L’ultima Volta
Del Palasport

di Guido Bigotti

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Tutti al Palasport di San Siro per gustarci i suoi ultimi atti, prima della sua uscita di scena… si inchina, vi ringrazia e lascia il palco da eterno protagonista…

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Bere, mangiare, bere e correre sempre più forte. Sempre in competizione contro il primo avversario che ti capita a tiro. Dormire, cercare di riposarsi e poi salire in sella e pedalare come dei dannati.

Facciamo un passo indietro e andiamo al 16 febbraio 1984, mentre a tutta velocità, i protagonisti della Sei Giorni non sanno che è l’ultima e che si chiuderà l’era d’oro della pista milanese. Sarà giusto e pure simbolico che l’ultimo eroe vittorioso sia Francesco Moser, forse il miglior interprete della sua generazione sugli anelli di piste di mezzo mondo e del record dell’ora.

Ed è giusto che la foto di gruppo di quell’ultima volata sia un’istantanea della Belle Epoque che giungeva al capolinea. L’ultimo giorno di gara per molti è quello del recupero della sbornia dell’ultima notte.

Il tedesco Kirsten si ripresenta in pista con un vistoso cerotto su viso e dà forfait alla gara. L’inglese Wiggins (padre di un certo Bradley che nel 2012 vincerà il Tour de France e ben 4 ori olimpici su pista), la sera prima ha afferrato un coltello dalla tavola, lasciando un profondo taglio sullo zigomo al ciclista tedesco. Nel cuore della notte il direttore della Sei Giorni, Giovanni Michelotti piomba al Palasport e riporta la tranquillità. La rissa notturna sembra essere stata una resa dei conti tra gli stranieri in gara mentre Moser e Saronni in attesa della sfida finale, sono chiusi nei loro camerini a dormire.

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La notte però porta bene soltanto a Moser, perché è suo il trionfo (il sesto delle sua carriera che lo rende il più vincente nella gloriosa storia della Sei Giorni milanese), Saronni infatti da forfait all’ultimo momento a causa di un mal di stomaco, diplomatico o no, non si saprà mai.

Con poco margine per recuperare e con un pubblico schierato tutto con Moser (con tanti tifosi arrivati pure dal Trentino), Saronni sembra bloccato. Con la vittoria del 1983 Beppe pensa di aver superato l’avversario a livello di popolarità, ma Moser è un gran duro e si sta preparando proprio alla conquista della sua prima e unica maglia rosa.

La classifica finale si presenta così: Moser-Pijnen la coppia stravince con 357 punti, davanti alla a Bntempi-Thurau con 181 punti. L’inglese Wiggins arriva quarto in coppia con Doyle. Il numeroso pubblico, dopo essersi goduto per una settimana le corse (con il gran finale sempre all’una di notte), ha applaudito anche personaggi dello spettacolo come Donatella Rettore, Dori Ghezzi, Carmen Russo. L’anno precedente sul palco c’era pure Cicciolina (assente però a questa edizione…). Troppe le polemiche per lo spogliarello e sul serpente che si è portata per l’esibizione.

Il pubblico dell’ultima sera si aggira sui 15.000 paganti, con un incasso stratosferico per la serata e per lo stesso evento sportivo. Il ciclismo in quel periodo viveva un bel periodo di carica ed energia. Gli scandali erano ancora molto lontani, era un ciclismo vicino alla gente. I tifosi si accalcavano per vedere da vicino i propri idoli, fischiando spesso e volentieri a coloro che consideravano avversari.

L’arte della Sei Giorni è qualcosa di unico e il crollo del Palasport del 1985, sotto il peso di una storica nevicata, chiuderà un’epoca. Si proverà a riproporre in altri lidi negli anni 90 e anche nel 2008 ma senza successo. Si chiuderà un’epoca e che epoca! Ricca di grandi campioni che rimarranno sicuramente nei nostri ricordi.

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Colgo l’occasione per ringraziare i lettori e in particolare chi ha voluto commentare il precedente articolo.

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Foto: blog.urbanfile.org

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Diario Della Bicicletta ritorna martedì 21 marzo

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14 Comments

  1. Maria Rita Reply

    Be’, Moser è stato davvero un grande: ricordo il tifo per lui di mia sorella…Poi, a proposito del serpente, allora sarà sembrata un’ eccentricita’, ora è quasi la norma : le insegnanti della materna di miei due nipoti, hanno in casa due rettili (😟) come fossero gattini!

  2. Susanna Tamplenizza Reply

    Avevo dimenticato quel crollo di quando avevo 24 anni. Mi hai richiamato alla memoria sia la storica nevicata, sia anche, sempre per la Sei Giorni, il Vigorelli, che era vicinissimo a casa mia. Aprendo le finestre della memoria, è arrivato anche mio padre, appassionato di ciclismo e infine sono arrivate le biglie di plastica nelle quali campeggiavano sia Saronni che Moser, che hanno continuato a giocare sulle piste di sabbia quando ormai si erano ritirati.
    Grazie Guido, le tue memorie e le tue narrazioni sono proprio un regalo.

  3. Maria Gabriella Anania Reply

    Con un linguaggio semplice, discorsivo, ma non semplicistico, ci metti al corrente di episodi che, personalmente ,non conoscevo. Tante curiosità e spigolature che catturano l’attenzione, che ci fanno anche, a volte, sorridere…Caro Guido, complimenti, il taglio, a mio modesto parere, è da bravo cronista!

  4. Giuseppe Florio Reply

    Ho finito di leggere ora il tuo articolo.
    Non mi ricordavo l’episodio del crollo causa nevicata.
    Penso però che i tempi del ciclismo siano stati molto importanti specialmente per una città come Milano.
    Ci hanno lasciato tanta nostalgia e tanti ricordi.
    Bravo Guido!

  5. Andrea Bertini Reply

    Moser era il mio idolo,, ricordo che avevo un amico che era tifoso del Grande Saronni,che sfottò fra noi due …. Che bei ricordi Guido ,che belle storie che ci fai rivivere.Grazie davvero, aspetto la prossima storia.Un abbraccio Andrea m

  6. Sergio Reply

    Bello bravo Guido. Anch’io come Giuseppe non ricordavo il crollo causa neve. La sei giorni la ricordo seduto davanti alla tv con mio padre lui per Moser io per Saronni . Bei ricordi ora le bici vanno da sole. Ciao, e ancora complimenti per l’articolo. Saluti Sergio

  7. Gianluca Alzati Reply

    Grazie Guido, bellissimi ricordi! Io ero piccolo ma mi ricordo la famosa nevicata del 1985 che mi fece tornare a piedi dal liceo. In qyegli anni, fotografata accanto a Moser, c’era anche la mitica corridora Morena Tartagni 😉

  8. Guglielmo Ronaghi Reply

    E’ bello ripercorrere la storia di questa importante attrattiva milanese, le vicende che l’hanno accompagnata nel corso del novecento, sapientemente raccontate dal bravissimo Guido. Grazie davvero

  9. Gabriella Negri Reply

    Bei racconti Guido! Sembra di essere presenti ad ascoltare il cronista! Bello per gli appassionati.

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