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Quando l’identità di una nazione passa attraverso la musica.
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Nel nostro viaggio in Etiopia abbiamo accennato ad una religione monoteistica africana, il rastafarianesimo, che coniuga in sé elementi spirituali ed istanze politico-sociali. Questo binomio singolare è il frutto di un senso di riscatto che le popolazioni africane sentivano nei confronti degli ex Paesi colonizzatori, ma anche il frutto di una riscoperta di una identità e di un desiderio di affrancarsi da un doloroso passato. La radice di questo movimento nasce quando Hailé Selassié sale al potere in Etiopia. Si nota subito una simbiotica fusione tra cristianesimo ortodosso (secondo quella che è appunto la tradizione religiosa etiope) ed una rivisitazione in chiave messianica universalistica in cui, principi universali politici, trovano spazio: la necessità di una cultura che garantisca ai popoli autodeterminazione, uguaglianza di diritti, non interferenza politica al fine di garantire la sicurezza internazionale. Il valore messianico è inciso in quell’idea di un nuovo mondo che venga a costituirsi per garantire benessere all’intero globo. Da questo lembo d’Africa, attraversandolo l’Oceano Atlantico, tocchiamo l’area caraibica, così distante sia culturalmente che geograficamente, ma con un tratto singolare che le unisce. Il rastafarianesimo vede in Bob Marley, nato a Rhoden Hall – Nine Mile (minuscolo sobborgo nel centro/nord) da padre britannico e madre giamaicana, non solo un artista ma un suo profeta, che trasferisce in musica le istanze politico-religiose.
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L’immagine di Bob Marley, campeggiano a distanza di cinque decenni su magliette in mezzo mondo e la sua musica si mantiene viva grazie alla forza iconica dei suoi testi. Nei periodi della contestazione studentesca, negli anni 70 e 80 del secolo scorso, la sua musica emergeva come cultura stessa di una generazione. Ancora oggi, in Giamaica, non esiste angolo in cui la sua immagine non campeggi al pari di altre figure esemplari di questa isola, ovvero dei suoi straordinari velocisti e di un altro cantante, il rapper Shaggy. Chi visita il mausoleo della casa natale di Bob Marley fa un salto dentro la sua storia musicale e si immerge in un pezzo di storia per l’affermazione dei diritti di tutti i popoli oppressi. Ancora oggi, questo ecclettico artista, è fonte di orgoglio nazionale, seppur la sua immagine cerca di essere offuscata da moderni rapper locali che tentano di appannarne la sua immagine ribaltando armonicamente un genere musicale ed annullandone il messaggio con testi che invece si propongono come radicalmente antitetici. Il suono della terra di Bob Marley è quello degli schiavi che cercano di mantenere vive le origini e dai quali sanno trarre, nuova musica e nuova memoria costruendo una significativa affermazione di identità e una rinnovata dignità culturale. Nella musica giamaicana, attraverso il reggae si trasforma in multiculturalità a vocazione universalistica; quella di una pariteticità di diritti, di pluralità contro ogni forma di omologazione, che ai tempi di Marley, era figlia di una idea di neo-colonizzazione culturale. Se la leggessimo in questi termini potremmo riscoprirne una sua validità ancora oggi carpendone un senso di attualità. Viaggeremo in Giamaica, terra che mi ha affascinato per le spiagge di Montego Bay, di Port Antonio e di Negril, le Mayfield falls, la sua capitale Kingstone e le svariate memorie della schiavitù, con l’Emancipation Park.
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Se mi avete seguito nei miei racconti dei viaggi sul Kenya e sull’Etiopia, cercherò sempre di raccontare le emozioni a cui fanno riferimento i luoghi, perché un viaggio rimane nella memoria per esse e non per i toponimi o per i punti marcati in una cartina geografica. Intanto mi ha fatto piacere accompagnarvi fra due nazioni così diverse, in Continenti diversi, ma con un tratto religioso-musicale comune. Non è singolare questa cosa? Al prossimo viaggio-emozione in Giamaica.
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Foto: Rino Sciaraffa
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In Mondo In Parole Povere ritorna martedì 17 ottobre
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Sono sicura che faremo un viaggio emozionante. Per quel che mi riguarda anche un sogno quello di poterci andare in Giamaica… A presto Rino e ancora grazie
Grazie Franca….si la Jamaica merita. Ci sono splendidi posti. Unica cosa…. non è un posto sicurissimo se si viaggia soli
Viaggiare…si può! Attraverso i tuoi racconti è come se viaggiassimo anche noi. A proposito…ma un viaggio tutti insieme??? Sarebbe bellissimo. Per ora, ci accontentiamo di leggerti. Grazie Rino per questi tuoi racconti
Cara Rossana, appena organizziamo un viaggio …ti faccio sapere. Grazie per seguirmi in questa rubrica.
La Giamaica paese bellissimo molto verde visitato anni fa in un viaggio ai Caraibi. Con questa cultura, musica e religione descritto bene nell’articolo. Affascinante come la cultura e la storia è così diversificata in America Centrale.
Caro Nicolò, si il Sud America è un crogiuolo di culture e storie molto diverse. Un continente che conosco solo in alcune sue aree. Non ho avuto la fortuna vi visitarlo completamente. Il Centro America, ancora di più, è molto differente da Paese a Paese. Grazie per le tue riflessioni e contributi.
Grazie Rino, i tuoi articoli sono sempre molto interessanti e pieni di particolari. Davvero un bel lavoro.
Luca
Grazie Luca, caro amico ….
