di Joshua Evangelista storiedicalcio.altervista.org
Riflessioni pallonare dopo due settimane in Colombia
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Nella prima metà di aprile ho avuto l’incredibile opportunità di girare per la Colombia, un paese incredibile. È come vivere dieci paesi in uno. Ci sono i paesaggi più belli, c’è la terza più grande biodiversità al mondo e il maggior numero di specie di uccelli. Ci sono 350 frutti diversi: si potrebbe quasi scegliere di mangiare un frutto diverso ogni giorno dell’anno. Ci sono le storie di Gabriel Garcia Marquez, la musica, gli attivisti che fanno i conti con il conflitto armato, comunità indigene di “incontattati”. come si chiamano quei gruppi che non sono ancora entrati in contatto con le altre culture e soprattutto con i conquistadores. E, per rimanere in tema con i nostri argomenti, c’è tanto tanto calcio di strada.
Se pensiamo al binomio calcio e Colombia ci vengono in mente la chioma di Valderrama, le parate da re scorpione di Higuita (guardate la foto) e il mistero di Maradona “invitato” nel 1991 a giocare un torneo di calcio nel bunker-prigione di Escobar, davanti agli occhi ammaliati del più grande narcotrafficante di tutti i tempi. Ma c’è molto di più. Per i bambini colombiani il calcio è tutto.
In un isolotto delle Islas del Rosario, in mezzo ai Caraibi, ho visto i bambini giocare a pallone scalzi, in mezzo alla strada principale, un sentiero in terra battuta che condividevano con galline, iguane ma non con le auto, totalmente assenti nell’isola. A Cartagena (dove le auto invece erano tante) i bambini lanciavano la palla ai “malcapitati” passanti (tra cui il sottoscritto) e ne valutavano la reattività e la proprietà di palleggio. Ma la febbre da calcio non riguarda solo i bambini: tutti sono ossessionati dalle partite e tutti tifano le squadre europee dove giocano i calciatori colombiani. Provate a immaginarvi lo stupore di un tassista di Medellìn quando ho gli ho detto che ho conosciuto Juan Cuadrado a Torino. Superato lo choc, ha subito rilanciato: “E invece Ospina lo conosci? E che tipo è Muriel?”
E ora provate a immaginare che dramma nazionale è la non qualificazione della Colombia ai prossimi mondiali. Beh, su questo punto non dobbiamo sforzarci più di tanto in sforzi empatici, capiamo benissimo.
Marcatura A Uomo ritorna martedì 14 giugno
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