Il Colore Delle Emozioni: Il Ritorno Alla Vita

di Fulvia Pedani

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Scatti fotografici per offrire spunti di riflessione sulla condizione delle donne operate al seno e stimolare suggestioni nel pubblico…

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L‘articolo che poniamo alla vostra attenzione – a firma della dottoressa Fulvia Pedani, Oncologa  –  Presidente A.N.D.O.S. Comitato Torino – è stato scritto in occasione delle mostra fotografica “Il Colore Delle Emozioni: Il Ritorno Alla Vita”, a cura del fotografo Roberto Gandoli, svoltasi nella Sala delle Colonne di Palazzo Civico a Torino sino allo scorso 25 novembre. 

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Con questo progetto, A.N.D.O.S. (Associazione Nazionale Donne Operate al Seno) Comitato di Torino, ha voluto offrire spunti di riflessione sulla condizione delle donne operate al seno e stimolare suggestioni nel pubblico, rendendolo partecipe del processo creativo ed evolutivo che le foto esprimono, in modo che l’emozione scaturita dal potente ruolo evocativo delle immagini possa ritrasformarsi in un esempio di comportamento chiaro e determinante di avvicinamento alla prevenzione e alla cura del tumore al seno meno timoroso e più positivo.

La scelta del periodo a cavallo tra Ottobre Rosa, Mese Internazionale della Prevenzione del Tumore al Seno, e la Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne del 25 Novembre vuole sottolineare la continuità della promozione dei programmi di prevenzione, compresa la prevenzione della violenza, specie per quella troppo spesso subita dalle donne con cancro al seno durante e oltre il percorso di cura.

Nella società attuale in cui giornali, pubblicità e televisione enfatizzano l’aspetto esteriore e la ricerca dell’avvenenza fisica, la vita di relazione può essere notevolmente compromessa a causa dei danni estetici legati alla malattia e/o alle terapie, quali: cicatrici chirurgiche, perdita dei capelli, alterazioni della cute e degli annessi cutanei. L’aspetto fisico diventa importante per i risvolti psicologici e sociali connessi e ha un ruolo di grande importanza, anche, nella vita affettiva e sessuale.

Sono oltre 850.000 le donne vive in Italia con un’esperienza di cancro mammario e 37.000 di queste stanno affrontando la ricaduta di malattia, non solo con risultati migliori nel trattamento ma anche e soprattutto nella vita di qualità grazie alle nuove terapie biologiche e alla medicina di precisione.  Inoltre, il 25% delle donne affette da cancro mammario non è ancora in menopausa al momento della diagnosi, la difficoltà ad avere una vita sessuale piena e sodisfacente si traduce spesso in una frattura nella vita di coppia con spesso abbandono da parte del partner (ISTAT circa 35%) e l’aumento della violenza domestica non solo come violenza fisica ma più spesso come violenza psicologica e verbale, caratterizzata da denigrazione e umiliazione per il cambiamento dell’aspetto corporeo, per la difficoltà ad accudire alle faccende domestiche e a soddisfare le esigenze del partner come prima (in alcuni studi crca il 12.5% delle donne con tumore al seno subisce violenza durante i  trattamenti).

L’immagine corporea è come il nostro corpo ci appare, modulata da fattori cognitivi, neurovegetativi, affettivi, emotivi, sessuali, estetici e sociali, che interagiscono con quelli biologici.  Un costrutto mentale multifattoriale, plasmato dinamicamente durante tutta la vita dalla qualità delle esperienze affettive e dall’interazione con l’ambiente (Schilder 1935; Graziottin e Castoldi 2000; Graziottin e Rovei 2007).  E’ identità di genere; identità di ruolo; identità di méta ovvero orientamento del proprio desiderio sessuale.

L’accettazione dell’immagine corporea modificata e la riconquista della propria autostima hanno un grande impatto sull’adesione alle cure come pure sul risultato delle stesse e la reintegrazione biopsicosociale. Accettare il cambiamento dell’immagine corporea è riprendersi cura di se stessi e riprendere il timone della propria vita, su cui in modo più incisivo agisce la percezione emotiva inconscia del proprio corpo (Private Body Consciousness). Più del 50% delle donne ha difficoltà ad accettarsi e guardarsi allo specchio, il 14% non supererà mai il trauma anche a distanza di molti anni.

