di Giuseppe Rissone Giuseppe Rissone
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Uno sceneggiato del 1975 anticipatore di quanto stiamo vivendo, ma non è così…
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I sopravvissuti è una serie televisiva prodotta dalla BBC a partire dal 1975 sino al 1979, di ambientazione post apocalittica, basata sullo scenario di un mondo colpito da una pandemia dovuta a un virus altamente letale. Basterebbe questo per dire che la serie non ha quasi cinquant’anni oppure che l’ideatore, Terry Nation, è un visionario? Nessuna delle due cose, la serie – nel 1976 esce il romanzo – hanno effettivamente 48 anni e non credo che l’autore sapesse cose a noi sconosciute, anche se…
La serie racconta che il mondo è stato colpito da un’epidemia dovuta a un virus sfuggito ad un laboratorio cinese, che ha risparmiato meno dello 0,1% dell’intera popolazione mondiale. La sigla di testa riassume in brevissime inquadrature l’antefatto e i timbri aeroportuali di varie nazioni simboleggiano la globalità dell’evento. L’aggettivo cinese dato al virus della serie si collega a quello che stiamo subendo e vivendo da due anni a questa parte. E credo che le similitudini si fermino qui, anche se in molti, oggi, ci hanno visto una sorta di profezia, e lodando la bellezza della sceneggiatura e della recitazione, cosa che non sempre si è concretizzata negli anni della sua programmazione, in particolare nel nostro paese, dove la serie è stata alquanto maltrattata.
Ho scoperto la serie alla fine degli anni ’70 sulla Televisione Svizzera Italiana, e fu subito amore – tanto da ispirarmi un racconto dal titolo L’inizio della fine, basato su un incidente nucleare mondiale e ambientato in piccolo paese del cuneese, – andato – per vostra fortuna – perso in qualche trasloco. Negli anni seguenti la serie sbarcò sui canali RAI, in entrambi i casi non ho avuto modo di concluderne la visione, anche perché la nostra emittente fermò la programmazione alla seconda stagione. Una decina di anni fa, mi vengono regalati – ho più volte espresso il desiderio di rivedere e vedere le tre stagioni – i tre cofanetti della serie, 12 DVD per 38 episodi più diversi contenuti extra, ho impiegato quasi due anni per visionare il tutto, rimanendo dispiaciuto per la sua fine, e con l’intento di rivederla da capo, poi l’epidemia reale mi hanno sconsigliato la cosa.
In sintesi vi presento le trame delle tre stagioni, ricordando che a Terry Nation si sono succeduti altri autori, il romanzo dell’ideatore si concentra, in particolare nella seconda parte, nel personaggio di Abby Grant, alla ricerca del figlio Peter, scomparso da una scuola, con un finale decisamente drammatico e imprevisto…
1^ Stagione: Abby Grant, Jenny Richards e Greg Preston sono alcuni tra i sopravvissuti all’epidemia. Nel lungo girovagare i tre si conoscono e si uniscono alla ricerca del figlio di Abby, Peter. I tre vengono in contatto con altri sopravvissuti e con le prime comunità. I tre, adottano gli orfani Lizzie e John, e si stabiliscono in un edificio neogotico abbandonato. Alla fine Abby viene a sapere da una studentessa che il figlio è vivo e parte alla sua ricerca…
2^ Stagione: In seguito a un incendio che distrugge la comunità, uccidendo molti dei componenti, Jenny e Greg e i superstiti, decidono di unirsi a Charles Vaughan e Pet Simpson. Qui Jenny, grazie all’aiuto di Ruth, partorisce il figlio concepito con Greg. Charles e Greg cercano di creare un sistema di auto-sostentamento, affrontando i problemi legati all’agricoltura e all’allevamento degli animali e accogliendo via via altri superstiti. Un pallone aerostatico atterra nei pressi della comunità, ma il pilota, un norvegese, muore nell’atterraggio. Sopravvive la figlia Agnes che li informa che in Norvegia sono rimaste attive alcune industrie, Greg – ex ingegnere – decide di partire con lei…
3^ Stagione: Greg e Agnes, tornati dalla Norvegia, girano per l’Inghilterra con il fine di mettere in piedi una rete di comunicazioni e di trasporti ferroviari e unire così le comunità. Jenny, Charles si mettono alla ricerca di Greg, non riuscendo mai a raggiungerlo. Nascono tentativi di creare un’organizzazione che abbia l’obiettivo di riunire le comunità, creare una sorta di governo e ripristinare il commercio e una primitiva forma di denaro. Charles e Jenny, con l’aiuto di Alec Campbell, ripristinano le centrali idroelettriche scozzesi per la produzione di elettricità…
Terry Nation con I Sopravvissuti voleva esplorare che cosa sarebbe accaduto agli esseri umani in caso di un ritorno a un’era preindustriale, priva dei comfort moderni, e quanta umanità sarebbe sopravvissuta in loro, nella necessità di sopravvivere. Quello de I sopravvissuti è infatti un mondo privo di ottimismo e di speranza per il futuro, e in cui l’epidemia non è che l’inizio della fine di una civiltà. Ed è questo forse l’aspetto che mi ha fatto innamorare della serie. La seconda e la terza stagione presentano una visione contrapposta a quella pessimistica voluta inizialmente, presentando un mondo i rapida ripresa, nonostante si ripresentino gli errori del passato, tra violenze, avidità e brame di potere.
Questa serie, se non si fosse capito, è per me da battere le zampe, tanto da spellarle, regalatevi o fatevi regalare i cofanetti, aspettate che la pandemia reale ci abbandoni, e mettetevi alla sua visione, e scoprirete che la storia si dipana con attenzione alle persone, sul tentativo di costruire un nuovo modello di società, cosa che nonostante le frasi retoriche noi non sembriamo in nessun modo voler intraprendere.
Da Battere Le Zampe ritorna lunedì 7 marzo
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