Esercizi Di Stile

di Sara Migliorini

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A volte la forma conta più della sostanza…

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Vi vorrei parlare oggi di un testo per certi versi inconsueto, “Esercizi di stile” di Raymond Queneau. Siamo agli antipodi rispetto a “L’ottava vita per Blilka” , di cui vi ho parlato nel nostro precedente appuntamento, che era l’apoteosi del racconto con una trama intricata e uno stuolo di personaggi e psicologie a incrociarsi nelle pagine.

In “Esercizi di stile” c’è un unico episodio al centro della narrazione, un fatto peraltro di una banalità sconcertante. Un uomo si trova, nell’ora di punta, a viaggiare su un mezzo pubblico affollato e si lamenta dei continui strattoni di cui è oggetto. Appena si libera un posto a sedere, lo occupa senza alcun pensiero di sorta. Più tardi, nell’arco della giornata, ritroviamo lo stesso uomo in un altro punto della città. Incontra un amico, il quale gli fa notare la necessità di aggiungere un bottone al cappotto. Basta. E’ tutto finito qui.

Voi vi domanderete: e quindi? Sei impazzita? Perché leggere un libro così? Perché la genialità di questo libro non è nel contenuto, ma nella forma. Questo episodio banale viene riscritto da Queneau in 99 stili diversi ed è in questo che si sprigiona la magia del testo.  Lo scrittore piega la lingua alle sue esigenze e, con uso sapiente delle figure retoriche e dei diversi registri linguistici, il fatto rimane lo stesso, eppure non è mai uguale a sé stesso. Lo leggiamo come se a raccontarlo fosse un reazionario, lo troviamo scritto in maniera ridondante oppure volgare, si trasforma in un haiku giapponese o in teorema geometrico, diventa il verbale di un interrogatorio o un comunicato stampa. D’altra parte avete mai pensato in quanti modi diversi potremmo raccontare quanto ci accade ogni giorno? La genialità di Queneau consiste nell’aver messo nero su bianco quest’intuizione e il risultato è questo libro di un divertimento più unico che raro.

Ulteriore valore aggiunto è la traduzione di Umberto Eco, il quale riesce, nella traduzione dal francese, a mantenere intatto il significato più profondo dell’opera di Queneau e a rendere con efficacia in italiano i giochi di parola dell’originale. Non perdete l’occasione per scoprire come la lingua può venirci in soccorso per esprimere la nostra creatività.

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Ringrazio i lettori per i loro commenti all’articolo precedente

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Foto: Sara Migliorini

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Il Bradipo Legge ritorna mercoledì 31 maggio

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5 Comments

  1. Rino Sciaraffa Reply

    Sara seguo con molto interesse tutti i tuoi articoli. Apprezzo come sai far incuriosire, noi tuoi lettori, rispetto alle tue letture. Grazie.

  2. Gianfranco Ambrogio Curti Reply

    Come al solito riesci a stimolare la curiosità in modo impeccabile, un’altro libro da leggere sicuramente. Grazie.

  3. Teresa Reply

    Mi piacerebbe lo leggesse mio figlio per capire quale dono sia saper scrivere e che forza espressiva si possa ottenere imparando a scrivere ad arte. Sara dovresti tenere dei laboratori parascolastici .

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