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Se ancora ci credete, buon 25 Aprile
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Ben ritrovati amici bradipolettori dopo una pausa pasquale. Questo articolo arriva nella pubblicazione alla vigilia del 25 Aprile, data che per noi italiani, ha un’importanza fondamentale perché vuole celebrare la liberazione dalla dittatura fascista e la fine della guerra nel 1945.
È in seguito a questa data che nascerà la nostra Costituzione repubblicana, che sancirà diritti e doveri di noi tutti, regolando negli anni a venire, la nostra legislatura.
Dovrebbe essere una giornata di festa, di gioia, una giornata importante per non dimenticare quanto è successo e cosa non dovrebbe più succedere. Ma a ben guardare, oggi, possiamo ancora considerarla una festa?
Non fraintendetemi, non sto rinnegando le mie idee, ma mi sto interrogando se sto facendo tutto il possibile per mantenere viva l’attenzione su questa celebrazione.
E questo perché se proviamo a guardarci intorno non possiamo fare a meno di constatare che una certa pigrizia ci ha preso, facendo così permettere che i denigratori di questa celebrazione, che i figli di coloro che avevamo messo alla porta, riprendessero voce e, innegabile, il potere.
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Se pensiamo che grazie alla nostra inedia abbiamo permesso che un personaggio che in casa sua ha un mausoleo dedicato a M. fosse insignito della seconda carica dello Stato, se abbiamo fatto si che un partito che si ispira ancora a quello di quel tragico ventennio, diventasse nuovamente, per numero di votanti, il primo e che la sua leader, incapace di parlare in italiano, diventasse primo ministro, se si può pensare di dedicare un francobollo ad un pregiudicato condannato per frode fiscale, e si potrebbe continuare, allora davvero mi chiedo, ma dove siamo arrivati, o meglio, dove siamo ritornati?
Siamo arrivati che un “comunista”, Rizzo, abbia formato un nuovo soggetto politico insieme ad un “fascista”, Alemanno, e che insieme abbiano sostenuto un non ben definibile aspirante sindaco a Modena che altri non è che il fratello di un certo Giovanardi, il cui curricula è ben noto a tutti.
Povera Italia e poveri noi.
25 Aprile, festa della Liberazione o fine di una guerra civile mai del tutto assopita?
E se guardiamo la situazione internazionale con un neo zar che vuole ricostruire un impero invadendo un altro Stato, e un neofascista che con la scusa di combattere il terrorismo sta di fatto sterminando un popolo, con le più importanti elezioni americane dove si scontreranno un ultra ottantenne semi rincoglionito, eufemismo, contro un altro ottantenne manigoldo, per non dire altro, come ne verremo fuori?
Una certa opposizione anche qui esiste, ma per arrivare ad una soluzione, anche qui solo con una guerra civile potrà far valere le ragioni della libertà? Non so cosa rispondere.
Lo so, ho messo troppa carne al fuoco, con pensieri che forse non si legano molto, ma il disagio è davvero tanto. Certo è che se un vecchio detto recitava che la madre degli imbecilli è sempre incinta io mi sento di dire che non è vero. Io dico che la madre degli imbecilli continua a partorire perché non riusciamo a neutralizzare chi la ingravida.
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Il titolo dell’articolo è un brano del gruppo pinerolese dei Vieta. Vi invito a leggere questo articolo tratto da “La voce pinerolese” dell’11/07/2018:
“I Vieta”, storico gruppo rock del pinerolese, si formano nel 1975 con la formazione originale che comprendeva Miki Rissolo, voce e chitarra, Claudio Zoppi, tastiere e Carlo Buratti, basso elettrico ai quali si aggiunse nel 1976 Silvio Cortassa alla batteria. Fin dagli inizi il repertorio spaziava attraverso il prog-rock (Genesis e Pink Floyd) e il rock classico dell’epoca, Dire Straits e Police tra gli altri. Dopo numerosi concerti nel pinerolese e la produzione di un 45 giri (Giorni neri e lo Stalliere) l’attività si interrompeva nei primi anni ’80 per poi riprendere nel 2000 con una formazione ridotta a tre elementi con Claudio Zoppi presente solo in alcune occasioni. Da allora nacque l’idea di raccontare la storia della musica rock attraverso i più importanti rappresentanti del rock mondiale attraverso gli anni. Jimi Hendrix, Eric Clapton, Rolling Stones, Police, Queen, Eagles fino ai Red hot Chilly Peppers sono alcune delle band con cui vengono coperti circa 50 anni di musica rock.
