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Biciclette e partigiani, un binomio importante per la Resistenza e per la nostra libertà!
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In questo nuovo appuntamento di il “Diario della bicicletta”, incontriamo Claudio Nicrosini presidente della sezione ANPI Lorenteggio Giambellino.
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Claudio presentati e presenta la sezione ANPI, Lorenteggio-Giambellino – sezione “Minelli”?
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Grazie per l’opportunità che ci offri per raccontare qualcosa dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia e, più specificamente, della sua sezione in zona Giambellino-Lorenteggio, quartiere della periferia sud-ovest di Milano.
Qualche informazione personale è necessaria. Per molti anni sono stato impegnato, come volontario, nell’associazionismo di quartiere, soprattutto sul fronte della solidarietà e dell’antirazzismo. Dopo aver svolto altri lavori o mansioni, oggi, di professione, sono docente di filosofia e storia presso un liceo statale di Milano. Sono nato nel 1976. Anagraficamente, quindi, sono ben distante dalle vicende della Resistenza. Inoltre, sono presidente della sezione ANPI Giambellino-Lorenteggio relativamente da poco tempo. Perché? Entrato a far parte del comitato di sezione, sono stato sollecitato a farmi carico della presidenza, essendo iscritto da molti anni all’ANPI e avendo frequentato le iniziative di zona fin da quando avevo solo quattordici anni, prima ancora che, in senso stretto, fosse possibile un’adesione piena all’associazione per chi non avesse effettivamente militato nei ranghi della Resistenza.
Fondata da subito dopo la Liberazione di Milano, la sezione Giambellino-Lorenteggio è una sezione storica dell’ANPI milanese. Ho avuto la fortuna, da giovanissimo, di conoscerne alcuni fondatori e storici rappresentanti in quartiere: Moriggia, Albertelli, Gibaldi, Ferrari, Visentin. Il loro ricordo ha contribuito a farmi sentire in obbligo di dare il mio contributo alla prosecuzione della loro associazione. La loro autorevolezza non è sostituibile. Il contesto sociale e politico, d’altra parte, è assai cambiato. Ma il loro impegno passato è ancora di insegnamento per il presente e, come credo, per il futuro.
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Per chi non la conoscesse, raccontaci come è nata l’ANPI.
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L’ANPI si struttura di pari passo con l’avanzata vittoriosa degli eserciti alleati e della Resistenza. L’associazione è fondata già nel giugno del 1944, alla liberazione di Roma, quando ancora in Italia si deve combattere duramente contro occupanti tedeschi e collaborazionisti fascisti “repubblichini” al loro servizio. Il contributo militare e politico della Resistenza italiana è tale che l’anno successivo, il principe Umberto, luogotenente generale del Regno, deve riconoscere per decreto l’ANPI come “ente morale” (decreto luogotenenziale n.224 del 5 aprile 1945). Dopo la resa definitiva dei nazifascisti, l’ANPI inizia la sua attività in tutta Italia, per sostenere i reduci della Resistenza e rinsaldare loro legame solidale, oltre che per contribuire al processo democratico di trasformazione delle vecchie istituzioni regie e fasciste. L’impegno degli ex partigiani, per la Repubblica e per la Costituzione, è decisivo. Numerosi sono gli esponenti dell’ANPI, della più varia provenienza politica e sociale, chiamati in Consulta Nazionale e, poi, quelli eletti in Assemblea Costituente.
Lo Statuto dell’ANPI, fin da principio, ne fissava un compito primario, ancora oggi al centro delle attività dell’associazione: la difesa della memoria e la tutela dell’onore della Resistenza. All’associazione, però, fino a poco meno di un paio di decenni fa, potevano essere iscritti solo i “partigiani” – combattenti che avevano partecipato alla Resistenza di cui era stato certificato l’impegno continuativo nelle sue file – o, in subordine, i “patrioti” (sostenitori della Resistenza di cui era stato provato il contributo almeno a sue singole attività o azioni). Solo a partire dal 2006, anche per impulso di Carlo Smuraglia, ultimo ex partigiano alla sua presidenza, l’ANPI si è aperta alla partecipazione organica degli antifascisti delle generazioni successive, già gradualmente coinvolti, negli anni precedenti, in attività culturali e campagne costituzionali dell’associazione, ma ancora senza la possibilità di esserne membri con pieni diritti.
I partigiani hanno scelto di prolungare l’esistenza della propria associazione al di là della propria generazione – convinti che la difesa della Costituzione antifascista e della memoria della Resistenza, meritasse questo loro ultimo, coraggioso, lascito.
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L’ANPI ai nostri giorni. Qual è l’obbiettivo e la missione che seguite?
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I nostri obiettivi, fondamentalmente sono tre:
– tutelare i monumenti dedicati alla Resistenza ed organizzare le celebrazioni ufficiali delle sue ricorrenze, ed in primo luogo della Festa del 25 aprile – in ogni città e zona – coinvolgendo istituzioni, partiti e associazioni popolari e democratiche;
– prenderci cura della memoria della Resistenza, della guerra e delle deportazioni, registrandone le impronte e lavorando alla loro conservazione storica – coinvolgendo giovani ed educatori delle scuole e dei centri di formazione di ogni ordine e grado;
– diffondere la conoscenza e la cultura della Costituzione, contribuendo alla difesa dei suoi valori democratici e progressivi originari.
I ragazze e le ragazze, che possono avvicinarsi all’ANPI fin da giovanissimi, come “Amici dell’ANPI”, sono i veri destinatari del lavoro di memoria e di mediazione fra le generazioni di cui l’ANPI è portatrice.
