Cosa Intendere
Per “Fascismo”?

di Gian Michele Spartano

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Versione riveduta e corretta di un’attualissima “non gran cosa”
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Il Capo Bradipo Giuseppe (cui non piace affatto l’appellativo…) ci ha recentemente illuminati sulla via di un uso distorto dei termini “inclusione” e “tolleranza”. Non entriamo nello specifico, robe da semiologi, ma come interessato cultore della lingua italiana l’argomento è senz’altro importante: tanti e tali sono i vocaboli che nell’utilizzo corrente hanno in breve subìto una trasformazione del significato condiviso; a volte un’ autentica deturpazione per sommarietà e pressappochismo, primari caratteri della comunicazione dei social media. Purtroppo siamo “trascinati” dalla cultura “Wiki-mediata” o da quella del “maresciallo Botto in pensione lanciata da “X” e Instagram”; e nulla può farci l’Accademia della Crusca (le cui risorse sono alla frutta) per rimettere le cose a posto.
Entrando nel perimetro politico, sempre più alla mercé del “qualunquemente e-“, un termine utilizzato con certa sufficienza è quello di “fascismo”, che proprio Giorgio Gaber richiama nella sua piece de Il Senso. Lui ci dice, non senza ironico riserbo, che la parola viene comunemente percepita come una “non gran cosa”. Tutto qui; su quali ambiti vada intesa tale negatività, lo si lascia ad una libera, diremmo scontata interpretazione. E per chi vi scrive questo non basta, non può bastarci più.
Dalla formazione dei “Fasci di Combattimento” nati presso il Circolo dell’Alleanza Industriale in piazza San Sepolcro a Milano nel marzo 1919 e per tutto il ventennio mussoliniano, quel termine trovava la sua ragion d’essere, violentissima ed autoritaria, in una pretesa visione di “unità” nazionale, solida e irregimentata, ispirata alla retorica e melensa triade Dio, Patria, Famiglia. Questo, unitamente alla scellerata e servile discesa nel secondo conflitto mondiale, lo pagammo con gli immani disastri che sappiamo.
C’è rimasto qualcosa -camicie nere, olio di ricino e sabati littori a parte- e se sì cosa da cent’anni in qua di quell’armamentario denominato “fascismo”?
Beati e-lettori, dallo squattato scriba di Tempio Aperto sorprenderà dover leggere che il contesto culturale e sociale su cui ha avuto modo di affermarsi una classe piccolo-medio borghese che ha trainato questo Paese fuori dalla melma di quel terribile periodo, non è mai stato terreno fertile perché esso si consolidasse in misura autenticamente indipendente e democratica.
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Sperando che la maggior parte di voi sia in disaccordo (a patto che lo si commenti, liberamente), è proprio lo strisciante “autoritarismo”, condito in salsa di corruttela e tutt’altro che privo della componente violenta, la cifra costantemente presente nel sistema di formazione del consenso.
Ai venti di speranza della Resistenza, su cui avrebbe dovuto fondarsi l’era Repubblicana, ne è seguito un quadro istituzionale che la Storia giudica solo apparentemente o, al più limitatamente, “democratico”, ovverosia secondo la piena volontà del popolo sovrano rappresentato. Gli avvenimenti, dai cento misteri politici e giudiziari, al controllo sui media, all’ultimo sfacciato provvedimento penale contro gli studenti eco-contestatori, provano che così non è e non è mai stato. E l’attuale governo ne sta solo puntellando con stupida frenesia l’apparato repressivo e culturale, pro-status quo ante; senza cioè minimamente intaccare i vecchi assetti e privilegi interni ed esteri di condizionamento del potere.
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Va da sé che i “Presente!” con saluti romani acclusi alle commemorazioni in camicia nera, tanto commentati e deprecati, costituiscono la cortina di fumo, pessimo folklore di una condizione (post) fascista di stallo perenne nella gestione della res publica: non ci è, ed oggi sempre meno, data dal suo sorgere una democrazia “compiuta”, quella che giace scritta articolo per articolo nella Costituzione; e quindi nessuna democrazia è (qui lo “Stop stop stop” del Signor G).
Solo qualche libertà, per poterlo ancora dire e scrivere.
Immagine: screenshot da programma tv
Tempio Aperto ritorna venerdì 9 febbraio

4 Comments

  1. Silvia Reply

    Il fascismo è un regime totalitario che abolisce i diritti civile del popolo accentrando il potere nelle mani di un solo dittatore e della sua cerchia di oligarchi come in Italia Spagna Germania Unione sovietica oppure governano i militari come in Grecia e Argentina e Cile.
    Oggi tende a nascondersi sotto il capitalismo economico come in Russia e in Cina.

  2. Silvia Reply

    Rispetto a quelli che indossano camicie nere e fanno il saluto a mano alzata….beh! Evidente che non hanno capito niente o eviterebbero queste pagliacciate. Fascismo e stalinismo sono stati bocciati dalla storia ma grazie a questi idioti dobbiamo vigilare sempre. La democrazia è fragile. Un colpo di moschetto può ucciderla

  3. Bruno Reply

    Il ritorno del fascismo/i è un pericolo incombente? Sinceramente non saprei rispondere, è però evidente che in Italia – dobbiamo ringraziare quel signore nominato persino Cavaliere… – e nel resto d’Europa partiti e movimenti fascisti e nazisti stanno prendendo piede. Il nostro ministro della cultura (sic!) ha dichiarato che Fascismo e Comunismo sono state la stessa cosa, e no caro signore, non sono la stessa cosa, almeno in Italia dove i partigiani comunisti sono stati in prima linea nella lotta di liberazione e nella nascita della nostra seppur traballante democrazia – traballante/incompiuta come mi pare sostenga l’estensore dell’articolo – altra cosa è stata l’applicazione del comunismo, soprattutto nella deriva stalinista. Detto questo, che a una commemorazione di due giovani fascisti uccisi i partecipanti facciano il saluto romano non mi sembra una grande notizia, la cattiva notizia è la sentenza della Corte Costituzionale che forse si è dimentica della nostra Costituzione che dovrebbe difendere. Pagliacci, ignoranti, idioti… attenzione anche quando 30 anni fa il signore sopracitato scese in campo quasi tutti ci mettemmo a ridere, facciamo attenzione a non pentirci di aver sottovalutato questi rigurgiti e di perdere il bambino con l’acqua sporca, ovvero questa incompiuta democrazia con una dittatura. Chiudo con un pensiero che spero faccia sorridere e indirizzato al nostro governo e alla corte costituzionale: se organizzo un rave party o m’incateno in difesa dell’ambiente ma contemporaneamente faccio il saluto romano esse diventano manifestazioni di commemorazione?

  4. Gian Michele Reply

    Ringrazio chi ha letto e finora commentato il pezzo. Il quale ambisce a sensibilizzare il lettore sul seguente aspetto: non ci deve preoccupare il pericolo di una riedizione in qualche forma del ventennio mussoliniano, ciò non si verificherà e certa apologia di piazza ha un sapore per lo più di ridicolo ed il soffermarsi è fuorviante. Dovrebbe invece farci riflettere il perché, a 80anni da quegli eventi, il Paese non abbia affatto maturato una forza culturale tale da potersi definire uno Stato effettivamente democratico, rappresentativo di tutte le istanze sociali tutelate dalla Costituzione ed immune da ogni rischio di deriva autoritaria.
    Questo governo è la migliore occasione per porsi questa domanda ed invece siamo a disquisire di un “fascismo” della storia che fu e non di ciò che è nell’era della Repubblica.

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