le cateratte del cielo.
Quel ritardo fu però provvidenziale, perchè permise anche al Bradipo di raggiungere l’arca, consentendo a noi, oggi, di scrivere su queste pagine.
P.S. se a qualcuno fosse rimasto qualche dubbio sulla faccenda dei liocorni, a questo indirizzo può trovare un soddisfacente chiarimento:
https://www.youtube.com/watch?v=0lF_1ir5jgA