notizia scelta da Giuseppe Rissone
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Ordine dei Medici di Torino, il consigliere dott. Venesia sostiene la necessità di costruire una rete assistenziale territoriale realmente integrata con l’ospedale.
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La pandemia, ma non solo, ha portato alla ribalta l’idea di una sanità di prossimità, i fondi del PNRR riusciranno a colmare le tante lacune che dal nostro servizio sanitario nazionale stanno emergendo? Vi proponiamo la lettura di un articolo a firma di Fabrizio Maffioletti e tratto dal sito pressenza.com
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Abbiamo intervistato il Dott. Venesia Consigliere di OMCeOTO e Segretario FIMMG Piemonte sulla sanità territoriale.
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Ci può spiegare in cosa consiste la medicina territoriale e quali sono i suoi comparti?
Sul territorio si offrono. prestazioni sanitarie di primo livello e pronto intervento che hanno come scopo quello di prevenire l’aggravarsi delle condizioni della persona e, allo stesso tempo, si pongono come alternativa all’ospedalizzazione. Sul territorio troviamo i Medici di Medicina Generale, uno ogni 1200 abitanti di media, medici di Continuità Assistenziale uno ogni 5000 ab. di media, e poi i Pediatri di libera scelta, Medici del 118, delle carceri, gli Specialisti Ambulatoriali, i Centri di Salute Mentale, i centri per le Tossico Dipendenze.
Può spiegarci cosa sono gli ospedali e le case di comunità, previsti nel PNRR?
La medicina territoriale di prossimità, non può essere realizzata solo con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (P.N.R.R.), che prevede investimenti in strutture edilizie ed in apparecchiature sanitarie ed informatiche, e con l’applicazione del Decreto Ministeriale (D.M.) 77, che riguarda essenzialmente l’inquadramento del personale. Le Case di Comunità possono rappresentare indubbiamente un’ulteriore opportunità solo se realizzeranno un’offerta assistenziale integrativa e non sostitutiva nel sistema attuale delle cure territoriali, opportunità che solo in questo modo sarà di potenziamento come sembra dichiarare politicamente l’investimento del PNRR. E’ la strada della sanità organizzata e proattiva, che deve essere coerente con la capacità di iniziativa dei professionisti, organizzati singolarmente ma disponibili alle organizzazioni più complesse, in grado di raggiungere obiettivi di salute purché collegati ad obiettivi concordati e vincolanti in sede di accordi convenzionali. L’invecchiamento della popolazione e la prevalenza delle malattie cronico degenerative, l’evoluzione dei bisogni indotti dalle modificazioni dei costumi e della società rappresentano per la Sanità pubblica un fenomeno attuale ad alta incisività che merita una profonda rielaborazione non soltanto gestionale ma anche culturale ed organizzativa. Per far quadrare i conti e garantire la sostenibilità del sistema non è più possibile adottare una politica di tagli e di penalizzazioni, quali quelli che negli anni passati hanno colpito in misura pesante operatori e cittadini. È necessario un approccio diverso.
Quanto la medicina territoriale influisce sulla salute – aspetto primario della qualità della vita – della cittadinanza?
Vi sono chiare evidenze scientifiche che la Medicina Generale e le Cure Primarie migliorano la salute della popolazione, aiutano a prevenire le malattie e riducono la mortalità e, inoltre, si associano ad una distribuzione più equa della salute nella popolazione.
Cosa ritenete importante che venga fatto per sviluppare l’efficienza e l’efficacia della medicina territoriale in modo da rispondere ai bisogni di salute della cittadinanza?
La necessità di costruire una rete assistenziale territoriale realmente integrata con l’ospedale è uno dei principali argomenti di dibattito in materia di programmazione sanitaria negli ultimi anni. Il mutare del contesto socio-demografico ed epidemiologico, l’innovazione tecnologica e diagnostica, rendono indispensabile l’adeguamento dello standard organizzativo della Medicina Generale. La Medicina Generale in particolare è chiamata a svolgere un ruolo centrale attraverso una riorganizzazione territoriale che sposti il focus dall’ospedale al territorio. rappresentando un sistema di “sanità diffusa” vicina alle persone sia in termini fisici sia di adeguatezza alle richieste. Il Medico di medicina generale (MMG)è il primo punto d’incontro per fare diagnosi e terapia inoltre deve poter gestire il follow-up della maggior parte delle patologie croniche. Per attuare la medicina d’iniziativa, deve potersi avvalere dell’ausilio di figure professionali territoriali e avere la disponibilità di diagnostica di primo livello, anche da effettuare direttamente. In particolare: collaboratore di studio adeguatamente formato, personale infermieristico, colleghi specialisti che tramite consulenze dirette od indirette, telemedicina, possano definire la gestione del II livello o dello scompenso clinico della patologia in essere. Sviluppare nuove capacità professionali e rafforzare quelle già possedute configura la peculiare professionalità del MMG e consiste essenzialmente nella personalizzazione del rapporto e nella presa in carico complessiva, estesa nel tempo, coordinata e di prossimità.
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Foto: Fabrizio Maffioletti (Sede dell’Ordine dei Medici di Torino)
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La Bradipo Notizia ritorna domenica 23 aprile
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In tema di rilancio della qualità della sanità pubblica, condivido questa informazione – per quanto riguarda Torino – augurandomi che una simile mobilitazione avvenga anche in altre città a tutela di un servizio essenziale, di chi ci lavora e contro speculazioni e sperequazioni causate da cattive politiche a riguardo.
Mobilitazione pubblica con manifestazione in piazza il 27 maggio a Torino per la difesa e il rilancio della sanità pubblica.
https://www.laportadivetro.com/post/in-piazza-il-27-maggio-a-difesa-della-sanità-pubblica
Grazie comunque per questo articolo che delinea un’idea di assistenza attenta ai correlati aspetti sociali della questione.
Interessante quanto dichiarato dal dott. VENESIA, però non ho mai avuto modo di riscontrare i “medici di Continuità Assistenziale uno ogni 5000 ab. di media”. Che io sappia, sul territorio della Città di Torino, solamente gli Ospedali appartenenti alla “Città della Salute e della Scienza di Torino” offrono un Continuità Assistenziale ai pazienti dimessi dalle loro Strutture, e questo in definitiva si rivolge alla popolazione di Torino sud limitatamente sino al corso Vittorio Emanuele, escludendo anche i pazienti in carico al Marini. L’altra parte della Città non risulta Assistita.
E’ di buon auspicio lo – “Sviluppare nuove capacità professionali e rafforzare quelle già possedute configura la peculiare professionalità del MMG e consiste essenzialmente nella personalizzazione del rapporto e nella presa in carico complessiva, estesa nel tempo, coordinata e di prossimità” – in quanto la maggior parte dei MMG durante la Pandemia hanno svolto la propria attività telefonicamente, non si sono certamente prestati come quelli Ospedalieri e hanno creato un notevole disagio ai pazienti, mancando di serietà professionale.