di Umberto Scopa Umberto Scopa
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Quale bisogno spinge, in ogni epoca, tanti a lasciare segni su monumenti e opere di valore?
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Quale bisogno spinge in ogni epoca da tempo immemorabile tanti passanti o viaggiatori ad apporre nascostamente segni del proprio passaggio che poi rimangono ben visibili su monumenti e altre opere di valore? Difficile dire, ma di certo è un fenomeno molto antico. Scemenze, frasi d’amore, firme, invettive, aforismi, poesie. Di questo fenomeno parla l’articolo (del quale potete ascoltare un collage di estratti) che è stato scritto nel lontano 1924. Queste espressioni o segni lasciati dai passanti sui monumenti sono un fenomeno che l’autore reputa nella prevalenza dei casi vandalici e di pessimo gusto, ma alcuni di loro sono stati lasciati da firme celebri e diventano oggetto di particolare interesse anche solo per questo, come pure in questo articolo ci ricorda citando alcuni esempi. L’autore ha condotto uno studio, raccolto e classificato queste “iscrizioni” del suo tempo e del passato. È possibile che oggi non ci sia più traccia di quelle che l’autore ha annotato, ma di certo altre sono poi venute perché il fenomeno continua a manifestarsi quotidianamente sotto i nostri occhi.
Il Contastorie ritorna giovedì 5 maggio
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