Come sarà quest’estate? Non so quanti di noi riusciranno a godersi un periodo di svago e relax… So solo che non posso esimermi dal consigliarvi un libro… La mia teoria che le giornate “infinite” dell’estate sono il momento ideale per dedicarsi alla lettura di tomi… L’estate scorsa vi avevo suggerito “Circolo Pickwick” di Charles Dickens, quest’estate Alexandre Dumas, e il suo immenso romanzo “Il conte di Montecristo”.
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Non lo so come sarà quest’estate. Non so quanti di noi riusciranno a partire e a godersi un periodo di svago e relax lontano da casa. Non so se, una volta raggiunti mare e monti, riusciremo a spiaggiarci sulla sabbia o distenderci su un prato vista monti come abbiamo sempre fatto nelle nostre vite pre-covid. So solo che non posso esimermi dal consigliarvi un libro per accompagnare la vostra estate. Ve lo ricordate, vero, cos’avevo scritto l’anno scorso in questo periodo? La mia personale teoria sul fatto che le giornate “infinite” dell’estate sono il momento ideale per dedicarsi alla lettura di tomi di ragguardevoli dimensioni? Ecco, come l’anno scorso vi avevo suggerito di dedicarvi a Charles Dickens e al suo “Circolo Pickwick”, quest’estate vi propongo un altro grande della letteratura mondiale, Alexandre Dumas, e il suo immenso romanzo “Il conte di Montecristo”.
Premessa indispensabile: non ho mai visto nessun film, nessuna serie televisiva, nessun adattamento su schermo tratto dal romanzo o ad esso vagamente ispirato e so che ce ne sono stati diversi. Quando mi sono accinta alla lettura, avevo solo una vaga idea della trama da un’infarinatura scolastica e, una volta terminata la stessa, incantata da quanto letto, mi sono ben guardata dal rovinare tutto cercandone una trasposizione cinematografica. So da diverse recensioni lette che nessuna versione su celluloide è riuscita a rendere la straordinaria complessità della trama e dei personaggi. Quindi, a coloro che hanno eventualmente già visto qualche film o serie e ne sono rimasti delusi, accostatevi al libro senza timore: non ne rimarrete delusi.
“Il conte di Montecristo” può esser considerato il perfetto romanzo d’appendice, genere di romanzo che si è diffuso nell’Ottocento e che usciva a puntate su quotidiani o riviste. Poche pagine per un appuntamento che si rinnovava a cadenze periodiche e doveva generare nei lettori il desiderio spasmodico di scoprire cosa accadeva ai protagonisti episodio dopo episodio. Non solo; dovendo catturare l’attenzione di quanti più lettori possibili, il romanzo in sé racchiudeva tutti i generi e “Il conte di Montecristo” ne è il magistrale esempio. In esso c’è tutto e il contrario di tutto: avventure e amori, intrighi ed inganni, sete di giustizia e tradimenti, vendetta e perdono, beghe politiche e rivendicazioni sociali, cacce al tesoro ed evasioni. Si spazia da Marsiglia a Roma, da Parigi al Medio Oriente, in un avvicendarsi continuo di scenari, emozioni e colpi di scena.
Edmond Dantès è un giovane marinaio che, alla vigilia delle nozze con l’amatissima Mercedes, viene tradito da conoscenti, fatto arrestare e rinchiuso nel famigerato castello d’If, luogo di reclusione per eccellenza dei prigionieri politici. Disperato, sembra abbandonare qualsiasi speranza di poter un giorno uscire dal carcere fino a quando incontra un altro prigioniero, l’abate Faria, che diventerà il suo mentore e guida spirituale. E’ grazie all’abate che, dopo lunghissimi anni di prigionia, Edmond riesce a fuggire dall’ingiusta carcerazione e ricostruirsi una nuova vita grazie ad un tesoro nascosto nell’isola di Montecristo. L’Edmond Dantès di inizio romanzo, che ha tutti i tratti del figlio devoto, dell’innamorato felice, in pace con sé stesso, subisce una radicale trasformazione ed esce dal carcere divorato dall’unico desiderio di vendicarsi di coloro che l’hanno tradito rovinandogli l’esistenza. Con la nuova identità di conte di Montecristo, e non solo questa!, il nostro protagonista perseguirà strenuamente questo unico obiettivo.
Dumas ci guida attraverso duelli, fughe, tradimenti, avvelenamenti, tenendo sveglia in noi l’attenzione e il desiderio di sapere come evolverà l’avventura rocambolesca della vita di Edmond. Non solo avventura, però; con grande maestria esplora e analizza tutti i mille sentimenti dell’animo umano, dall’amicizia più sincera all’amore, dall’odio profondo alla sete di giustizia e non ci fa mancare dissertazioni filosofiche e analisi socio-politiche. Come nel più classico dei feuilleton, ognuno di noi può trovare il genere che più lo aggrada all’interno di queste 1192 pagine (ok, ho svelato la mole di pagine che vi attende, ma vi assicuro che arriverete in fondo pensando “è già finito?!” ). Il filo narrante di tutto il romanzo e ciò che lo rende, secondo me, ancora così attuale a distanza di secoli è, però, la riflessione che viene portata avanti da Dumas sul confine sottile esistente tra desiderio di avere giustizia per un torto subito e voglia di farsela da sé, questa giustizia, e il conseguente dibattito tra vendetta e perdono. Questo scavo psicologico all’interno dell’animo umano e la creazione di un personaggio tanto complesso come Edmond Dantès è ciò che ancora attrae e tiene avvinti alle pagine del romanzo, non facendoci pentire di un solo istante trascorso immersi nelle vicende del conte di Montecristo. Non mi resta che augurarvi buona lettura e buona estate!
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Foto: Sara Migliorini
Il Bradipo Legge ritorna a settembre, qui tutti della rubrica
L’amore per la letteratura traspare tutto da queste stupende descrizioni di romanzi che ci regali con i tuoi articoli e che arriva fino a noi lettori. Grazie Sara
Grazie Sara per avere condiviso in modo così suggestivo ed efficace il tuo interesse per questo romanzo intramontabile. Buona estate e buona lettura!