Si può parlare di Natale in questo periodo di tristezza? Uno spunto per dire “Eravamo felici e non lo sapevamo”.
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⇒ di Antonino Di Bella ≈ Bradipo Reporter
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Come si può parlare del Natale quando viviamo anche questo dicembre come l’ennesimo mese di preoccupazione misto a incertezza, e perché no, anche di paura per noi ma soprattutto per i nostri cari. Credenti o atei non c’è differenza quando non si vedono segni di speranza e allora ecco il mio breve scritto che vuole essere solo spunto per ripensare a quando eravamo felici e non lo sapevamo. Mentre in sottofondo ascolto canti del Natale di tanti anni fa ecco il ricordo della mia scuola elementare quando era in voga la letterina da scrivere ai genitori nella quale si prometteva di essere più buoni e di voler bene sia a papà che a mamma.
In cambio si chiedeva di intercedere con Gesù Bambino per la richiesta di giochi allegata alla lettera in questione. Ora invece chiediamo di stare bene, sperando che Dio, qualche altra entità spirituale o solamente la vita ci aiutino a superare questi tempi tristi e difficili. Passata questa tempesta chiamata covid non credo che saremo più buoni, come pensavamo da bambini, solamente più realisti e forse col cuore più indurito.
Rimarrà sempre dentro di noi comunque quel bambino che guardava le vetrine illuminate dei negozi dove erano esposti giocattoli spesso irraggiungibili per le tasche dei nostri genitori, ma bastava quel sogno per accompagnarci fino al 25 dicembre quando aperto quel pacchetto il regalo desiderato forse non c’era, sostituito da un altro che ci scaldava comunque il cuore. Sono troppo romantico o malinconico? Sì è proprio così! Non ancora avvelenati da un consumismo esasperato, parlo della fine degli anni ’60 e degli inizi del decennio dopo, solo la tv ci proiettava in un’altra città più grande dove anche la pubblicità natalizia era accompagnata dai volti familiari di Sandra Mondaini e Raimondo Vianello.
Oppure comparivano immagini con una musichetta per un panettone delle tradizione milanese accanto a confezioni di dolci mai visti mentre su Topolino apparivano su carta patinata il “Dolceforno”, mentre per i maschi ecco il “Minicinex” o qualche gioco da tavolo come “Il gioco del campionato”. Forse il dono migliore da chiedere a questo dicembre 2020 oltre alla salute del corpo e, permettetemi, dello spirito è quello di fare riemergere anche per un solo giorno quel bambino che teniamo nascosti dentro di noi forse per timore o timidezza.
Il resto verrà da sé, ecco cosa vi voglio augurare, lasciamo quindi da parte il superfluo e guardiamo quelle vetrina illuminata con gli stessi occhi. Spero di non avervi annoiato ma resto dell’idea che se ci sono stati giorni di Natale felici o perlomeno sereni vale la pena di ricordarli!
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⇒ Foto: piaxabay.com≈ Prossimo Appuntamento: Martedì 26 gennaio
Bravo Antonino, un articolo che sa di poesia.
Nella mia ricerca del bicchiere mezzo pieno il tuo racconto ben si colloca.
Tornare a pensare a quei giorni mi ha fatto sicuramente bene.
Lo facessimo in tanti, forse oggi staremmo meglio e, ragionando, eviteremmo le scene patetiche di questi giorni, nella ricerca spasmodica di una “libertà negata” perchè, per la nostra e altrui salute, ci si chiede di comportarci usando la testa e non la pancia.
Buon Natale
Ciao Gian, contraccambio di cuore gli auguri che voglio appunto estendere ai tuoi cari e agli amici e amiche del Bradipo, salute e serenità per tutti!