Il cancro travolge e stravolge la vita della persona e della sua famiglia anche quando è possibile continuare a condurre una vita “normale” mantenendo il lavoro e le attività quotidiane, e la donna ha sempre più bisogno di non sentirsi un peso per la famiglia amici e società, di non perdere il senso d’appartenenza; di riscoprire amore per se stessa e il piacere di guardarsi, toccarsi ed essere toccata e amata; di sentirsi ascoltata e rispettata, accettata fisicamente per potersi a sua volta accettare fisicamente e mentalmente.

Il progetto vede coinvolte donne operate al seno in differente percorso terapeutico e persone non affette da cancro con una ampia fascia d’età, che offrono la loro esperienza di vita magistralmente colta nella piu intima manifestazione dal Fotografo Roberto Gandoli, la cui sensibilità e professionalità ha dato forza e voce.

L’intento è quello di trasformare la malattia nel punto di partenza per un nuovo percorso di miglioramento e consolidamento di nuovi equilibri, portando a una maggiore consapevolezza di sé e incrementando l’autostima con la rivalorizzazione dell’immagine spendibile pubblicamente senza imbarazzo. Spostare l’attenzione dalla malattia alla vita intorno alla malattia a salvaguardia della migliore qualità di vita possibile, favorisce l’adesione alle cure e stimola la lotta quotidiana contro la malattia.

Fornire uno spunto di lavoro, sia individuale sia di gruppo, offrendo uno spazio ed un contenitore aperto a realtà differenti di vita in cui poter confrontare e condividere il trauma legato alle modificazioni del proprio corpo o del proprio stato, ha permesso di affrontare, accettare ed elaborare la propria immagine recuperando il senso della propria bellezza e aumentando l’autostima e le risorse personali utili a continuare la progettazione di vita ed il miglioramento dei rapporti interpersonali nel superamento del disagio causato dai cambiamenti estetici, percepiti spesso come “perdita”.  ll corpo diventa il “nemico”, qualcosa che non si riconosce più come proprio e che porta a un non riconoscimento di Sé; un attacco alla sfera individuale e dell’identità che richiede un inteso sforzo di ri-adattamento.

ln tale percorso, il gruppo ha una forte valenza terapeutica e una grande potenzialità di cura, in quanto permette di sviluppare modelli di socializzazione più funzionali, favorisce il comportamento imitativo e il rispecchiamento, sviluppa la coesione e la condivisione, rompendo l’isolamento e favorisce l’accettazione e il sostegno nei momenti di crisi e di cambiamento.  Il gruppo diventa il luogo in cui i pensieri più dolorosi possono essere espressi ed affrontati e dove è possibile potersi confrontare con altre modalità di reazione alla malattia per poter in qualche modo “apprendere” nuovi pensieri.  Attraverso il sentimento comunitario può essere soddisfatto il proprio bisogno di autoaffermazione e raggiungere il benessere individuale.

E’ stato utilizzato il colore e il suo potente impatto emozionale per aiutare a ritrovare sollievo, forza e gioia in questo buio periodo dove la malattia, l’isolamento dovuto al COVID e le vicende belliche hanno creato solitudine, depressione, paura e ridotto la capacità di reazione e progettualità specie in chi vive momenti di grande fragilità psicoemotiva.  Un aiuto alla rinascita, una luce per uscire dal tunnel buio della paura e riscoprire il bello che c’è in ognuno di noi indipendentemente dallo stato contingente. La condivisione di emozioni personali tramite la scelta del colore che al momento più le rappresenta o vorrebbe che le rappresentasse, come pure il modo in cui vivono il colore indossato, stimola il desiderio di reagire e la volontà di liberarsi dall’anonimato e dall’isolamento, divenendo fortemente terapeutica e inclusiva socialmente.

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L’A.N.D.O.S. Comitato diTorino O.D.V. opera nella Città della Salute e della Scienza di Torino e su tutto il territorio della Città Metropolitana dove è richiesto il suo intervento promovendo la prevenzione del tumore al seno e i programmi di screening di Prevenzione Serena, con cui coopera attivamente, nel sostenere l’adesione alle cure collaborando concretamente per aiutare a contenere gli effetti collaterali dei trattamenti.

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Foto: touchpoint.news

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Bradipo Reporter ritorna giovedì 8 dicembre

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