Il brano Giorni Neri è la facciata A dell’unico 45 giri. Buon ascolto e, se ancora ci credete, buon 25 Aprile.
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Foto: vinonuovo.it
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Il Mito Ostinato ritorna lunedì 20 maggio
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Caro Gianfranco. Mi piace il titolo molto appropriato in questi giorni convulsi, pieni di scene di violenza e di orrore, di tentativi di impedire la manifestazione di idee non conformi al pensiero unico, che si tenta di imporre con ogni mezzo. Viviamo in un clima di intimidazione dei giornalisti non solo della RAI. I candidati alla presidenza degli USA, sono un chiaro esempio della debolezza della politica e delle raccomandazioni al cessate il fuoco delle Organizzazioni come l’ONU. Quelle non governative trovano innumerevoli ostacoli dagli Stati europei. Se poi consideriamo che, come in Basilicata, sono andati a votare solo il 37% degli elettori, il gioco è fatto. Il tutto giova alle multinazionali che, tra un filmetto scemo ed un giochino stupido, macinano miliardi di danaro, in tutto il mondo, pagando tasse risibili alla faccia di coloro che non arrivano a fine mese, ma con orgoglio e dignità celebreranno la festa del 25 aprile. La liberazione una volta per tutte dal nazifascismo, gridando insieme ai milioni di martiri: ” MAI PIU’ ” “NEVER MORE”.
Reduce da un brevissimo viaggio a Marsiglia (due soli giorni di permanenza) sono rientrato a casa con l’animo colmo di bei ricordi e sensazioni positive. Ho fatto però l’errore di affrettarmi a leggere il tuo articolo che nel frattempo era uscito… hai idea di come quando uno perde i sensi e due schiaffi lo riportano alla realtà? Ecco, quello è stato l’effetto del tuo articolo. Pur senza nominarli direttamente, hai evocato alcuni personaggi che mi hanno fatto ricordare il titolo del film “Il buono, il brutto e il cattivo” (salvo che avrei difficoltà a identificare nei tuoi riferimenti la figura del buono) o quell’altro western “I quattro dell’Apocalisse”. Insomma la triste realtà italiana che avevo lasciato temporaneamente oltre confine, è tornata prepotentemente nella mia sfera sensibile. Oddìo, non è che altrove da qui sia tutto rose e fiori, tant’è che negli spostamenti a piedi in quel di Marsiglia abbiamo incrociato il corteo della manifestazione per la Palestina. Tra lo sventolio delle bandiere palestinesi che garrivano per la giornata ventosa, ad accompagnare quella sfilata sia di giovani che di persone anziane, veniva diffuso dagli altoparlanti il ritornello di una brano che molti dei presenti cantavano a voce alta e che io non avevo mai sentito. Lascio a chiusura di questo intervento il testo di quella canzone di cui ho trovato la traduzione. Nel link che accludo, oltre a notizie su come è nata, c’è il video per poterla ascoltare; è stata composta da un rapper trentenne, nato in Algeria. Se a bruciapelo mi venisse chiesto il nome di un rapper italiano io saprei rispondere solo Fedez, ma mi sono reso conto, scoprendo il brano di Soolking, che non tutti i rapper sono fatti col medesimo impasto.
Quindi, a chi volesse spendere cinque minuti per ascoltare il brano dell’autore algerino, posso assicurargli che anche nel mondo del rap c’è qualcuno che sa scrivere e cantare musiche e parole che toccano nel profondo.