“La riscoperta di un’identità” – “Il desiderio di affrancarsi” – “Il suono di una terra”… riesci sempre, caro Rino, ad attrarre i lettori in viaggi del pensiero che emanano emozioni permanenti, le quali conducono a destinazioni molteplici: riflessione, soddisfazione ed appagamento per quella piacevole sensazione che induce ad affermare: conosco quei luoghi, ci sono stato anch’io, gustandone i suoni, i colori, le essenze e le meraviglie! Ad introdurmi ed accompagnarmi c’era e c’è tuttora la straordinaria capacità narrativa di Rino. Al prossimo viaggio insieme!
Caro Filippo, grazie per il tuo commento, anzi i tuoi commenti/riflessioni. I luoghi che visitiamo sono sempre una sommatoria di cose: la loro storia, la loro cultura, la propria religione etc… è bello viaggiare “dentro” i luoghi e non solo vederli
Bella idea di immaginare un viaggio in continuità di senso di articolo in articolo.
E grazie per la non banalizzazione del rastafaresimo. Spesso è oggetto di fraintendimento e appunto banalizzazione.
Aggiungo una piccola nota per te Rino, e per tutti quelli che ti seguono, che forse avevo già indicato.
Un ottimo programma di racconti e reportage di viaggio è il podcast di radio popolare network “Onderaod”.
Nulla di così personale come i tuoi articoli ovviamente, ma un bel viatico per immginare mete e sentirsi parte di una comitiva e comunità ideale di viaggiatori ed esportatori.
Del mondo e anche di sé.
W Bob Marley!
Una su tutte tra le sue, la meno raggae “redemption Song”, magistralmente reinterpretata anche da Joe Strummer
Caro Enea, grazie per i tuoi ricchi commenti. Grazie anche per la proposta di questo podcast, non lo conoscevo. Ora mi metterò all’ascolto di altri racconti di viaggio.
Condivido che ogni viaggio è una esplorazione implicita del proprio mondo…viaggiamo con le nostre idee, convinzioni, conoscenze….talvolta pregiudizi colpevoli, inconsapevolezze….
Redemption Song memorabile….seppur il mio genere musicale non sia il Reagge
Con amicizia,
Grazie Rino per come ci fai viaggiare.Questi due paesi mi hanno portato alla mente due realtà che ho “vissuto”L’Etiopia per mio padre che ha dovuto affrontare la guerra,rimasto ferito ritornò in Italia ,e da lì i suoi racconti quando ero piccolino.La Giamaica e quindi Bob,la mia gioventù condivisa con ragazzi giamaicani a Firenze dove camminavano con dei “registratori enormi”sulle spalle e musica ad alto volume.Buona giornata a presto.
Grazie a te Bruno, ci hai portato a “viaggiare” nelle tue esperienze e nel tuo vissuto. Grazie per averli condivisi… un caro saluto.
Che aggiungere Rino a quanto già hanno egregiamente detto altri?
Sai che amo molto la tua scrittura e soprattutto quanto stimo te come persona.
Quando ero ragazzo sul muro corrispondente alla testiera del mio letto, campeggiava un grande poster di Bob Marley, i cui vinili ascoltava l’allora mia quarantatreenne mamma, la quale in mia presenza mi sfondava i cabasisi con Julio Iglesias mentre quando ero a scuola si divertiva ad ascoltare Babylon by bus, Exodus, Uprising…
Un giorno l’ho beccata, rientrando prima da lezione con la musica a paletta.
“Mi piacciono molto questi dischi.
Non li metto quando ci sei tu perché ho paura che ti arrabbi”.
La mia cara mamma! 😀
Ora non è più con noi ma era una donna con un cuore speciale (Julio Iglesias a parte).
Chiudo con una citazione tratta da “Could Be Loved”, trasversalmente adatta ad ogni uomo “di buona volontà”.
“Love your brotherman!”
Grazie per portarmi con te.
Si può dire che ti voglio bene?
Roberto.
Ah, ps.: i vinili di Marley erano i miei.
Grazie Roberto per averci accompagnato nei tuoi ricordi di gioventù ed in uno specchio famigliare con il racconto della tua mamma. Ehm le perdoniamo Julio Iglesias.
p.s. anche io ti stimo e ti voglio bene e ti apprezzo moltissimo….e si può dire, eccome!!!!
Grazie Rino per l’accostamento tra la religione etiopica e Bob Marley in effetti da adolescente mi domandavo perché Marley avesse tra i suoi simboli la bandiera Etiopica ,terra particolare, un enclave forte cristiana in un mondo arabo ,Marley con la sua musica dava e da speranza a chi si sente od e’ escluso dalla normale evoluzione e sviluppo che ogni essere umano ha diritto
Grazie Alessandro del tuo commento. Si spesso aveva bandiera etiope sul palco. Grazie del tuo commento
Il personaggio e la musica di Bob Marley sono intramontabili. Ha unito due continenti in particolare ma il suo canto, la sua chitarra hanno animato masse di giovani di tutto il mondo. Caro Rino, hai toccato in me quelle corde giovanili impegnate di sani e alti ideali. E dunque sono qui per ringraziarti per questo bellissimo articolo.
Grazie a te Aldo che segui e commenti spesso queste mie righe su Bradipodiario. In effetti la musica, negli anni 70-80 era portatrice di messaggi sia sociali che politici. Io non sono un grande esperto di musica ma credo, spero senza sbagliarmi, che ora sono pochi gli autori musicali che un tempo si definivano come “impegnati”. Ci sarebbe da chiedersi il perchè…. magari tu lo sai.
Un caro abbraccio
Grazie Rino , perche racconti anche a noi di una altra parte del mondo, grazie anche per il cuore che metti in tutto quello che fai. Dio ti benedica grandemente