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E ora parliamo di bicicletta… Claudio e la bicicletta, che rapporto hai con questo mezzo di locomozione?
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In passato l’ho usata spesso. Più di recente, il mio rapporto con la bicicletta passa soprattutto dall’iniziativa che, da due anni e anche grazie alla tua preziosa sollecitazione, è stata promossa dalla sezione ANPI di Giambellino-Lorenteggio: una “biciclettata” “storica” attraverso i luoghi della Resistenza presenti in quartiere. Anche quest’anno l’evento si svolgerà intorno ai primi di aprile, in preparazione della Festa della Liberazione. Ci piacerebbe coinvolgere progressivamente in questa biciclettata sempre più le scuole del quartiere e, quindi, proprio i giovani e giovanissimi.
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Abiti a Milano. Com’è il rapporto per te tra i ciclisti e la città? È a misura di ciclisti?
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Lo definirei un rapporto di “aspettativa”.
Non ancora. Esprimo un parere del tutto personale, ma ampiamente condiviso: le piste ciclabili appaiono discontinue, spesso pericolose. Per la stragrande maggioranza dei cittadini, risultano opachi la prospettiva del loro sviluppo ed il senso dei loro tracciati “moncone”, che sono andati diffondendosi negli ultimi anni senza un programma ed una coerenza evidenti ai più.
Il traffico privato a combustibile fossile è ancora strettamente necessario per troppi lavoratori ed i mezzi pubblici, di contro, restano troppo costosi ed inefficienti, soprattutto a livello ferroviario, per moltissimi cittadini del milanese. Ma in una prospettiva di sostenibilità ambientale e di mobilità morbida – di pari passo con il potenziamento dei mezzi pubblici ed il progresso della loro piena e universale accessibilità – credo che sia indispensabile che Milano e le altre città della provincia diventino “città per ciclisti”.
Mi sembra che l’applicazione della Costituzione, il diritto alla salute e alla libertà di movimento, passino anche di qui.
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Mezzo importante e determinante per i partigiani della seconda guerra mondiale, “resistenza e bicicletta”. Cosa ci puoi raccontare a riguardo?
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Come ricordano numerose testimonianze partigiane, la bicicletta rappresentò il mezzo di locomozione essenziale della Resistenza. Popolare e quindi anonima, essa era adatta tanto per le azioni in città, quanto per i collegamenti. Le staffette partigiane nascondevano gli ordini dei comandi militari nelle canne delle biciclette. Alcune azioni delle squadre cittadine (ad esempio quelle operate, nella nostra zona, dalla 113a Brigata Garibaldi SAP) erano specificamente volte a procurare alla Resistenza biciclette e pezzi di ricambio.
Allo strapotere dell’esercito occupante ed alla violenza delle rappresaglie nazi-fasciste, ai carri armati e alle autoblindo, la Resistenza opponeva la mobilità dei suoi effettivi, l’agilità delle sue azioni e, duttile ed economica, la bicicletta.
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Come sezione da due anni organizzate la “Bicicletta del Partigiano” una biciclettata della memoria dove toccate le zone in cui i partigiani della vostra zona sono stati uccisi per la libertà. Ci vuoi raccontare di cosa si tratta? Ho letto e visto che questa iniziativa viene proposta da diverse sezioni dell’ANPI in Italia. Forse è anche un modo per cercare di far avvicinare i giovani alla vostra associazione?
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In quartiere abbiamo sette lapidi, una pietra di inciampo ed alcuni luoghi della memoria che, percorsi tappa per tappa in bicicletta, ci permettono di ricostruire la storia del nostro quartiere, della guerra, delle deportazioni e della Resistenza. Sono luoghi importanti – che consentono di ripercorrere in modo partecipativo vicende storiche generali a partire da singoli episodi e singoli personaggi.
Il percorso della biciclettata di aprile può quindi essere adatto anche alle scuole ed ai giovani, dei quali vorremmo mano a mano sollecitare il contributo attivo alla nostra associazione. La bicicletta, come mezzo, ci appare ancora una volta per la sua versatilità ed economicità, il migliore possibile.
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Progetti futuri della vostra sezione?
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Al percorso in bicicletta attraverso il quartiere e i suoi luoghi della memoria, quest’anno assoceremo un “percorso in rete”. Sul sito internet della sezione, che presto inaugureremo, raccoglieremo le storie e i contesti storici legati ai partigiani e ai deportati ricordati dalle lapidi del quartiere. La prospettiva è quella di costituire, progressivamente, un “Museo diffuso della Resistenza” collegato, attraverso alcune placche dotate di QrC, alle lapidi ed ai luoghi della memoria presenti in quartiere. Ci muoveremo sulla base di quanto già sperimentato dalle altre sezioni ANPI del Municipio 6. Vorremmo tuttavia riuscire a fare un passo in più: creare un sito realmente “dinamico”, animato di anno in anno da nuovi contributi artistici e, soprattutto, dai lavori delle ragazze e dei ragazzi delle scuole della nostra zona.
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Ti chiedo di chiudere la nostra intervista con un messaggio legato a quello che è e fa l’Anpi ai giorni nostri?
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“Qualsiasi cosa accada, siate sempre orgogliosi di far parte dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia”. Questa l’espressione sovente usata da Carlo Smuraglia nel rivolgersi ai nuovi iscritti all’ANPI e oggi, di fronte al rinfocolare di vecchi nazionalismi e nuove guerre, più attuale che mai.
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Foto: particolare del murales “Mille papaveri rossi” di Alice Pasquini a San Giovanni Persiceto – tratta da bikeitalia.it
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Diario Della Bicicletta torna giovedì 18 gennaio
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