Generazioni

di Enea Solinas

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Il coinvolgimento attivo nei processi di partecipazione rimescola le generazioni

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Generazioni: fare e sentirsi parte di una comunità, ti permette di socializzare con una molteplicità di persone che appartengono a differenti generazioni.

Hanno sguardi distinti sulla storia dei luoghi e degli eventi, che seppur comuni li trasmettono con la loro individuale memoria, frutto del rapporto e delle dinamiche con le generazioni che li hanno preceduti. Sia in termini famigliari che storici.

Questo ci riporta al presente: a quel senso di comunità duttile e fertile, aperto che attraverso dei luoghi di socialità e dei progetti interviene generativamente sul sentire delle persone e sul loro rielaborare una ricognizione storica, quanto sul denotare le caratteristiche dei tempi attuali e delineare delle prospettive conseguenti.

Sono anche queste generazioni… in un’altra accezione del termine. Non solo presidi o eventi culturali, ma creazioni di nuove condizioni di progresso e condivisione.

Ma attenzione: con progresso non intendo uno sviluppo espansivo e tendenzialmente lineare. Questa è una visione, una filosofia della Storia tante volte ribadita quanto contestata.

Così come per condivisione non intendo una univoca convergenza verso un’idea. Condivisione è anche conflitto o sentire attraverso quel conflitto ciò che in noi preme per mutare, emergere. È espressione di differenze, pur all’interno di una condizione limitata nello spazio e nel tempo e che non di rado ci fa sentire vulnerabili. Di fronte al dolore che si fa risentire di fronte alle incertezze, di fronte alle numerose incognite che costituiscono il sentiero di ciascuno.

Ho provato recentemente uno strano contrasto, tra ricordi che m’ingannavano per come li avevo vissuti in modo impressionato, e l’effetto di contrasti e situazioni assai più calorose che rilluminavano quelle impressioni di nuove sensazioni, preziose, curiose.

Sto notando come sia generativo il partecipare a più comunità variegate e multiformi e a come sia generativo questo espandersi spiraliforme, non lineare. Che genera nuove curiosità e desideri.

Ma al tempo stesso genera e consolida legami sociali proprio là dove queste generazioni s’intrecciano, si confrontano, si alimentano reciprocamente.

Con piccoli gesti, esperienze vissute insieme, parole, silenzi e condivisioni appunto.

Generazioni.

A volte mi chiedo a quale generazione io appartenga e non trovo risposta. Certo un po’ di consapevolezza l’ho acquisita, ma la ricerca la sento e la immagino molto più generativa e non scevra dal coinvolgimento nelle comunità. Che tuttavia, a opinione personale, non la circoscrivono e limitano. Se mai la fanno fluire.

Ecco forse le generazioni sono dei flussi e ci influenzano e ciascuno di noi influenza il flusso stesso.

Secondo me questo è un bel modo di pensare l’attivazione di comunità e lo spaccio di cultura.

Nel volgere di gennaio, e nel breve ma sorprendente febbraio altre novità potrebbero entrare in programma. Il modo migliore è tenere d’occhio il sito delle portinerie, e aggiornarsi leggendo le “Chiacchiere di portineria”, l’opuscolo informativo con tutti i programmi, di cui a breve uscirà il nuovo numero. Oppure ancora seguire l’appuntamento del lunedì mattina col Caffè di Tradiradio. Il radiocorriere delle attività della Rete Italiana di Cultura Popolare. Ogni lunedì alle 8,30

Una generazione è anche quella estetica con il nuovo spazio interno della portineria (ex bocciofila) di Borgo San Paolo, in via Osasco 19/A a Torino. L’avevo anticipato nello scorso Diario sui lavori in corso: c’erano (e ci sono) lavori in corso. Ma quel che è certo è che questo spazio si è abbellito è diventato ancora più confortevole e accogliente, e ospite di una serie di eventi ed iniziative residenziali che portano personaggi di rilievo all’interno del territorio di Borgo San Paolo. Per interagire con il quartiere promuovere arte relazionale e diffondere cultura dal basso.

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Foto: Rete Italiana Di Cultura Popolare

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Il Piccolo Diario Di Portineria ritorna lunedì 27 febbraio

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