Si chiude la prima stagione di Tempo Lento, con qualche rammarico ma con la voglia di raccontare…
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⇒ di Giuseppe Rissone ≈ Tempo Lento
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Quando ho pensato di realizzare una rubrica dedicata a esperienze lente, ero quasi sicuro di scrivere per questa stagione 11 articoli, oltre a quello di presentazione e di conclusione. Così non è stato, ho contattato circa 30 persone e progetti, hanno risposto inviando un testo solo in 4, 2 non hanno ritenuto adatto (?) il nostro sito per divulgare il proprio progetto, 4 hanno promesso poi non hanno mantenuto la parola, 20 non hanno ritenuto opportuno rispondere. Tre dei sette articoli pubblicati sono nati non da un contatto diretto – cosa che preferisco – ma da letture di varia natura e fonte.
Arrendersi? Assolutamente no, forse dovrò rivedere i criteri di ricerca, perché sono certo che esistano decine di storie che meritano di essere raccontate, forse – ed è un bene – stanno nascendo diversi siti che raccontano di esperienze lente, innovative. Quindi la possibilità di trovare qualcosa di non raccontato si restringe.
Ora non vi resta che rileggere o leggere per la prima volta gli articoli di questa stagione, e se avete qualche suggerimento scrivetemi.
Per chiudere Tempo Lento vi lascio con una frase di Hannibal Hamlin Garland, un romanziere e saggista statunitense: Ogni volta che la pressione della nostra complessa vita cittadina fluidifica il sangue e intorpidisce il mio cervello, cerco sollievo nella natura; e quando sento il giallo lamento del coyote all’alba, le mie preoccupazioni mi abbandonano e sono felice.
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⇒ Foto: Giuseppe Rissone ≈ Prossimo Appuntamento: Tempo Lento ritorna a settembre
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