LIBERTÀ (di Soolking)
Sembra che il potere si compri,
libertà, è tutto ciò che ci rimane
Se lo scenario si ripeterà, saremo attori di pace.
Così falsi, i vostri discorsi sono così falsi
Sì, così falsi, che abbiamo finito per farci l’abitudine
Ma è finita, il bicchiere è colmo
Di sotto, urlano, le senti le voci?
Le voci di queste famiglie piene di dolore
La voce che prega per un destino migliore
Scusa se esisto, scusa i miei sentimenti
E se dico che sono felice con te, sto mentendo
Scusa se esisto, scusa i miei sentimenti
Ridammi la libertà, te lo chiedo per gentilezza.
(ritornello):
La libertà, la libertà, la libertà
È prima di tutto nei nostri cuori
La libertà, la libertà, la libertà
Non ci fa paura…
Pensavano che fossimo morti, hanno detto “ciaone”
Pensavano che avessimo paura di questo oscuro passato
Non è rimasto nessuno, solo foto, bugie
pensieri che ci rosicchiano, va bene, portami laggiù
Sì, non c’è nessuno lì, c’è solo il popolo
Che Guevara, Matoub, portami laggiù
Lo scrivo una sera per un nuovo mattino
Sì, scrivo per crederci, il futuro è incerto
Sì, scrivo perché ci siamo, ci siamo mano nella mano
Scrivo perché siamo la generazione d’oro.
(rit.)
Liberate l’ostaggio li rahi, liberate lmerḥouma, kayen khalel f lqada ‘
Liberate quelli che sono in ostaggio, è tutto ciò che abbiamo
Abbiamo solo libertà
W hna homa l’ibtila ‘, ah ya ḥoukouma, w nnar hadi ma tetfach
Questo è il nostro messaggio, la nostra ultima parola.
(rit.)
Libertè (Soolking – 2019): https://www.antiwarsongs.org/canzone.php?lang=it&id=60412
Concordo quasi pienamente con quanto scritto dall’autore dell’articolo, avrei letto volentieri anche una critica al signor Zelensky che con il suo continuo chiedere armi all’Europa sta portando al massacro il suo popolo! Questo non significa che Putin vada assolto ma non vedo l’armare l’Ucraina come soluzione. Interessante la canzone postata dal lettore Claudio.
Grazie amici per i vostri interventi ai quali ho ben poco da aggiungere.
Nel mio articolo ho solo voluto sottolineare come, se ancora non fosse noto, l’inedia che ci sta assalendo facendoci dimenticare l’esatta portata dei fatti che ci stanno, o dovrebbero, vederci più coinvolti.
Invece stiamo pensando che tutto prima o poi finirà come una bolla di sapone.
Al lettore Bruno rispondo che non sono dalla parte dei Zelensky che continua a chiedere armi per controbattere all’offensiva russa, ma di certo non posso ignorare che noi, l’occidente democratico e liberale, non siamo riusciti a trovare una linea diplomatica comune per cercare di risolvere la crisi e che la soluzione di fornire più armi è stato un lavarsi le mani, come Pilato, a fronte di un problema di non facile soluzione.
Del resto, fornendo armi, ci abbiamo solo guadagnato e di là si continua a morire, da una parte e dall’altra.
Così come in medio oriente.
Sono abbattuto e nello stesso tempo spaventato per il futuro che mi aspetta se i venti destroidi che spirano in Europa dovessero trasformarsi in monsoni alle prossime elezioni.
Le candidature che queste forze stanno mettendo in lista dovrebbero farci capire l’aria che tira e dove vogliono arrivare.
Ricordo che, metaforicamente parlando, pur cambiando gli infissi, acqua e aria continuano a entrare in casa.
Ma se l’acqua la si raccoglie in opportuni bacini e se gli argini dei fiumi vengono tenuti in ordine, questa fa molti meno danni e se non abbiamo lesinato o speculato sui materiali da costruzione e se chi ha costruito lo ha fatto con criterio, anche l’aria non fa paura.
Ricordiamocelo.